Recensione: Killbox 13

Di Matteo Lavazza - 11 Giugno 2003 - 0:00
Killbox 13
Band: Overkill
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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73

Ennesimo disco per i veterani Overkill, che tra alti e bassi, sia artistici che di popolarità, continuano a macinare Thrash senza compromessi.
Anche questa volta gli Overkill non tradiscono, e ci regalano una manciata di oneste canzoni nel loro ormai consolidato stile, con la voce di Bobby “Blitz” e il basso di D.D. Verni a dettare legge.
Il cd viene aperto da “Devil by the Tail”, un pezzo che ci mostra il alto più moderno degli Overkill, coi suoi ritmi sincopati e il ritornello dal flavour oscuro.
Purtroppo ogni tanto la band cerca di rendere più moderno il suo sound con risultati non sempre convincenti, mentre quando il gruppo ritorna a sonorità più in linea con il loro stile classico convince ancora, e molto, basta infatti sentire delle canzoni tipo “No Lights”, che per sonorità ed atmosfera mi ha ricordato parecchio certe cose di “I Hear Black”, con uno stacco centrale che farà la felicità di molti dal vivo, “The One”che ci riconsegna una band al massimo della forma, con la voce di Bobby cattiva e ruvida come ai vecchi tempi e con la band impegnata a creare un wall of sound davvero impressionante, “Struck Down”, che per me è forse il brano più convincente del lotto, veloce aggressivo come nella migliore tradizione Overkill, con il basso di D.D. a dettare i ritmi e la coppia Tailer-Linsk impegnata a macinare riff su riff , spettacolare lo stacco quasi epico a metà canzone, come davvero convincente risulta essere il break solistico, sia per potenza ritmica sia per il gusto melodico di Linsk, oppure la conclusiva “I Rise”, davvero ben arrangiata soprattutto dal punto di vista delle linee vocali, con degli ottimi passaggi a più voci che riescono a rendere una Thrash song tutto sommato ordinaria una canzone davvero originale ed interessante.
Purtroppo le note negative arrivano da canzoni che tentano di rendere troppo moderno il suono Overkill, pur capendo il bisogno di una band di mutare il proprio stile nel corso degli anni ma ritengo che in questo caso l’esperimento non sia riuscito come si deve, infatti pezzi come “Damned” o “Unholy” non riescono proprio a convincermi, e purtroppo questi brani dal sapore così spiccatamente moderno sminuiscono l’impatto generale di un album che altrimenti avrebbe davvero spaccato.
I suoni sono,come sempre nella storia degli Overkill, potenti e puliti e con il basso di D.D.Verni sempre in evidenza ma senza mai andare a coprire gli altri strumenti.
Tecnicamente gli Overkill sono come sempre, niente di eccezionale ma in quanto a potenza sono davvero in pochi quelli che possono reggere il paragone.
In definitiva direi che questo “Killbox 13” è un album fatto di alti e bassi, ma sicuramente anche i  brani che non mi hanno convinto su disco dal vivo renderanno alla grande, quindi non posso che iniziare a sperare in una loro calata sul suolo italico.

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