Recensione: Leaving All Behind

Di Onirica - 1 Luglio 2004 - 0:00
Leaving All Behind
Band: Madwork
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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80

Nonostante il dolce sia fatto in casa non può che assecondare il mio palato nel definire il sigillo al successo di questo gruppo. Quarta release in quattro anni di vita per i nostri piemontesi, questa volta sono state raccolte 8 tracce tra vecchie e nuove per stabilire con precisione la propria autorità all’interno della scena tricolore. Effettivamente posso fare presente con tutta sincerità che il metodo di stesura della band di Asti si presenta come un fulmine a ciel sereno di fronte a tutti i musicisti che in questo genere di composizioni non sono ancora riusciti a conquistarsi una personalità adeguata, ma soprattutto sufficiente a non scadere nei soliti vani tentativi di imitare i grandi gruppi progressive. Penso che la definizione di post progressive metal cui si accenna nella biografia dei Madwork sia la più adeguata, un’originalità cui già il sottoscritto ha fatto riferimento nella recensione precedentemente pubblicata su questo sito per commentare l’ultima dimostrazione di forza dello stesso gruppo, insomma una degna interpretazione per un genere complesso che merita il crescente interesse del nostro pubblico.

Ogni brano mantiene una durata standard, una cascata di idee che vengono compresse e forse non troppo controllate nei quattro minuti di media, ecco questa forse può considerarsi come l’unica mancanza del gruppo che sembra aver preferito la classica struttura formata da tre chorus a lunghi intermezzi strumentali in grado di consolidare il discorso compositivo dei musicisti. Ma il perdono è concesso di fronte ad una traccia interamente strumentale in penultima posizione, brano che non si può certo attribuire ad un gruppo qualsiasi, soprattutto se come in questo caso leggiamo di una vera e propria home-recording nel soggiorno di casa.

Bincoletto Luca – Tastiere, Loops, Programming
Careddu Giuseppe – Voce
Galli Giuseppe – Chitarre
Maggiora Mirco – Basso Elettrico e Freetless
Galfione Daniele – Batteria e Percussioni

La voce del cantante si conferma ottima nel contesto in cui si trova ad operare: una timbrica seducente ed atmosferica fino alla zona di passaggio all’acuto, graffiante ed aggressiva nelle tonalità più alte. Le fondamenta del disco vanno attribuite alle micidiali chitarre di Giuseppe Galli, struttura portante che offre un solido appoggio agli altri strumenti nel motivo principale senza negare comunque dinamiche soliste decisamente soddisfacenti, insieme ad un Bincoletto Luca che con le sue tastiere e la sua effettistica non tradisce la resa sonora complessiva. Tuttavia è proprio la sezione ritmica ad accusare la scarsa qualità della produzione, la performance di Mirco e del nuovo batterista Daniele Galfione è impeccabile, ma prima di tutto le linee di basso non sono mai chiaramente decifrabili mentre la batteria soffre di una piattezza sonora nettamente penalizzante per il gruppo. La musica che questo gruppo propone ha necessariamente bisogno di una produzione migliore per mettere in mostra l’indiscutibile talento di questi cinque giovani ragazzi italiani, sono convinto che ogni pezzo renderebbe almeno due valto tanto. Le porte sono aperte all’interesse delle case discografiche, il voto non sarebbe stato così alto se il gruppo non avesse dimostrato la capacità artistica e la padronanza dello strumento che secondo il sottoscritto va ben oltre la qualità sonora di una produzione fatta in casa.

Andrea’Onirica’Perdichizzi

TrackList:

01. The Sniper
02. Amused To Death
03. World In My Hands
04. Emphasis
05. Walking On My Soul
06. The Remedy
07. A Caress Dust
08. Scarred

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