Recensione: Innocent

Di Daniele D'Adamo - 18 Giugno 2010 - 0:00
Innocent
Band: Cypecore
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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59

Uscito come album autoprodotto nel dicembre del 2008, “Innocent” dei tedeschi Cypecore rientra nella schiera di quei pochi dischi fortunati che, a seguito della visibilità in tal modo ottenuta, sono riusciti a far notare il gruppo da chi di dovere e, quindi, a concludere un contratto discografico. Con tutti crismi all’uopo occorrenti, il platter è ora disponibile sui vari mailorder in cerca di quella fama che, altrimenti, non avrebbe avuto alcuna chance di realizzarsi.

I Nostri debbono aver masticato parecchio swedish, durante lo svezzamento, poiché “Innocent” è un CD che risponde appieno ai dettami dello stile che ha mischiato, anni fa, la melodia alla brutalità. Non con ciò bisogna matematicamente pensare alla solita clonazione dei migliori lavori cesellati dai gruppi-cardine del genere. I cinque palesano, infatti, una spiccata propensione per il lato emozionale della musica, certo irrobustendola con uno scheletro d’acciaio inox 18/10, ma non dimenticando mai il significato del sostantivo armonia inteso come arte. Arte che prende spunto dalla moderna tecnica di elaborazione elettronica del suono per insinuarsi nell’anima, lambendone le parti più sensibili. Esemplificativo in ciò l’incipit strumentale, banalmente titolato “Intro”, foriero di visioni colorate e, perché no, sensuali. Subito dopo, invece, spunta il lato peggiore del disco, cioè la ripetizione di un suono trito e ritrito, in quanto già ascoltato abbondantemente (i soliti noti: In Flames, Sentenced, Dark Tranquillity, …). Aspetto parzialmente recuperato, riguardo alla necessaria personalità che deve avere un insieme per dire la sua nel mercato internazionale, dalle delicate campionature di Christoph Rogdakis, il quale si rivela – oltre che un buon chitarrista assieme a Christoph Heckel – un tastierista se non di tecnica inarrivabile, almeno di gusto notevolmente raffinato (“Everdying”). Lo screaming di Attila Erdélyi, per tornare al discorso che si stava facendo più sopra, è piuttosto anonimo e scontato, così come il guitarwork: potente, ricco ma povero di originalità (“Mission”). Del tutto ordinaria ma precisa e puntuale, la sezione ritmica a cura e responsabilità di Christoph Hecke e di Lucas Amadeus Buttendorf.
Certe melodie, oggettivamente, sono accattivanti e si ascoltano con piacere, come quella di “… And Death Was Nothing To Him”, che potrebbe definirsi la hit del disco. Proprio in questa song si può comprendere che il gruppo possiede, nel suo background culturale, una buona conoscenza dei riff suonati con la tecnica del palm-muting tipica del thrash e, nel solo di chitarra, dei lavori dei Paradise Lost. Non manca la fantascienza, cui l’introduzione di “Final Hour” regala un gratificante pensierino; poi regalo vero e proprio con “Signs”, permeata da quell’emotività più su citata, stavolta rivolta verso il cielo e i suoi misteri. Ben costruito il leiv motif di “Innocent”, dai toni sfuggenti e un po’ malinconici, confluente nel massiccio tempo in doppia cassa di “Something Inside”, dal ritornello catchy ma non sdolcinato. Infine, l’ultimo terzo di “Innocent”, che non aggiunge né toglie nulla a quanto già ascoltato e quindi scritto in precedenza.

I Cypecore, a parte una certa sensibilità della quale dotano il proprio sound, rendendolo così piacevolmente «caldo», non inventano nulla. Certo, “Innocent” è ben suonato, ben eseguito e ben prodotto; ma la pressoché completa mancanza di genuinità e di audacia compositiva, unite – anche – alla sostanziale banalità delle canzoni, non possono che relegarlo nel limbo ove giacciono le proposte di seconda fascia.   

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Track-list:
1. Intro 3:44
2. Everdying 3:33
3. Mission 4:22
4. … And Death Was Nothing To Him 5:34
5. Final Hour 4:22
6. Signs 5:05
7. Innocent 4:23
8. Something Inside 4:55
9. The Origin Of Hate 5:48
10. Control Yourself 3:36
11. Distraction 3:43
12. Outro 2:44

Line-up:
Attila “Azge” Erdélyi – Vocals
Nils “Nelson” Lesser – Guitar
Christoph “Greek” Rogdakis – Guitar/Keyboards
Christoph “Chris” Heckel – Bass
Lucas “Luggey” Amadeus Buttendorf – Drums
 

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