Recensione: Humanicide

Di Andrea Bacigalupo - 28 Maggio 2019 - 8:30
Humanicide
Band: Death Angel
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2019
Nazione:
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87

Sui Death Angel è già stato detto praticamente tutto: appartenenti alla cosiddetta seconda ondata Thrash, impressionarono tutti con l’album d’esordio ‘The Ultra-Violence’ del 1987, un capolavoro unico ed insuperabile. Successivamente stupirono con i loro esperimenti e le loro innovazioni, dettati dalla loro voglia di crescere e cambiare, di non rimanere chiusi in una nicchia. Come molte band di quel periodo subirono la crisi del Thrash che li portò, nel 1991, allo scioglimento, ma come poche la superarono per riunirsi, dieci anni dopo, e tornare più forti che mai.

Da allora la macchina non si è più fermata e, dal 2009, è formata da una lineup stabile, compatta ed affiatata, dalle idee chiare ed incisive.

Prova ne è ‘Humanicide’, il nuovo album prodotto da Nuclear Blast e disponibile dal 31 maggio 2019.

Il nuovo lavoro corre libero e selvaggio come i tre lupi disegnati in copertina, rappresentanti le creature sopravissute, ad un futuro sfacelo della terra, perché capaci di sopravvivere in branco, al contrario dell’uomo, estinto per colpa del suo stesso egoismo, dell’odio e della violenza che lo hanno portato alla regressione totale.

La negatività di cui sopra porta il combo a lanciare messaggi potenti e positivi, che inducono a mantenere le nostre convinzioni, a difendere i deboli e ad aprire la mente alla sensibilità, l’unico modo per non soccombere in questa era dannata.

Messaggi che i Death Angel lanciano senza timore attraverso il loro sound, proprio e riconoscibile dalle prime note. Vibrazioni energiche, rabbiose, cupe e dure escono dai solchi, contagiando l’ascoltatore. ‘Humanicide’ non è un semplice album, ma il prodotto di anni di esperienza ed un urlo di allarme nei confronti di una società capitalista che si sta dimenticando dei veri valori.

Dei musicisti è inutile parlarne: tutti a livelli eccelsi, assieme da dieci anni, sono una squadra vincente, che ha fatto rientrare i Death Angel tra i primi dieci gruppi Thrash al mondo.

La voce di Mark Osegueda è sempre implacabile, dura e diretta, un vero Vocalist con la ‘V’ maiuscola, che non è certo l’aumentare delle sfumature grigie nei capelli a sminuire. La chitarra di Rob Cavestany regala un’emozione dietro l’altra, ma anche quella di Ted Aguilar non è da meno. La sezione ritmica, formata da Damien Sisson al Basso e Will Carrol alla batteria, forma un muro sonoro massiccio ed invalicabile.

deathangel by kg photography

Ulteriore forza è il songwriting: personale, sempre in crescita, con quel tanto di progressivo per risultare continuamente attuale senza però rinnegare il passato.

Humanicide’ è un scarica di pugni in faccia tirati uno dietro l’altro senza far capire da dove arrivano, è lo spostamento d’aria che provoca un’esplosione ad alto potenziale, è la carica adrenalinica che impedisce di star fermi. Soprattutto è tanta musica suonata con rabbia e furore: in poche parole è vero Thrash Metal che batte e percuote.

Questo lo dice la Title Track, posta in apertura dell’opera: ‘Humanicide’, anticipata da un’intro epica che aumenta l’aspettativa e l’intensità emotiva, è nuda e cruda quanto veloce, arrabbiata e determinata, un pezzo che rappresenta in pieno il combo e che mette subito in chiaro a cosa si va incontro.

La seguente ‘Divine Defector’ corre sul crinale che divide il Thrash dal Death (se mai una linea di divisione esiste), collerica, in alcuni tratti carica di elementi dissonanti e resa irascibile con l’aiuto di potenti blast beat. 

Aggressor’ si fonda su ritmi moderni, stoppati e duri come la roccia lavica pur mettendo in luce quanto i Death Angel sappiano essere anche sofisticati, con, a metà tempo, un arpeggio raffinato seguito da un basso che crea un’atmosfera sinistra e cupa.

I Came for Blood’ è un brano live per natura: un vibrante Thrash ‘N Roll con una ritmica forsennata che ricorda i Motorhead d’annata, pur rimanendo implacabilmente Death Angel. Un gran bel pezzo che mette carica e sicuramente, se eseguito dal vivo, sarà causa di molte contusioni nei pits.

La potenza iraconda torna con ‘Immortal Behated’, il pezzo più lungo dell’album, che inizia con un arpeggio ed un assolo malinconico per poi diventare rabbia e determinazione allo stato puro rappresentata da un incalzante tempo medio. Rabbia che viene smorzata da un secondo assolo lento e funesto che poi prende energia. Il brano sfuma introducendo una melodia di pianoforte e chitarra acustica che lascia interdetti. Soluzione musicale inserita per la prima volta in un album dei Death Angel, lascia un po’ così. Al sottoscritto ha detto poco, ma questa è una questione di gusti. E’ comunque un buon modo per spezzare in due il disco, essendo arrivati alla sua metà.

La qualità non scende con ‘Alive and Screaming’, potente, veloce e versatile e con ‘The Pack’, tributo ai fan della band e agli amanti del Metal e della musica in generale, dal portamento anthemico e positivo.

Seguono ‘Ghost of Me’, un altro Thrash ‘N Roll con un interludio potente che esplode in ferocia, ‘Revelation Song’, un Heavy Metal incalzante che dimostra, per l’ennesima volta, la versatilità compositiva della band e ‘On Rats and Men’, che gioca molto sui cambi di tempo.

Questo brano conclude la versione su vinile dell’album. Il CD ed il formato digitale contengono anche la bonus track ‘The Day I Walked Away’.

Concludendo, ennesimo centro per i Death Angel, che con ‘Humanicide’ ci regalano un sacco di emozioni, vibrazioni positive ed anche qualcosa su cui riflettere. Proprio quello che s’intende per Thrash Metal. Grandi!!!   

                                       

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