Recensione: Hellish Knights/Godzilla [45 giri]

Di Stefano Ricetti - 20 Giugno 2019 - 1:30
Hellish Knights/Godzilla [45 giri]
Band: Death SS
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2019
Nazione:
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72

Il 7 settembre 2018 vedeva la luce Rock’N’Roll Armageddon, il nono parto discografico degli Innominabili. A dicembre venne la volta del Cd Madness Of Love, contenente tre canzoni e da qualche settimana è disponibile il secondo sequel afferente quel disco, sotto forma di 45 giri, in edizione limitata Splatter di 500 copie numerate a mano. Il lato A presenta l’infuocata “Hellish Kinghts”, che per lo scriba insieme con la title track dell’album incarna il pezzo meglio riuscito di ‘Armageddon nonché quello pi­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­ù fragorosamente metallaro.

Così scrissi in occasione della recensione del full length sopraccitato:

“Rock’N’Roll Armageddon” mette a terra tutti i cavalli della possente motorizzazione a disposizione della premiata ditta Sylvester & Co. iniziando dal passato remoto […] L’epica che si respira a pieni polmoni lungo i quattro minuti e mezzo di “Hellish Knights” non è di quella onirica a la Virgin Steele ma si traduce in sensazioni altrettanto efficaci alle casse: trattasi di eroica in pura salsa Death SS, calata nel tempo in cui ci è dato vivere, al servizio di un brano ove le mazzate si sprecano”.

Esattamente come riportato per la title track, anche “Hellish” scommetto diverrà senza ombra di dubbio un must dal vivo per via della sua cifra anthemica che riporta ai fasti e all’aroma del periodo aureo di “Heavy Demons”, un buon motivo per il quale sgolarsi con il pugno borchiato rivolto verso il cielo. Il chorus non farà prigionieri ed entrerà di diritto nel Gotha di quelli storici realizzati dalla band in oltre quarant’anni di milizia.

Il lato B del vinile si completa con “Godzilla”, una cover del celebre brano dei Blue Öyster Cult, uscito all’interno del loro quinto album, Spectres, del 1977. In quell’anno la malata cellula embrionale dei Death SS prese vita, a Pesaro e non è una novità che il team principal del gruppo, Steve Sylvester, sia da sempre affascinato dal sound hard degli anni Sessanta/Settanta. Quello coniato da T-Rex, Sweet, Slade, Black Widow, High Tide e, per l’appunto, anche dal culto dell’ostrica blu.  

A quel tempo l’icona laica S.S. faceva il DJ rock in una piccola radio marchigiana ed era uso trasmettere spesso quel brano che, passata dopo passata, divenne il suo preferito all’interno dell’intera discografia dei Blue Öyster Cult. Certi pezzi hanno scritto nel loro destino il fatto di rimanere impressi a fuoco nel background musicale di chi vi si pone all’ascolto. Se poi l’operazione avviene nel momento in cui si forgia la cultura musicale di una persona, il gioco e è fatto! “Godzilla”, così, in maniera assolutamente naturale, venne ad “appartenere” anche Steve Sylvester

Ci sono voluti ben quarantadue anni per poterlo incidere con la sua creatura maledetta e oggi, su di quel piccolo vinile macchiato di varie tonalità di rosso griffato Lucifer Rising/Self Distribuzione, il tormentone dei ‘Blue è divenuto realtà tangibile. La versione dei Death SS onora la canzone originaria, senza particolari stravolgimenti di sorta, certo con un suono attuale.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

 

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