Recensione: Heart Of The Machine
Salute, il side-project di Mikael Erlandsson, singer dei Last Autumn‘s Dream, limpidi melodic rockers delle terre scandinave, sta diventando, probabilmente anche in conseguenza dell’ottima accoglienza ricevuta dall’opera prima “Toy Soldier”, licenziata lo scorso anno, un impegno tutt’altro che secondario per il cantante.
Infatti, è già bello e pronto il sequel, “Heart Of The Machine”, in uscita con la griffe di Escape Records.
E se “Toy Soldier”, pur brillando per la qualità e la piacevolezza delle melodie, difettava – a nostro parere e a tratti – in quanto ad “attributi”, in “Heart Of The Machine” Erlandsson contrappesa molto più efficacemente che in precedenza le melliflue delizie compositive del songwriting con ritmi e grinta più inclini all’hard.
Così facendo ha prodotto, con il supporto di una band sostanzialmente simile a quella impegnata nel primo album, alla quale si sono aggiunti in veste di ospiti speciali Henrik Thomsen (Hope) al basso e David Reece (Bangaloir Choir e ex-Accept) ai cori, un full-lenght maggiormente equilibrato tra armonia e potenza.
Il sound risulta, comunque, sempre solidamente ancorato nell’AOR europeo di Fair Warning, Europe e Last Autumn’s Dream, con tracce evidenti dei maestri statunitensi dell’hair-metal che imperversava negli eighties.
In “Heart Of The Machine”, dunque, gli appassionati di tale genere musicale si delizieranno – e noi con loro – tanto per cominciare al cospetto nel midtempo pomp intitolato “Higher” che, in un gioco potente di voce graffiante, chitarre affascinati e ritornello accattivante, apre magistralmente il CD.
Gli stessi die-hard fan troveranno massima soddisfazione anche tendendo le proprie orecchie verso “A falling star”, più mossa ed “americana”, con la bandiera a stelle e strisce che sventola accanto al vessillo svedese, ingioiellata da un ottimo assolo dell’axeman Martin Kronlund e dalle tastiere dello stesso Mikael.
E che dire di “Feed your hunger”, altro midtempo dominato da melodie tendenti al celestiale, se non che manderà in sollucchero gli AOR-fans, al pari della successiva “I will be there”? Sì, quest’ultima è l’immancabile power-ballad, ovviamente per certi aspetti convenzionale, ma comunque promossa a pieni voti grazie alla caratteristica voce del project-leader, ai raffinati sfondi di tastiere e chitarra, al solito – ma efficacissimo – assolo di chitarra elettrica.
Certo, qua e là emerge un po’ di manierismo, ma anche di fronte a songs che propongono un hard rock i cui modelli appaiono evidenti (Bon Jovi, per dirne uno), siamo sempre di fronte a materiale trattato con una classe notevolissima (si veda, a titolo esemplificativo, il frizzante hard rock “The long haul”, la più “cazzuta” “Train of Rock n Roll”, con un “tiro” conforme al titolo del brano, ed il più solenne midtempo (sempre in chiave hard) “Your servant tonight”, con ancora un gusto melodico di purissima caratura.
“Heart Of The Machine”, confermando e migliorando dunque quanto di buono s’intravedeva in “Toy Soldier”, sposta i Salute dal ruolo di semplice progetto collaterale dei LAD a quello di band di primissimo piano in ambito melodic rock.
Da ascoltare obbligatoriamente adesso e da continuare a tenere d’occhio anche in futuro con attenzione e passione.
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Line Up:
Mikael Erlandsson – Lead Vocals, Keyboards
Martin Kronlund – Guitars, Bass
Imre Daun – Drums and Percussion
Henrik Thomsen – Bass (special guest – Hope)
David Reece: Backing vocals
Tracklist:
01- Higher
02- A falling star
03- Feed your hunger
04- I will be there
05- Tearing me down
06- Heart of the machine
07- The long haul
08- Shadows
09- Train of Rock n Roll
10- My part in this pain
11- Your servant tonight