Recensione: Glorious Collision

Di Massimo Ecchili - 1 Marzo 2011 - 0:00
Glorious Collision
Band: Evergrey
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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86

Tutt’altro che nuovi a cambiamenti di line-up, tornano gli scandinavi Evergrey con una formazione rivoluzionata per i tre-quinti. Della band di Torn, ultimo capitolo della loro saga, rimangono solamente Tom S. Englund, chitarrista nonchè cantante di indiscusso valore, ed il tastierista Rikard Zander.
Nonostante lo stesso Englund abbia fatto sapere come lo split sia avvenuto in forma assolutamente amichevole, il colpo è di quelli in grado di stendere chiunque. Il gruppo ha un buon seguito, per carità, ma visti i tempi che corrono in generale (e per il music business in particolare) la decisione di proseguire l’avventura iniziata più di quindici anni or sono dev’essere stata tutt’altro che semplice.
Eppure questo Glorious Collision ci restituisce una band in forma e che assomiglia tanto ad un pugile di classe che, dopo un knock out inaspettato, si rialza e ricomincia a colpire con rinnovati vigore ed energia. Come per il boxeur rialzatosi dopo aver subito un colpo duro ed inaspettato, però, non c’è vera e propria rabbia nella risposta, bensì tanta voglia di sfogare la frustrazione; perchè a volte le cose non vanno per il verso giusto e, molto spesso, un vero motivo non c’è. E quando succede cosa si fa? O ci si piange addosso imprecando alla sfortuna, o si raccolgono il proprio orgoglio e la voglia di ribellarsi alla sorte e si cerca di farli fruttare. Englund e Zander hanno scelto giustamente (e per fortuna) la seconda strada.

Glorious Collision è un disco strano: lascia piuttosto perplessi ad un ascolto poco attento, risultando forse un po’ piatto e lineare. Attenzione però: sarebbe un errore liquidarlo in fretta perchè, dedicandogli la giusta attenzione ed il tempo necessario, somiglia ad un rosso corposo e non giovane che, lasciato a decantare, diventa più buono ogni volta che se ne manda una sorsata giù in gola. Perchè? Per il semplice motivo che è ricco di particolari che sfuggono nell’immediato ma, con l’accortezza di non lasciarsi condizionare dalle prime impressioni, rapisce sempre di più, ascolto dopo ascolto.

Lo stile caratteristico e personale degli svedesi è sempre ben presente: una miscela inimitabile di heavy, power, prog e una malinconia di fondo riconducibile per lo più al cantato sempre emozionante di Englund, vero fuoriclasse del microfono.
I contenuti, nonostante un’atmosfera oscura che attraversa l’intero lavoro, sono piuttosto vari e tutti indistintamente di livello. Così diventa un piacere crescente riascoltare, una volta divenute familiari, la potenza ritmica dell’opener Leave It Behind Us e della seguente You e, nondimeno, l’altalena emotiva della toccante Wrong (primo singolo estratto da Glorious Collision) e, ancor di più, della meravigliosa Free. Piacere che rende inevitabile, ad un certo punto, interrogarsi su quanto sia inesauribile la vena creativa di un musicista intelligente e sensibile qual è Englund.
Le costanti evidenti del disco sono l’impressionante lavoro delle due chitarre dello stesso frontman e di Marcus Jidell (ex-Royal Hunt), incisive come non mai, sfociante in un turbinio di riff in grado di riempire un suono molto ben amalgamato, la potenza dell’accoppiata Niemann/Van Dahl, l’uso piuttosto personale delle tastiere da parte di Zander (mai ridotte a mero sottofondo e nel contempo mai autoindulgenti) e linee vocali intanse e melodiche, vero marchio di fabbrica dell’Evergrey-style.
Il furioso inizio di Frozen, power song quali It Comes From Within e brani coinvolgenti come Restoring The Loss mettono in risalto la produzione moderna e pulita, con le chitarre di Englund e Jidell sempre in evidenza. Gli assoli sono ben dosati, mai eccessivi e ridondanti e, soprattutto, sempre perfettamente inseriti nel pezzo; è il caso, ad esempio, di quelli decisamente ottimi di To Fit The Mold e di Out Of Reach, quest’ultimo uno degli episodi migliori dell’intera tracklist.
Sono pregevoli anche i momenti in cui fa la sua comparsa la chitarra acustica, come nel caso di The Phantom Letters e della già citata To Fit The Mold, a testimonianza di come anche gli arrangiamenti siano di assoluto livello.
Da incorniciare I’m Drowning Alone, esempio di come attorno ad una melodia piuttosto semplice si possa costruire un pezzo pressochè perfetto: refrain che cattura, gran lavoro d’accompagnamento delle tastiere e cori perfetti per quello che è uno degli highlight assoluti dell’album. Finale meno d’impatto del previsto con la pur apprezzabile …And The Distance, della quale è presente una versione alternativa (in qualità di bonus track) nella limited edition in digipak.

Glorious Collision è l’ennesima conferma per una band che non tradisce mai. Nel momento più difficile della loro storia, gli Evergrey tornano sul mercato con uno dei dischi più emozionanti ed intensi dell’intera carriera. Musica viva, vibrante, che senza troppi fronzoli sa coinvolgere e farsi apprezzare; un disco anche più riuscito del pur buono Torn e non meno di blasonati lavori passati del calibro di Recreation Day. Gli svedesi sanno come scavare tra le umane sensazioni e le difficoltà dell’esistenza; ma soprattutto sanno dove segnare le note sullo spartito per tradurre tutto questo in musica.
La nuova formazione, dunque, può considerarsi promossa a pieni voti: dal duo ritmico Niemann/ Van Dahl, potente e preciso, a Marcus Jidell, chitarrista capace di tirar fuori una prova grintosa ed elegante a seconda dei momenti. Da notare, infine, come Zander sia riuscito a ritagliarsi uno spazio più importante rispetto al passato, facendo un uso piuttosto generoso di suoni che rimandano dritti all’elettronica, non senza creare atmosfere struggenti di piano elettrico nelle situazioni più opportune.

Alcuni anni or sono Philippe Delerm descriveva, in un libro delizioso, il piacere della prima sorsata di birra; Glorious Collision, al contrario, lascia un certo amaro in bocca ai primi assaggi, ma diventa ad ogni ascolto più soddisfacente. Onore dunque agli Evergrey, capaci di trarre profitto da una situazione, come precedentemente ricordato, tutt’altro che semplice, ricavandone nuova linfa vitale e riuscendo a mettere in questo nuovo disco (l’ottavo della carriera) tutta l’anima e la passione disponibili.

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Tracklist:
1. Leave It Behind Us 05:09
2. You 06:23
3. Wrong 05:07
4. Frozen 04:57
5. Restoring The Loss 04:40
6. To Fit The Mold 05:20
7. Out of Reach 03:40
8. The Phantom Letters 05:31
9. The Disease…04:10
10. It Comes From Within 04:22
11. Free 03:42
12. I´m Drowning Alone 04:11
13. …And The Distance 03:47

14. …And The Distance (“Carina”-bonus track for limited edition digipak, song with female vocals) 03:37

Line-up:
Tom S. Englund: vocals, guitars
Marcus Jidell: guitars
Johan Niemann: bass
Rikard Zander: keyboards
Hannes Van Dahl: drums

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