Recensione: Halo

Di Tiziano Marasco - 21 Febbraio 2022 - 4:34
Halo
Band: Amorphis
Etichetta: Atomic fire
Genere: Gothic 
Anno: 2022
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
78

La domanda reale è se una recensione di “Halo” oramai quattordicesima fatica discografica degli Amorphis abbia senso. Se abbia senso che io scriva qualcosa o che voi la leggiate. Il sestetto finlandese, in effetti, sta diventando qualcosa di molto simile a quello che è stato Bon Jovi dopo “Keep the faith”. Formazione collaudatissima (negli ultimi 15 anni c’è stato solo un cambio di bassista – recuperando peraltro il membro fondatore Olli-Pekka Laine). I compositori sono sempre quelli ovvero Kallio e Holopainen. La risposta di pubblico e critica è sempre tutto sommato assai positiva. Perché mai dovrebbero cambiare qualcosa?

E infatti gli Amorphis di cambiare non se lo sognano nemmeno, proprio come Bon Jovi. E quindi “Halo” è l’ennesimo disco fatto con lo stampino. Certo, Joutsen e soci hanno avuto il loro bel dire che questo nuovo album è più estremo e più aggressivo. Ma la verità è che – sebbene in effetti ci sia del growl in più – “Halo” avrei potuto recensirlo prima di ascoltarlo e ci avrei beccato comunque.

È una cosa negativa?

In realtà no, anche se un tempo tendevo a pensarlo. Una band che si autocopia per certi aspetti è qualcosa di piacevole, un porto tranquillo a cui tornare ogni tanto mentre ci si avventura nei tempestosi mari del metallo alla ricerca di una qualche next big thing.

Ma di nuovo, come inquadrare la cifra di qualcosa che si è già sentito (sostanzialmente da “Eclipse” del 2006, tra l’altro)? Qui si può andare solo su sensazioni personali, su questo disco è più ispirato di “Circle” o no?

E la verità è che in “Halo”, di ispirazione, ce n’è. Ammeto che secondo me parte piuttosto male, con la opener “Northwinds” che, se non si fa attenzione, la si scambia per “The Bee” e ritirare fuori “Queen of time” è un attimo. In effetti quando è partito il solito giro di chitarra all’inizio mi è venuto per un attimo da pensare “Madò, un’altra volta”. E anche il singolo “The Moon” non mi ha fatto gridare al miracolo da quel punto di vista.

Va però detto che, in un mondo in cui quasi tutti sparano le loro cartucce migliori a inizio disco, “Halo” è un album che cresce molto nella seconda parte.

Seconda parte che poi è in realtà quella più melodica e easy listening. Nella prima metà del platter in effetti c’è molto più growl e atmosfere oscure, dopodiché si va verso soluzioni più facili. Da questo punto di vista i finnici hanno gestito la tracklist con estrema intelligenza. E nella seconda metà escono delle autentiche perle, ovvero degli ottimi ritornelli, arte in cui gli Amorphis sono maestri indiscussi. Ed è lì che saltano fuori le melodie irresistibili di “Seven roads come together”, di “The Wolf” e di “War”, ma pure la similballad conclusiva “My name is Night”. E ancora, se si deve dire il pezzo migliore del disco a parer mio, “A new land” che coniuga magistralmente melodia e questa “ritrovata aggressività”.

Insomma, con “Halo” troviamo degli Amorphis in forma e sempre uguali a sé stessi.

Possiamo aspettarci altro? Dovremmo pretendere altro da una band con 30 anni di carriera e 16 dischi in studio? In realtà no. “Halo” non arriva ai livelli di “Skyforger” o di “Queen of time” (per chi scrive il miglior disco dei finnici negli ultimi 12 anni. Ma è comunque un ottimo disco. E va bene così.

Ultimi album di Amorphis

Band: Amorphis
Genere: Gothic 
Anno: 2022
78
Band: Amorphis
Genere: Gothic 
Anno: 2018
80
Band: Amorphis
Genere:
Anno: 2013
75