Recensione: Kammen

Di Daniele Balestrieri - 3 Aprile 2008 - 0:00
Kammen
Band: Wyrd
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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79

Il nome Wyrd riporta alla mente una band ormai cementata nei binari di uno stile preciso che ha costruito la propria fortuna grazie a un ambient-doom metal melodico molto apprezzato da una certa nicchia di “buongustai del metal” acclimatata a sonorità decadenti e introspettive che hanno il dono di non decadere sistematicamente nel patema d’animo e nell’autocommiserazione.

Nonostante i sei album all’attivo e i tre demo le cui radici thrash lasciavano pensare a una band molto differente da quella concretizzatasi durante l’epoca d’oro di Vargtimmen e Huldrafolk, i Wyrd hanno lasciato traccia eterea ed evanescente nei loro appena 8 anni di vita. Il loro momento di gloria sembrava terminato, o quantomeno affievolito, con il penultimo “The Ghost Album” che aveva lasciato intravedere una sterzata molto più leggera e melodica rispetto al trascurabile Rota e all’interessante bilogia che lo precedeva. Un cambio che, tra l’altro, non aveva incontrato il mio favore e che mi aveva fatto pentire di aver comprato l’album a scatola chiusa, nonostante il prezzo particolarmente convincente.

Da questo “Kammen” mi aspettavo poco, anche vista la copertina scarna e decisamente mainstream che tradisce una certa fretta nel creare e pubblicare, un aspetto che mi ha ricordato da vicino artisti come Xasthur o l’australiano Drowning the Light. Invece, con mia somma sorpresa, il primo ascolto ha messo immediatamente nero su bianco le notevoli potenzialità di questo nuovo pargolo del duo finlandese. Con un attacco di chitarre grasse a non finire e un growl che non sfigurerebbe in bocca al miglior Åkerfeldt (non a caso le prime strofe mi hanno riportato alla mente quel piccolo capolavoro di Unblessing the Purity dei Bloodbath), la opener “The Hounds of the Falls” unisce la brutalità caustica degli Amorphis di Tales from the Thousand Lakes alla ricercatezza melodica dei primi Katatonia, il cui omaggio stilistico è palesato dalla bonus track di chiusura, la ben riuscita cover di “I Break“, cavallo di battaglia di “Discouraged Ones”.

I riff si ripetono all’infinito, cambiando improvvisamente di tonalità; il ritornello cade ritmicamente sullo stesso giro di chitarra e l’atmosfera si costruisce, minuto dopo minuto, per sfociare nella catchy “Cold in the Earth“, altro simbolo di un Wyrd che cambia pelle e che sembra voler recuperare linfa vitale dal thrash primigenio delle origini e da un rock ‘n’ roll in chiave death tutto da scoprire e da godere.
Ma “Kammen” sembra non voler deludere la vecchia guarda che, nel bene o nel male, ha portato per mano i Wyrd fino al quinto album di casa Millennium Metal / Solstitium. Perché Wyrd agli occhi dei fans è grandi atmosfere costantemente sull’orlo dell’ambient, è melodia che trascina l’ascolto verso panorami vasti e misteriosi ricreati sia dalla decadente “October” che dalla magnifica suite “Rajalla“, 18 minuti di introspezione musicale in cui i sensi si abbandonano al languore e alla malinconia senza stringere la mano alla morte spirituale tipica del depressive black al quale quest’album, di tanto in tanto, strizza ben più di un occhio.
La scuola finlandese della ripetizione ossessiva risuona vivida in Kammen e crea un album sia tradizionale, dal punto di vista prettamente nazionalistico, e sia innovativo dal punto di vista strettamente individuale.

I Wyrd di Huldrafolk e del Ghost Album non esistono praticamente più: questo è un dato di fatto che dovrà essere assimilato e accettato da ogni fan della band di Narqath e JL Nokturnal. La nota refrattarietà ai cambiamenti della nutrita frangia di seguaci dell’Heathen atmosferico causerà non poche turbolenze nel processo di assimilazione e digestione di questo Kammen, ma io vedo solo del buono in questa sterzata: le atmosfere finniche sono più vivaci che mai, il growl di Nargath è ormai un purosangue da competizione e la sottile linea che divide musicalità death e atmosfere black vibra e si contorce come una creatura che non ha alcuna intenzione di entrare in letargo, ma di continuare a vivere e a evolversi. Ben arrivati, Wyrd.

TRACKLIST: 

1. The Hounds of the Falls
2. Cold in the Earth
3. October
4. Empty Rooms
5. Kammen
6. The Last Time
7. Rajalla
8. Soulburn
9. I Break (Katatonia cover)

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