Recensione: Intelligent Design

Di Gabriele Pintaudi - 31 Luglio 2010 - 0:00
Intelligent Design
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Anno: 2006
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80

Trasformazione, creatività, imprevedibilità, follia. Questi gli ingredienti che troverete nel debutto di questo particolare e bizzarro gruppo progressive – avantgarde proveniente dal Texas e che si ispira alle antiche leggende giapponesi. Stiamo parlando dei Shaolin Death Squad e del loro album di esordio Intelligent Design.

Basta ascoltare il primo brano, A Terrible Way To Use A Sword, per rimanere piacevolmente spiazzati da quello che dovrebbe essere il suo ritornello, lanciato a gran velocità e interrotto dal potente growl di un cantante che sembra nato per questo genere di musica. Questa traccia è un esempio di grande concretezza, diretta e articolata quanto basta per riuscire nella difficile prova di mantenere alto il piacere dell’ascolto nel tempo.
Il gruppo ricorda le sonorità dei primi Pain of Salvation ma sa essere anche cattivo e oscuro quando serve, come un praticante di arte marziale Shaolin che studia l’avversario e lo colpisce in modo imprevedibile, scegliendo la tecnica giusta al momento giusto. La musica dei Shaolin Death Squad  sembra la colonna sonora di uno scontro, con i suoi momenti di pausa e di riflessione, seguiti da vere e proprie scariche di rabbia e di potenza senza preavviso. Tutte queste caratteristiche si ritrovano nella seconda Catastrophic Obedience che inaugura, con il suo generoso uso del cantato growl, il lato più aggressivo del disco. La traccia prosegue con i medesimi toni cupi fino al secondo minuto, in cui rallenta dando a chi ascolta il tempo di riprendere brevemente fiato, ma solo per gettarsi su di lui con nuove nubi scure, pronte a creare nuovamente un’atmosfera quasi angosciante, attenuata solo dall’assolo che fa capolino prima del suo epilogo.
Dopo due buoni brani che riescono ad essere abbastanza diretti e tutto sommato di media durata, arriva il vero primo piatto forte di questo Intelligent Design, e prende il nome di Choreographer of Fate. Quasi classico e teatrale nel suo incedere, ci regala finalmente la possibilità di comprendere meglio il “reale” timbro vocale di Andrew O’Hearn, fin’ora estremamente camaleontico e sfuggente. Otto minuti di musica, in cui la strofa giocosa ci accompagna al ritornello finalmente melodico, ma assolutamente non banale e prevedibile. Nemmeno in questa occasione non poteva mancare la parentesi più energica nel mezzo di una canzone che probabilmente, dal punto di vista della band, rischiava di rimanere troppo lineare e orecchiabile altrimenti.
Piccolo passo indietro invece risulta Radio Feeler che, dopo un inizio sempre fuori dagli schemi ma non particolarmente emozionante, giunge al momento migliore nella breve parte centrale. The Face Insecurity Killed è un altro piccolo capolavoro grazie a linee vocali e struttura estremamente curate e suggestive, che ci accompagnano verso uno dei migliori ritornelli del disco, severo e cupo come tutto il brano.
La successiva Escape The Absynthe stilisticamente può essere paragonata a Radio Feeler, ma risulta tuttavia più convincente grazie anche alla sua maggiore durata ed evoluzione. Nei chiaroscuri creati dal contrasto tra cantato growl e parti più riflessive e melodiche, la canzone risulta un crescendo di intensità che trova il suo momento migliore nel finale.
Siamo giunti a Fall, Rise, Laugh, Fall, che rappresenta per chi scrive il vero capolavoro del disco. Si tratta di una traccia in cui i nostri danno il meglio di sé, tirando fuori melodie solari, potenti growl, parti strumentali sempre brevi ma decisamente azzeccate e trascinanti, il tutto con una tale naturalezza e coesione da far riflettere molto su una loro possibile fortunato futuro. Ottima anche l’orecchiabile e divertente A Story Lives Forever che, in alcuni punti, ricordan vagamente le caratteristiche giocose di A.C.T. e Mechanical Poet. Anche in questo caso grande ispirazione in fase compositiva, tanta fantasia e gusto per le cose non troppo facili ma che sanno farsi apprezzare dopo pochi ascolti.
La conclusiva The First Half Of Yesterday è forse la traccia più lineare e meno elaborata dell’album, e per questo meno interessante, anche per colpa di alcune parti vocali non troppo coinvolgenti.
 
In definitiva Intelligent Design  è un ottimo esordio, ispirato, fantasioso, originale, folle e variegato.
Sono consigliabili più ascolti prima di un giudizio definitivo perché, nonostante non sia poi così ostico da assimilare, le singole tracce sono ricche e variegate rispetto la loro breve-media durata, e non risulta “facile” fotografarle subito.

Gabriele “Xan” Pintaudi

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Tracklist:

1.    A Terrible Way To Use A Sword
2.    Catasthropic Obedience
3.    Choreographer Of Fate
4.    Radio Feeler
5.    The Face Insecurity Killed
6.    Escape The Absynthe
7.    Fall, Rise, Laugh, Fall
8.    A Story Lives Forever
9.    The First Half Of Yesterday

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