Recensione: From the Ashes…

Di Riccardo Angelini - 17 Maggio 2006 - 0:00
From the Ashes…
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Anno: 2006
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Se fino agli albori del nuovo millennio i nomi collegati alla tradizione prog olandese erano perlopiù quelli, illustri, di Ayreon ed Elegy, negli ultimi anni si è assistito a una rapida espansione della scena, dalla quale ha preso vita una nutrita schiera di realtà più o meno interessanti. Si può dire che l’ordigno che ha innescato questa esplosione di band si identifichi con l’esordio dei promettenti Sun Caged, autori nel 2003 di un album capace di riscutere ampi consensi tra il pubblico e la critica internazionale. Gli autori di quel lavoro hanno oggi per la maggior parte lasciato la band di provenienza per dedicarsi a nuovi progetti. Tra questi, compare anche il nome degli Sphere of Souls, fondati dal cantante André Vuurboom, giunti oggi al debutto per la sempre più attiva Lion Music.

Com’era prevedibile, la line-up assoldata dal vocalist fiammingo si compone di elementi dotati di abilità ed esperienza, a partire dalla chitarra Rob Cerrone, già al suo fianco ai tempi degli Imperium, fino alla tastiera dell’After Forever Joost Van Der Broek. Oggetto della loro proposta è un prog maturo ed elaborato, dalle atmosfere oscure e d’intenzione futuristica, sempre attento a non cadere nel citazionismo.
Il sound degli olandesi si rivela dotato di una certa personalità, complesso ma non cervellotico, impregnato di una melodia cupa e penetrante. E’ d’altronde anche vero che nei suoi tratti fondamentali non si discosta in modo decisivo da quelli che sono gli stilemi capitali del genere: nulla a che spartire dunque con l’ambiziosa sperimentazione dell’ex-compagno di squadra Rob Van Der Loo, con il quale lo stesso Vuurboom ha collaborato su quel laboratorio di stili che è Characters.
From the Ashes…, concept album riflessivo e intimistico, si affida dunque a strade più collaudate, con risultati anche notevoli, come dimostra l’efficace coppia iniziale From the Ashes/Sweet Sorrow: poderosa le sezione ritmica, più morbide e dilatate le melodie vocali. A tal riguardo, urge mettere in luce la convincente prova di Vuurboom, abile nell’affidarsi senza esagerare a filtri vocali una volta tanto appropriati. Echi di Pain of Salvation, Fates Warning e Dream Theater fanno capolino tra un passaggio strumentale e l’altro, ma senza mai chinare il capo in nome di un ossequioso citazionismo.
La tracklist si dipana tra passaggi lenti e d’atmosfera – è il caso di Loss, morbida e ipnotica, o della vacua Room 9 – alternati a brani più pesanti – quali la marziale Until Death Do Us Part o la velenosa Lies Inc, nella quale un impeccabile Vuurboom osa persino uno screaming tagliente. Non mancano episodi di equilibrio tra i due estremi: così No Salvation contrappone un riffing secco e diretto all’apertura melodica del refrain.
 
A conti fatti il difetto principale dell’album può dirsi quello di non riuscere a cogliere l’occasione propizia per spiccare il volo. Il livello delle composizioni è costantemente positivo, rari i passaggi sottotono e assenti le cadute di stile. Ma di ascolto in ascolto si fa strada la sensazione che manchi la scintilla decisiva per dare inizio al decollo – forse la brillante Extinct è il brano che più si presta a tale scopo, ma la sua posizione mediana sembra dividere due sezioni di valore equivalente piuttosto che sancire il definitivo balzo di qualità. Questa assenza di particolari acuti, affiancata a un sound compatto e costante nei suoi tratti caratteristici, finisce poi per apparire alla lunga un po’ ridondante.
Buon lavoro insomma, ma non ottimo. Si può comunque dire che gli Sphere of Souls abbiano iniziato col piede giusto la loro avventura musicale: pur senza portare particolari innovazioni nella scena, hanno saputo tradurre la propria esperienza in un album di valore, destinato a soffermarsi per diverso tempo nei lettori degli appassionati.

Tracklist:
1. From the Ashes…
2. Sweet Sorrow
3. Loss
4. Beneath the Surface
5. Empty
6. Until Death Do Us Part
7. Extinct
8. Room 9
9. No Salvation
10. Untruth
11. Lies Inc.
12. Room 6
13. Epilogue

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