Recensione: Human Antithesis
A volte scendiamo a compromessi. Altre, invece, ci limitiamo ad inventare qualcosa solo per assicurarci “un posto in paradiso”.
Human Antithesis è un compromesso, ma solo per chi ascolta o recensisce. Dobbiamo “arrotondare” le parole per riuscire a definire questa straordinaria opera un “album”, composto di “canzoni”. Purtroppo, però, come tutte le approssimazioni, ci rende orfani, privi di una visione completa.
Detto questo, c’è da dire che è proprio la forma canzone a cedere il posto a lunghe composizioni che sorprendono e lasciano senza fiato. Dopo i precedenti album più “spietati” da parte dei
Void Of Silence assistiamo ad un’evoluzione, un accompagnamento. Un nero, agghiacciante viaggio, organizzato per permetterci di scavare nei nostri più cupi momenti, il tutto in riferimento alla seconda guerra mondiale. Sebbene il concept possa lasciare perplessi, in realtà viene svolto in modo così affascinante, così apolitico che sembra difficile rifiutarlo.
Musicalmente parlando, il doom degli esordi (pur non dissolvendosi) si sviluppa in un dark-ambient mai sentito né provato (in questo album contano molto anche le emozioni, oltre che la componente strettamente musicale), e la voce a tratti sofferta, sussurrata, talvolta urlata, spesso omessa lascia nell’ascoltatore un vuoto, distruggendo qualsiasi vena retorica dell’antitesi umana. Siamo lontani dagli stilemi propri del metal, del gothic e dell’ambient. Grazie a questa originalità si supera l’intero album senza che la noia riesca a fare capolino, nonostante la lunghezza delle tracce.
Il tema portante, quindi, è quello della guerra, vista come un combattimento universale, che parte dalle impressioni e si espande coinvolgendo gli altri. Lo si evince dalla bellissima copertina (così intensa che vi costringerà a comprare l’album anche solo per sfogliare il libretto) e dall’inquietudine presente nelle spoken words, oppure da brani come la title track (lunghissima, oltre 20 minuti) divisa in tre parti o la commovente
Dark static moments, che offrono delle sensazioni difficilmente ricostruibili “a tavolino”, così come la breve ma importante
Untitled (il cui sottofondo mette i brividi) e la commovente CXVIII, che racconta gli ultimi istanti della vita di Gesù in modo profondo e tormentato, basandosi su una lirica tratta da “Le fleurs du mal” di Baudelaire. Un brano che ha lo scopo di risaltare il lato più umano degli eventi strazianti accaduti così tanto tempo fa. Potrei parlare del gelo di
Dark Horizon o dell’intensità To a sickly child, e ancora non riuscirei a definire
Human Antithesis.
Sembrano mancare punti deboli in questa opera, che riesce a coniugare l’atmosfera (sono molte le parti prive di cantato) alla sofferenza, l’amarezza alla violenza rassegnata, senza che il tutto risulti artificioso. Un disco da amare, da odiare, da tenere sotto il cuscino o da allontanare per non esserne risucchiati. Un disco, però, che non riuscirà a lasciarvi indifferenti. Quando in gioco ci sono le emozioni, le nostre, è difficile chiudere la porta. Difficile anche chiedere di più ai
Void Of Silence, che hanno dimostrato talento, maturità e amore per la musica. Questo album è una perla, una nera perla che è stata partorita dai granelli di sabbia che caratterizzano le nostre esistenze, ovvero ciò che ci attanaglia, che ci delude, che ci illude.
Un sentito grazie ai Void Of Silence per questo album. Mi scuso se mi sono dilungato, ma era impossibile liquidare
Human Antithesis con due frasette messe lì per bellezza (come “questo album è bellissimo, compratelo” o “è prodotto veramente bene”). Impossibile…
Tracklist:
1. Human Antithesis 20:16
2. Grey Horizon (M.P.H. MMIII) 07:21
3. Untitled 01:10
4. To a Sickly Child 11:57
5. Dark Static Moments 15:37
6. CXVIII 04:50