Recensione: Hellucinate

Di Matteo Bovio - 15 Novembre 2004 - 0:00
Hellucinate
Band: Impious
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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65

Qualcuno avverta gli Impious che Crowned In Terror è già uscito! Qualcuno li avverta che, guarda un po’, ci farebbe piacere sentire qualcosa di nuovo. Ormai ogni volta che mi capita in mano un cd di un gruppo svedese mi preparo psicologicamente a sentire la cosiddetta “solita minestra scaldata”. E’ tanto bello venir smentiti, ma non è questo il caso…

Il discorso è lo stesso trito e ritrito: ascoltare Hellucinate a mente vuota potrebbe essere gradevole. E’ suonato in maniera chirurgica, ha una buona produzione, le canzoni sono ben studiate. Ma ogni singola nota, dall’inizio alla fine, scade in quell’autoreferenzialità a cui la scena Thrash / Death svedese ci ha abituato in questi anni. Nello specifico, come già detto, questo lavoro tenta di aggrapparsi alle intuizioni che hanno permesso ai The Crown di sfornare uno dei più grandi lavori della loro discografia. Peccato che qui siamo al cospetto degli Impious e, non me ne voglia la band, la carenza non riguarda solo l’originalità: le canzoni, per quanto ben scritte e ben eseguite, non sono neanche il fantasma di quelle che i loro più famosi cuginetti ci hanno consegnato un paio d’anni fa.

Gli elementi stilistici dunque si elencano in fretta. Il drumming è veloce e abbastanza vario: si passa dai blast-beat a ritmi più standard con una buona versatilità, inseguendo sempre le variazioni del riffing. Riguardo a questo, aspettatevi sia le rasoiate a corde aperte che gli stoppati assassini, archetipi del genere che vengono proposti con molta scioltezza. Il basso martellante sicuramente dona spessore alle composizioni, e a questo punto l’unico elemento parzialmente debole rimane il cantato: buono, anche se scontato, ma alla lunga troppo ripetitivo. Mischiate tutti gli ingredienti, uniteci una discreta dose di aperture melodiche e qualche assolo azzeccato, e avrete ottenuto quel di cui si parlava sopra.

In “Hellucinations” abbiamo una vaga sterzata in territori che mi portano alla mente Terror 2000 e Carnal Forge; anche in questo caso dunque nessuna grande innovazione. E’ forse la sola “Needles Nervosa” a suggerirci qualcosa di parzialmente diverso, dato che il classico andamento ritmico viene sovrapposto a melodie vagamente alla Dark Tranquillity. Per il resto l’album scorrerà uniformemente come un gran raccoglitore di citazioni sparse. Fino alla chiusura, “Suicide Park“, nella quale voglio sperare che il richiamo a Slaughter Of The Soul sia esplicitamente voluto.

Come si diceva in apertura, Crowned In Terror è già stato scritto. Solo che quello era un capolavoro, Hellucinate ne è la pallida fotocopia. Manca l’originalità, manca la stessa classe nel comporre; insomma, mancano tutti quegli ingredienti che ci permettono, a distanza di mesi, di riprendere in mano il cd. Guardate al voto come ad un gesto di bontà, o, se preferite, come ad una presunta oggettività della quale, in questo caso, avrei sinceramente preferito fare a meno.
Matteo Bovio

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