Recensione: Hammer of Dawn

Di Marco Donè - 5 Marzo 2022 - 6:00
Hammer of Dawn
Band: Hammerfall
Etichetta: Napalm Records
Genere: Heavy  Power 
Anno: 2022
Nazione:
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75

Il 2022 vede il ritorno in scena dei “Templar of Steel” svedesi, gli Hammerfall, che con il nuovo “Hammer of Dawn” raggiungono il traguardo del dodicesimo disco in carriera. La compagine capitanata da Oscar Dronjak non ha certo bisogno di presentazioni: esplosa nella seconda metà degli anni Novanta, ha contribuito a rilanciare le sonorità più classiche, che proprio in quel periodo tornavano alla ribalta, in maniera prepotente. Gli Hammerfall diventarono ben presto un autentico fenomeno, conquistando consensi a destra e a manca. I loro primi lavori, pur presentando una struttura semplice e diretta, riuscivano a condensare ciò che i “nuovi” defender andavano cercando: melodia, epicità, adrenalina, ritornelli anthemici. Caratteristiche che trasformarono i Nostri in un’autentica istituzione.

Come in tutte le belle storie, però, a un certo punto qualcosa si ruppe. Sì, perché nel corso degli anni gli Hammefall non riuscirono più a dare un seguito a quella qualità ed esplosività che aveva caratterizzato i loro primi i dischi. A un certo punto della loro carriera i “Templar of Steel” iniziarono a rilasciare dei lavori discontinui, in cui potevamo incontrare pezzi riuscitissimi, pronti a diventare autentici cavalli di battaglia del combo svedese, e altri meno convincenti, che sapevano quasi di riempitivo. Era come se gli Hammerfall avessero smarrito un po’ gli stimoli, lasciando per strada parte di quella carica e qualità compositiva che li aveva caratterizzati agli esordi.

E come si presentano Dronjak e compagni con il nuovo “Hammer of Dawn”? Discontinui, come nel periodo più recente, o convincenti e maestosi, come agli esordi?

Beh, possiamo dire che “Hammer of Dawn” ci riconsegna gli Hammerfall che avevamo imparato ad apprezzare nei loro lavori più riusciti. I Nostri sembrano aver riconquistato quell’ispirazione che era mancata loro nella seconda parte di carriera. C’è poco da fare, “Hammer of Dawn” è un lavoro convincente sotto ogni punto di vista, carico di adrenalina, epicità e maestosità. Le canzoni, come da tradizione Hammefall, sembrano pensate per rendere al massimo in sede live, grazie a dei ritornelli esplosivi, pronti a conquistare chiunque, a partire dal primo ascolto. La title track, ‘No Son of Odin’, ‘State of the W.I.L.D.’, l’incisiva ‘No Mercy’ sono solo alcuni capitoli che descrivono alla perfezione quanto appena scritto.

Con “Hammer of Dawn”, insomma, è come se gli Hammerfall avessero deciso di farci fare un salto indietro nel tempo, di almeno vent’anni. I Nostri mettono a segno dieci canzoni in cui l’heavy-power che li ha sempre caratterizzati ritorna a splendere come non vedevamo – o meglio, ascoltavamo – da tempo. La struttura dei pezzi è quella di sempre, semplice e melodica, ma la qualità delle composizioni è quella dei tempi migliori. Da segnalare, poi, la prova dei cinque templari d’acciaio, che anche in questa occasione si rivelano musicisti degni di nota. Non avevamo certo dubbi in merito, ma come dice il detto “diamo a Cesare quel che è di Cesare”. Le due chitarre di Dronjak e Norgren si integrano alla perfezione, sorrette da una sezione ritmica martellante e carica di dinamica. Su questo tappeto sonoro spicca poi la prova di Joacim Cans, divenuto ormai da tempo, e a tutti gli effetti, una delle voci simbolo dell’heavy metal più classico ed epico. “Hammer of Dawn” può poi contare su una produzione stellare, pronta a valorizzare ogni strumento e in grado di far emergere in tutta la sua potenza e maestosità il pathos delle singole composizioni.

Concludiamo con una riflessione: per certi aspetti il dodicesimo disco degli Hammerfall può essere paragonato all’ultima fatica degli Accept, uscito lo scorso anno, e a quella dei britannici Saxon, pubblicata a inizio 2022. Sì, perché come i due lavori appena citati, anche “Hammer of Dawn” è un album in cui emergono in maniera prepotente tre fattori: convinzione, fede e coerenza. In poche parole, l’essenza dell’heavy metal. Credo non serva aggiungere altro, se non invitarvi a entrare nel negozio di fiducia e fare vostra una copia del disco.

Marco Donè

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