Recensione: Impressions in Blood

Di Stefano Risso - 25 Settembre 2006 - 0:00
Impressions in Blood
Band: Vader
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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77

Il tempo passa ma la tradizione Vader resta. Servono poche parole per
analizzare l’ultimo parto di questa instancabile formazione polacca,
semplicemente l’ennesimo disco dei Vader, un altro tassello di una
discografia a dir poco granitica.

Dopo la coppia formata da Revelations (2002) e
The Beast

(2004), a mio avviso non troppo esaltante, i nostri sembrano vivere una seconda
giovinezza, inaugurata qualche mese fa con il sorprendente mini
The Art of
War
, esaurendo oggi solo in parte le grandissime aspettative che quella
manciata di canzoni avevano scatenato nell’immaginario dei sostenitori della
band. Impressions in Blood è probabilmente il disco più veloce,
violento e chirurgico mai composto dai Vader, in cui i caratteri
distintivi di Peter e compagni sono piazzati subito in bella mostra,
scrollati di qualche granello di polvere che negli ultimi anni di attività avevano
leggermente velato la vena creativa dei Vader, ridando nuova luce alla
potenza a fiumi che il combo riesce sempre ad esprimere, a soluzioni ritmiche
trascinanti e dall’impatto immediato, a growls graffianti come al solito,
insomma tutto secondo la migliore tradizione.

Nonostante tutto, un leggero rammarico mi ha colto nel constatare che il
livello qualitativo del mini predente non è stato ben stemperato per tutta la
durata del disco in questione, quell’alchimia tra violenza, tecnica e
immediatezza che avrebbero fatto di Impressions in Blood un
autentico capolavoro da tramandare ai posteri. Infatti è proprio nella longevità
dell’opera (vero tallone d’Achille della band, da sempre) che Impressions
in Blood
paga dazio ad altri ritorni eccellenti in campo death metal
acclamati recentemente, forte di tracce incalzanti ma non così fresche e ricche
di contenuti da far segnare un nuovo corso per la band. Intendiamoci, canzoni
come ShadowsFear e As Heavens Collide… vanno solo “subite” in
tutta la loro violenza, Helleluyah!!! (God is Dead) corrode alla
perfezione, Warlords è un piccolo capolavoro, diciamocelo, come la nona
Amongst the Ruins, con alcuni blast-beat di Daray (forse il
componente che risulta il vero vincitore alla fine dell’album) a sfidare i vari
record di velocità propri dei batteristi estremi. Ottimi brani a cui vengono
contrapposte composizioni meno convincenti, come la coppia centrale Field of
Heads
e Predator, a cui una scintilla in più di fantasia avrebbe
sicuramente donato un’altra resa, scintilla che si accende e si affievolisce
leggermente con intermittenza, purtroppo.

Quello che poteva diventare “il” disco dei Vader del nuovo millennio,
si è rivelato “solo” un altro album diretto e accattivante alla Vader,
senza compromessi, né più né meno. Il tempo passa ma la tradizione Vader
resta dicevamo… finché Peter e soci si attesteranno su questi livelli
possiamo comunque dormire sonni tranquilli, sicuri che di musica genuina da
ascoltare senza farsi troppi problemi ce ne sarà sempre.

Stefano Risso

Tracklist:

  1. Between Day and Night
  2. ShadowsFear
  3. As Heavens Collide…
  4. Helleluyah!!! (God is Dead) (video)
  5. Field of Heads
  6. Predator
  7. Warlords (mp3)
  8. Red Code
  9. Amongst the Ruins
  10. They Live!!!
  11. The Book

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