Recensione: For Rome and the Throne

Di Emanuele Calderone - 9 Agosto 2011 - 0:00
For Rome and the Throne

“For Rome and the Throne”, ossia tutto ciò che un amante di buona musica non vorrebbe mai ascoltare. So che, con buone probabilità, qualcuno potrebbe trovare quest’affermazione esageratamente dura, ma davanti all’ennesimo prodotto senz’anima non si può rimanere impassibili.

Facciamo un passo indietro. “For Rome and the Throne” è il secondo album partorito dai Kill the Romance, band finlandese attiva dal 2004, già autrice di tre EP e un full-length. Il gruppo, devoto al verbo del più classico (leggasi banale) melodic death metal infarcito di metalcore, si accoda alla già ben nutrita schiera di formazioni dedite a tale genere, senza che aggiunga nulla di nuovo.
Figli da una parte del sound scandinavo di Children of Bodom, Soilword e Arch Enemy e dall’altra del metalcore di casa Devildriver et similia, i cinque di Lahti racchiudono all’interno della “propria” -le virgolette sono d’obbligo- proposta tutti i cliché dei due generi. Ciò che perplime è la totale mancanza di rielaborazione delle idee che i giovani rubate qua e là dagli album più celebri delle scene nord europea e statunitense.
Tutto ciò si traduce inevitabilmente in tracce oltremodo monotone, insipide o, per meglio dire, del tutto inutili; delle dieci canzoni che compongono questo disco, quasi nessuna se ne salva e quasi nessuna lascia il segno.
Le strutture sono tutte molto semplici e poco accattivanti: durante lo svolgimento di ciascun pezzo non si incontrano mai soluzioni originali o quantomeno personali, che riescano a stamparsi nella mente dell’ascoltatore. Complici anche le melodie fin troppo dirette e di facile presa, l’album soffre pesantemente il passare del tempo, presentandosi troppo poco longevo.
Le chitarre sono eccessivamente standard e poco incisive, sia nel riffing che nei pochi soli. Stesso dicasi per la sezione ritmica: batteria e basso scandiscono tempi elementari, senza sforzarsi nel conferire dinamicità alle tracce, che rimangono per tanto piuttosto statiche. Anche per quanto concerne la voce, la situazione non cambia: il clean è innocuo e mai graffiante e con lo scream/growl i risultati sono i medesimi. Ville Hovi, pur se in possesso di una tecnica esecutiva più che sufficiente (come, d’altra parte, tutti i componenti del combo) manca in aggressività e potenza, apparendo inoffensivo in ogni passaggio.

Passare in rassegna ogni singolo brano qui contenuto, oltre che tedioso, sarebbe equivarrebbe a sparare sulla croce rossa. È però impossibile non soffermarsi su taluni episodi che ci hanno colpito -quasi mai in senso positivo, sia chiaro-. Tra questi, il primo che si incontra è “Avalanche”, irritante come non mai con i suoi passaggi a cavallo fra il death metal dei Children of Bodom e il più becero metalcore di matrice americana. Ad arrangiamenti totalmente privi di qualsivoglia gusto, si affiancano delle vocals noiose come non mai, anche a causa dei numerosi filtri applicati all’ugola del cantante.
Non va meglio con “Late Night Void”, scontata e fastidiosa nel suo incedere. La song altro non è che uno scialbo mid-tempo che ripropone senza alcuna innovazione quanto già fatto da altre innumerevoli band. E il resto, come avrete potuto immaginare leggendo quanto scritto finora, non si attesta su livelli qualitativi migliori.
L’unica che presenta qualche idea sviluppata in maniera adeguata è “Blood Bell”, che riesce, finalmente, ad essere melodica e aggressiva, senza però risultare troppo derivativa.

Come è logico attendersi, data la tipologia di uscita, l’opera presenta una produzione ipercurata ed assai pulita. I suoni sono pieni e corposi, con volumi regolati alla perfezione per dare il giusto spazio a ciascun musicista.
I ragazzi, nonostante le evidenti pecche compositive, sembrano in grado di maneggiare con discreta sicurezza gli strumenti, pur senza mai eccellere.

Alla luce di quanto detto sinora, non ce la sentiamo di consigliare l’acquisto di quest’opera a tutti. “For Rome and the Throne” è uno di quei full-length nati per soddisfare solo i fan più accaniti del genere e i neofiti. La totale mancanza di originalità o personalità, chiamatela come più vi aggrada, rende invece questo cd sconsigliabile a tutti gli altri.

Emanuele Calderone
 

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Tracklist:
01- Fall of the Empire
02- For Rome and the Throne
03- Avalanche
04- Blood Bell
05- Devilution
06- Newborn Faith
07- Late Night Void
08- Traitor
09- Rollercoaster Ride
10- In Our Holy Grail