Recensione: Le Donne Magiche

Gradito ritorno quello degli irpini La Janara, che nel 2019 avevano impressionato con il loro primo lavoro sulla lunga distanza, “Tenebra”, originale opera che fondeva cantautorato e doom metal a tinte folk. Pochissime le apparizioni dal vivo, limitata la promozione, eppure il passaparola aveva funzionato, tanto che il nuovo album “Le Donne Magiche”, uscito nuovamente per Black Widow Records, era atteso con discreta impazienza dagli appassionati, curiosi di verificare se la formula che si era rivelata vincente sarebbe stata nuovamente messa in atto con risultati altrettanto soddisfacenti.
Volendo descrivere la primissima sensazione che si percepisce immergendosi nell’ascolto, verrebbe da dire che il precedente album sembrava il risultato di un istintivo e primordiale slancio folk, mentre questo nuovo lavoro suona più maturo, ricercato, studiato: il flavour mistico e pagano a livello musicale è declinato diversamente. Dove prima Raffaella Cangero risultava assoluta protagonista, tanto da che veniva quasi istintivo considerare La Janara come un progetto solista dove c’era una band di accompagnamento, ora il combo irpino è coeso e viene fuori come gruppo. Che lo si voglia chiamare impatto, tiro, pacca o anche groove…insomma, il concetto è chiaro. Un po’ meno contemplazione e tanta energia in più. Anche stilisticamente si percepiscono cambiamenti: piuttosto metal nella sua indole, si passa da momenti tipicamente sabbathiani (esempio in questo senso gli stacchi in “Piangeranno I Demoni”) ad atmosfere più moderne (si sentono echi lontani degli ultimi Metallica, proprio nell’opener “Serpe”, ma anche in “Io Sono La Strega” o più avanti nella tracklist in “Inverno”), ma la ricerca sopra menzionata si traduce anche in passaggi complicati e non è un azzardo parlare di momenti decisamente prog.
Al di là dell’impatto che viene fuori maggiormente in questa nuova uscita, non manca tuttavia spazio per l’introspezione che conferma l’essenza doom della band campana: “Bruceremo” è una cadenzata litania che solo brevemente si lascia andare ad uno sfogo più pesante e porta la band in una dimensione nuova, lontana dalla confort-zone della musica dura a tinte folk (comunque presente, si pensi a “Le Castagne Non Cadono Più”).
Già dal titolo si percepisce che, ancora una volta, l’elemento matriarcale è dominante. Donna intesa come madre, amante e strega, ma sempre protagonista in un contesto ovviamente bucolico, tendenzialmente oscuro e misterioso, tranne quando arriva la bella stagione, ossia…“Mo’ Che Viene Agosto”: con il risveglio degli istinti la janara (“ancora chiù janara”) come una Circe diventa una seducente trappola per il malcapitato (o fortunato, a seconda dei punti di vista). Decisamente irresistibile in questo caso l’uso del parlato popolare come linguaggio per il testo.
Tanta ricchezza di contenuti a livello musicale, si diceva; “Inverno”, il pezzo più lungo mai scritto dalla band, è in questo senso la sublimazione dello stile La Janara, tanto da poter diventare un archetipo del loro stile. C’è veramente di tutto: intro acustica, digressioni folk, stacchi heavy seguiti da ulteriori break più soft, variazioni di tempo e di atmosfera. Veramente un bello sforzo che non sa per niente di semplice esercizio di stile.
La parabola creativa dei La Janara è ancora in assoluta fase di crescita. Con Raffaella Cangero sempre più personale nella sua interpretazione e con l’evidente ottima performance agli strumenti di tutta la band. Menzione speciale per il lavoro alla chitarra di Nicola Vitale, mente della band dietro musiche e testi, che in “Domens” si occupa anche della voce solista. Proprio il pezzo posto in chiusura apre ad ulteriori possibilità di evoluzione.
Con i vari Messa, Ponte Del Diavolo, Haunted e altre realtà emergenti, è ormai impossibile non riconoscere l’ascesa, in Italia, di una vera e propria ondata di band “female-fronted” che maneggiano con maestria sonorità ossianiche, fosche e rituali. Pur muovendosi in territori affini, ciascuna di queste formazioni mantiene una propria identità stilistica ben definita, contribuendo a un panorama tanto coeso quanto variegato. In questo contesto, La Janara con il loro nuovo capitolo “Le Donne Magiche” si impongono con autorevolezza, confermandosi come una delle voci più ispirate e viscerali di questa corrente. Il loro è un disco che, con naturalezza quasi inquietante, si staglia tra le migliori uscite italiane di questa prima parte dell’anno.
Vittorio Cafiero