Recensione: Incoming Destiny

Di Matteo Lavazza - 28 Gennaio 2006 - 0:00
Incoming Destiny
Band: Spellbound
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2005
Nazione:
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70

Attivi dal 1998 i tedeschi Spellbound arrivano al loro debutto ufficiale con questo “Incoming Destiny”, un concentrato di Thrash Bay Area suonato e composto da menti nate in Germania, questo è l’unico modo che ho per descrivere la music proposta dal quartetto, ma andiamo con ordine.
Dopo l’intro di rito, intitolata “Sonic Departure”, il gruppo da il via alle danze con la tittle track “Incoming Destiny”, ottimo pezzo Thrash che si sviluppa su ritmi decisamente sostenuti, con buone aperture melodiche che donano fluidità al tutto.
Come ho scritto in apertura il genere di riferimento della band è di sicuro il Thrash americano, ma non mancano richiami alla tradizione tedesca, come nel caso di “The Hollow”, che ha riportato alla mia mente certe atmosfere care ai Kreator dei tempi di “Extreme Aggression”, così come dei richiami allo stile del gruppo di Mille Petrozza si possono ritrovare sparsi in canzoni come “Spiritual Decline”, una sorta di incrocio Exodus/Kreator, “Hate”, su cui aleggia ancora una volta, strano a dirsi, lo spirito di Petrozza e soci, così come sulla conclusiva “The Human Race”.
Sul versante più “americano” della musica degli Spellbound trovano posto brani come “Arrival of the Gods”, “Trust the Fire” e la già citata title track, che pescano dalla tradizione di Exodus e Slayer, ma come ho detto, anche sugli altri si percepiscono richiami nemmeno troppo velati al buon Bay Area Thrash.
Nota a parte per “Focus 22”, canzone in pieno stile Children of Bodom, sia per atmosfere che per impostazione musicale. Di sicuro il brano è ben scritto e ben arrangiato, però la differenza stilistica col resto del materiale proposto è talmente ampia da far risultare il pezzo assolutamente fuori contesto.
Tecnicamente il gruppo non mi è sembrato nulla di trascendentale, ritmicamente molto precisi senza mai strafare, ma piuttosto deficitari per quello che riguarda la parte solista.
I suoni non sono malaccio dopotutto, ma piuttosto anonimi e senza molto mordente, il che non è un difetto proprio da poco per un gruppo che dovrebbe fare della potenza uno dei suoi punti di forza.
Pur senza mai toccare vertici qualitativi degni di nota questo “Incoming Destiny” offre al pubblico 40 minuti di sano Thrash senza pretese, ma che sa regalare buoni momenti agli amanti di certe sonorità.

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