Recensione: Generation Mind

Di Francesco Maraglino - 10 Aprile 2022 - 8:00
Generation Mind
Band: Black Swan
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Hard Rock 
Anno: 2022
Nazione:
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82

Prendete un cantante della levatura di Robin McAuley, che ha vissuto (e vive tuttora) una carriera stracolma di collaborazioni con artisti del calibro di Michael Schenker e dei Grand Prix (questi ultimi un autentico culto dell’hard rock melodico). Affiancategli un chitarrista come Reb Beach, già militante in band leggendarie come Winger e Whitesnake, e, poi, un bassista come Jeff Pilson, una stella delle quattro corde con Dokken prima e Foreigner poi. Completate infine la line up con Matt Starr, in questo periodo dietro i tamburi degli straordinari Mr. Big.

Ecco a voi, dunque,  i Black Swan, uno dei “progetti/supergruppi” maggiormente vincenti in ambito hard rock degli ultimi anni.

Il loro primo album, “Shake The World”, ha raccolto nel 2020 unanimi consensi di critica e di pubblico, distinguendosi in maniera netta da altri progetti analoghi per intensità del feeling e qualità delle canzoni.
A distanza di due anni da quel brillante esordio, riecco i Black Swan tornare tra noi con un nuovo lavoro, intitolato “Generation Mindil quale, come il precedente, non offre rivoluzionarie novità musicali, ma sciorina comunque una dozzina di eccellenti canzoni pregne di potente hard rock melodico.

Alcune delle nuove tracce sono davvero sfavillanti.

See You Cry, ad esempio, è un heavy rock tostissimo, sebbene introdotto da un accattivante arpeggio di una chitarra che poi s’esalta con infuocati assoli. La title-track, Generation Mind, ha un groove notevole ma si distingue per la melodia irresistibile . Ancora, How Do You Feel, introdotta da un arpeggio elettrico, è una suggestiva ballad non priva di qualche sfumature bluesy ed ingemmata da un McAuley dalla performance assolutamente maiuscola e da un assolo della sei-corde intenso e caldo.

Al di là dei picchi di qualità, va detto che tutto il full-length (o quasi) è su livelli altissimi. “All killer no filler “, insomma, avrebbe detto qualcuno.

Il rock più duro la fa in tal contesto da padrone. Ne sono esempi Crown, un hard rock torrido in cui le note della chitarra sono incandescenti come una colata lavica, e She Hides Behind e Killer On The Loose, dai ficcanti riffoni chitarristici e dal tiro micidiale, pur se intinti in tanta melodia.

La melodia è ancora più caratterizzata in brani dal sapore class rock d’altri tempi come Eagles Fly, cadenzata, coinvolgente, orecchiabile e tempestata da chitarre saettanti e dai colpi di una batteria pure gran protagonista, e ancora come Long Way Down e Wicked The Day, esempi di class metal sopraffino e trascinante.

Tra assoli e riff torridi, una sezione ritmica potente, un canto intenso e a proprio agio nei brani più heavy come in quelli più armonici, “Generation Mind” offre pane per i denti degli affamati fans di Dokken, Whitesnake e Foreigner. Con questo nuovo album, i Black Swan dimostrano per la seconda volta di suonare mirabilmente un rock pesante d’altri tempi. Non fanno niente di nuovo o di rivoluzionario, certo, ma come lo fanno bene loro lo fanno in pochissimi.
Maestri.

Francesco Maraglino

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