Recensione: I Fiori del Male Vol. 2

Di Giorgio Vicentini - 24 Settembre 2004 - 0:00
I Fiori del Male Vol. 2
Band: AA. VV.
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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75

Questa compilation nasce con lo scopo di essere un supporto promozionale per la diffusione dei prodotti discografici de Il Male Production, etichetta capeggiata dal Gran Maestro Porz dei Malnàtt; uno strumento per divulgare il verbo musicale di band emergenti italiane e non (da notare la presenza svizzera ad esempio), oltre che essere un interessante biglietto da visita per possibili date live. Ma passiamo alla musica:

01 – Malnàtt – La Guéra D’inciòn [Swine Black Metal] voto: 70
Loc.: Bologna; Sito uff.: www.malnatt.org; Mail: estinzioneumana@libero.it

Black metal folkeggiante, per un pezzo ben strutturato e coinvolgente. Intro acustica molto evocativa dai tratti quasi malinconici, sulla quale irrompe la strumentazione elettrica ed un coro femminile che alza moltissimo il tono epico del pezzo; un eccellente stacco folkeggiante, non originalissimo ma trascinante e divertente; un finale che riprende lo stile iniziale e chiude la traccia, rigorosamente cantata in dialetto bolognese. Buona la produzione, suono grezzo e funzionale al pezzo ma un po’ sporco per certi frangenti leggermente impastati. Eseguito con ancor più di scioltezza sarebbe un pezzo perfetto.


02 – Tod – Hate Campaign [Evil Black Metal] voto: 75
Loc.: Bologna; Sito uff.: tod.altervista.org; Mail: tod_@email.it

Per me, la traccia migliore della compilation per la “sezione nera”. Black metal minimale in Darkthrone style, grezzo, tutto pathos e carica emotiva negativa, triste e cupa. Nella sua sostanziale semplicità, una composizione carica di feeling grazie all’alternanza di tempi spediti inframmezzati da stacchi più lenti ed uno scream rallentato e convincente; qualche inserimento delle tastiere per caricare di fumi opachi l’aria rarefatta. Gran pezzo davvero.


03 – Conspectu Mortis – The Big Black Hand [Symphonic Black Metal] voto: 68
Loc: Bologna; Sito Uff.: www.ilmaleproduction.com; Mail: sabnak666@hotmail.com

Terzo capitolo e terzo sostanziale centro per I Fiori del Male vol. 2: Symphonic black metal rabbioso ed infernale. In grandissima evidenza la batteria, veloce ed estremamente precisa e ben suonata, sia per precisione che per bontà delle soluzioni; ritmiche rapidissime alternate a sprazzi nervosi; tastiera onnipresente che carica e riempie ogni secondo del pezzo, accoppiandosi alle ritmiche stoppate delle chitarre quando non esegue le sue partiture. Peccato per lo scream un po’ adombrato dal resto della strumentazione, potente e chiara. Un pezzo cattivo.


04 – Thodde – A Universal Negativity [Black Necrofolk] voto: 50
Loc.: Perugia; Sito: www.thodde.too.it; Mail: herrthodde@yahoo.it

Diciamo che non li ho capiti? Probabilmente non sono nelle mie corde? Sicuramente siamo distanti dai canoni fin qui ascoltati e la traccia in questione non mi convince per niente, soprattutto nella prima parte. Imputerei il tutto alla voglia di ricercare qualcosa che vada oltre i canoni usuali del black metal, studiando riff dalla struttura e dai suoni alternativi, ma appesantiti da una sensazione di fatica nello svolgimento che toglie scorrevolezza alla prima parte della track. Da rivedere le voci: meglio lo scream (non che sia eccelso), delle voci pulite (particolarmente terribile il coro iniziale), anche se in certi frangenti si salva qualcosa pur mancando convinzione e peso. Per fortuna, dalla metà in poi la situazione migliora molto, grazie ad un interludio acustico atmosferico ed ispirato che rompe con la farraginosa stranezza della prima frazione e ci porta alla seconda, con qualche richiamo folk, meglio architettata e quindi più piacevole da seguire. Indubbiamente i Thodde vogliono di fare qualcosa di diverso in ambito black, che poi ci riescano è un altro paio di maniche.


05 – Legion of Darkness – The Ancient River [Pagan Black Metal] voto: 73
Loc.: Palermo; Sito: www.legionofdark.cjb.net; Mail: kadath666@tin.it

Cinque minuti abbondanti, epici e pagani, per il combo di Palermo. Il duo siciliano si lancia in un Pagan Black Metal velocissimo e glaciale, ben riuscito nell’atmosfera ed impreziosito dalle capacità compositive, che calcano a dovere la mano sugli aspetti fondamentali del genere, stilisticamente accostabile a Graveland ed affini. Notevoli gli inserti melodico acustici, che inframezzano le trame scorrevoli e sferzanti come il gelo nordico (per fortuna che sono siciliani!) e chiudono degnamente il pezzo sfumandolo; più incerti il coro centrale ed il parlato, inseriti efficacemente all’interno del pezzo, ma un po’ sottotono nel vigore. Capitolo drum machine: se non avessi letto che si tratta di una batteria artificiale, avrei potuto pensare ad un batterista vero. Davvero ottimo il lavoro svolto da Flagellum per la programmazione della batteria elettronica, impeccabile metronomo che non costringe a difficili aggiustamenti gli esecutori umani. Peccato che il suono risulti un po’ troppo “cartonato”. Appunti a parte, perlopiù minimi, una bella sorpresa Black metal per me che non li conoscevo.


06 – Amphitrium – Crysalids [Death Black Metal] voto: 80
Loc.: Svizzera; Sito: www.amphitrium.com; Mail: band@amphitrium.com

Esplosivi credo sia la parola giusta, almeno per la produzione è indubbio, ma non solo. Il gruppo in questione milita nel panorama estremo da quasi dieci anni e si sente dall’inizio alla fine, per completezza, competenza e capacità tecniche, oltre che per il risultato più che incoraggiante. All’attivo, pur trattandosi di un gruppo di vecchia data, vantano soltanto un MCD autoprodotto nel ’99, ed ora cercano di fare il colpo gobbo con questo pezzo a metà tra la potenza e le ritmiche più rallentate del death metal, la velocità tagliente del black, alcune partiture più heavy metal oriented, lo scream lacerante ed un growl pieno e possente; due anime primarie che convivono alla perfezione in spazi ritagliati con sapienza, miscelati tra loro grazie a finezze quali gli inserti di pianoforte, l’alternanza delle ritmiche e delle voci, ed una generale onnipresenza di potenza e melodia in un mix raffinato. Avendo sentito questa traccia, ho la sana voglia di ascoltare un intero disco di questo combo che, se composto da una serie di tracce altrettanto esaltanti, potrebbe anche essere un nuovo miracolo. Per ora mi limito a sperare che ci sia qualcuno che non si faccia scappare questo freschissimo quartetto Svizzero… a costo di dargli io un contratto.


07 – Cold Void – Obscure Alcoholic Wound [Black Metal] voto: 62
Loc.: Torino; Sito: www.coldvoid.net; Mail: necrodaemon@coldvoid.net

Dopo il breve excursus trans nazionale, si ritorna dalle nostre parti con i Torinesi Cold Void, autori di un black metal su medie velocità arricchito da una produzione lussuosa. Come traspare anche dalle loro interviste, i Cold Void sono una band formata da personaggi che pescano la loro ispirazione un po’ da tutte le lande musicali mondiali, permettendo loro di andare oltre gli stilemi vincolanti del black classico. Questo non significa che si vada completamente fuori dal seminato, ma si sente che Obscure Alcoholic Wound ha dei richiami vagamente estranei al genere d’etichetta, un mood un po’ stralunato e vagamente ipnotico come il coro del ritornello, o il finale della track, non dei più black che mi sia capitato di sentire. Indubbiamente, il gruppo si posa su basi solide, su musicisti validi sia tecnicamente che sotto il profilo compositivo; per esclusivo gusto personale, non so se potrei apprezzare fino in fondo un disco totalemente basato su questo stile non propriamente aggressivo, con una sua personalità (vedi il riff principale), ma che non si sfoga mai del tutto. Gruppo valido, voto del tutto personale.


08 – Hesperia – Il Ritorno di una Civiltà arcaica [Archaic Italic Metal] voto: 48
Loc.: Macerata; Sito: www.hesperianlands.tk; Mail: hesperus@email.it

Penso non si possa trattare soltanto come “gruppo musicale”, un progetto come quello denominato Hesperia, che si poggia su un concept ben più ampio raccontato nel sito ufficiale. Però, avendo in mano una sola traccia, mi limito alla musica: black metal tagliente di non facile assimilazione. Difficile trovare il filo conduttore in una composizione così intricata, che arriva anche ad arrotolarsi malamente su se stessa soprattutto nelle prime battute; che alterna continui cambi di tempo e di tema; che raccoglie in sé un variare incessante di voci filtrate che si accavallano ad altre più canoniche per l’ambito estremo. Fasi di luce, più riconoscibili ed agevoli da apprezzare e seguire, spezzate da momenti intricati al limite del macchinoso, poco aiutati dal suono particolarmente distorto. Capisco la voglia di ricercatezza, però ho trovato molte difficoltà nel leggere fino in fondo questa track, mutevole sì, ma che soffoca senza lasciare spazio alla scorrevolezza che farebbe risaltare le idee.


09 – Mors Tua – Lost in the Unreal World [Black Metal with Trumpet] voto: 64
Loc.: Bologna;Sito: www.morstua.com; Mail: metallanzo@libero.it

Altro spaccato black per i bolognesi Mors Tua, che ci tengono a sottolineare la presenza di uno strumento inusuale come la tromba nelle loro composizioni. Prima di tutto la base musicale: epicheggiante e dalla ritimica molto spedita, richiami power metal, ed uno cantato da rivedere quasi in toto nello scream, troppo impastato e nascosto, che però sfoggia un parlato basso in stile Bal Sagoth prima maniera, che nel contesto fa la sua bella figura. Interessante la struttura del brano che sa alternare vari stacchi nella ritmica, racchiudendo anche uno spaccato atmosferico nel quale primeggiano tastiera e tromba. Capitolo “trumpet”: dire che non è il mio strumento preferito è un eufemismo, però è una fortuna che ci sia, capace di dare tutt’altro tono e dimensione al pezzo; senza di essa, tutto avrebbe un’aria molto meno personale. Gruppo interessante, ma al posto della tromba io preferirei un altro strumento meno squillante.


10 – Dream Steel – Kings of the Shadows [Power metal] voto: 40
Loc.: Bologna; Sito: /; Mail: anto83@inwind.it

Unica bocciatura vera della compilation. Faccio davvero fatica a salvare qualcosa in questa track: pezzo abbastanza canonico per il genere, oltretutto poco interessante e privo di verve. Da notare la prestazione piuttosto incerta del cantante, che segna il passo in più di una occasione mancando di alcune caratteristiche abbastanza importanti come un timbro di voce accattivante, o la capapcità di farsi valere nei momento topici come gli acuti. Difficile aggiungere altro.


11 – Cold Corrosion – Year Zero Madness [Death’n Roll] voto: 49
Loc.: Catanzaro; Sito: (inattivo); Mail: coldcorrosion@freeweb.org

Quando leggo death‘n roll, ho l’abitudine di pensare subito ad Entombed e Dismember, per cui non sono del tutto convinto dall’accosamento di tale etchetta al fianco del nome Cold Corrosion. A parte questo, di death metal c’è n’è sicuramente in questa track decisamente corta, basata su un unico riff cardine ripetuto per tutta la durata ma in maniera un po’ troppo insistente, la cui unica variazione sul tema è un simil break nella fase centrale. Non mi trasmette nulla di particolare l’ascolto di “Year Zero Madness”, eccezzion fatta per la sensazione che duri troppo poco da dare un’impressione peggiore di quella che potrebbe essere se presentata insieme ad altri pezzi della band.


12 – Dysthymia – Ode on Melancholy [Death Metal] voto: 63
Loc.: Siena; Sito: (inattivo); Mail: dysthymia@musician.org

Death metal di qualità dalle lande senesi per i Dystymia: valida la distorsione e l’architettura del pezzo che deve abbastanza allo stile dei Death, arricchito dall’uso delle due voci, scream e growl, che si sdoppiano o lavorano congiuntamente nel pezzo. Dotati di una valida tecnica, si esprimono bene in un pezzo ordinato, forse un po’ troppo compassato per i miei gusti, che alterna parti mediamente veloci ad alcune minime accellerazioni innescate in una maniera molto simile a quella usata in The Sound of Perseverance. Non mi sento di muovere nessuna osservazione particolare di fronte a questo spaccato, suonato con perizia da un gruppo capace ed affiatato, ma che mi da l’impressione di essere un po’ troppo sotto controllo di se stesso.


13 – Rainoise – Death for Sale [Thrash Death Metal] voto: 60
Loc.: Catanzaro; Sito: /; Mail. rainoise@hotmail.com

I Rainoise cavalcano il sempre verde cavallo thrash con questa track scorrevole ed aggressiva, che non si fa mancare delle citazioni agli Slayer, arricchita da un suono azzeccato nel suo essere grezzo, sfruttato a dovere dai membri della band, sicuramente preparati tecnicamente; accoppiato al cantato un po’ monotematico e non troppo espressivo ma funzionale. Nel complesso il pezzo ha la sua valenza perché non arranca mai, fila via liscio come l’olio ma non abbonda di personalità, sfruttando scelte compositive valide ma ormai collaudate da tempo. Non penso sia facile fare qualcosa di nuovo all’interno di un genere come questo e, proiettando questa traccia in vista di un full lenght, nutro qualche dubbio sulla longevità di un eventuale disco se l’andazzo dovesse restare invariato.


14 – No Eyes to Cry – Silence [Thrash Core Metal] voto: 50
Loc.: Bologna; Sito: www.noeyestocry.too.it; Mail: pesso_sn1kojone@hotmail.com

Pezzo pompato notevolmente dalla produzione di livello, che accentua a dovere la ritmica thrash core, ricca di parti stoppate. Un pezzo onesto, un po’ ripetitivo nel ritornello e suonato con qualche leggera incertezza in alcuni passaggi; assassinato dalle voci inadeguate, il primis quella del main singer che si alterna ad un urlo in secondo campo. Se questo stile vocale è voluto a me non piace e non riesco ad andare oltre questo particolare, visto anche il risalto che gli viene dato dalla produzione che lo mette in primo piano.


15 – Lifend – Innerscars [Death Metal] voto: 79 
Loc.: Milano; Sito: www.lifend.org; Mail: promo@lifend.org

Mi sono innamorato di questa band, c’è poco da fare; ho sempre sentito parlare dei Lifend ma non avevo mai avuto il piacere di sentirli. Death metal variegato, fantasioso e vivace, arricchito da stacchi “tecnolgici” come l’ingresso e la conclusione nella traccia, che, grazie anche al suono scelto, conferiscono un piglio moderno che mi fa pensare alle produzioni più recenti provenienti dal versante svedese. Curatissimo l’aspetto vocale, ricco di soluzioni che spaziano dal growl basso allo scream, alla voce femminile che si unisce alle altre nel ritornello, per poi guadagnarsi la scena nello stacco centrale estremamente atmosferico e melodico, cantato in italiano. Perfetto il suono che valorizza l’aggressività e le trame melodiche. Mi piacerebbe sentire Innerscars alleggerita di una certa ripetitività del ritornello, magari aggiungendo ancora qualcosa al castello compositivo.

In conclusione, sono io il primo a definire “relativi” i miei commenti, basati su estratti ridottismi che possono dire tutto e niente, con qualche reale certezza in più riferita ai punti più bassi della compilation. Indubbio, invece, è l’interessante spunto di base, lo spirito che anima la creazione di questo CD: collaborazione e solidarietà, due elementi a mio parere indispensabili per la crescita di nuove band che, basandosi soltanto sulle semplici doti tecniche/artistiche, possono avere più di una difficoltà “a mettere la testa fuori dalla sabbia”.

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