Recensione: Like No Tomorrow

Di Matteo Pedretti - 30 Gennaio 2021 - 5:21
Like No Tomorrow
Band: Wedge
Etichetta: Heavy Psych Sounds
Genere: Stoner 
Anno: 2021
Nazione:
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77

I Wedge sono un power trio nato a Berlino nel 2014 dall’incontro tra il chitarrista e cantante Kiryk Drewinski (ex- Liquid Visions ed ex-The Magnificent Brotherhood), il bassista e organista David Götz e il batterista Holger “The Holg” Grosser. Con un sound che si muove tra Hard Rock, Stoner, 60’s Garage, Psichedelia e Progressive, la band è ascrivibile al movimento Retro Rock, all’interno del quale si è imposta rapidamente grazie al notevole valore tecnico e alla capacità di guardare ai grandi del passato senza emularne passivamente le gesta, ma con un approccio decisamente propositivo. Proprio come uno studente che ha compreso realmente una nozione è in grado di esporla in modo chiaro e personale, senza ripetere la lezione a memoria, i tre musicisti hanno assimilato così profondamente gli insegnamenti di grandi del passato come Led Zeppelin, The Who, Grand Funk Railroad, MC5, Humple Pie, oltreché della Psichedelia settantiana e del Krautrock, da riuscire a farli confluire con spontaneità in una proposta originale.

Quasi sin dal principio i Nostri si uniscono al roster dell’etichetta italiana Heavy Psych Sounds di Gabriele Fiori (leader, cantante e chitarrista dei Black Rainbows), che ospita nomi di primissimo piano della scena Stoner/Heavy Psych/Doom tra cui Nebula, Brant Bjork, Nightstalker e Alunah. Nel novembre 2014 la label romana dà alle stampe l’auto titolato debut (inizialmente pensato per essere un Demo) a cui segue Killing Tongue (2018). Ai Wedge bastano questi due lavori per distinguersi nell’affollata scena underground del freak rock europeo e per costruirsi una solida fan base, anche grazie all’ intensa attività live che li vede partecipare ad importanti festival come Bukta Open Air, Desert Fest, Stoned from the Underground, Duna Jam e condividere il palco con formazioni di notevole visibilità come Fu Manchu, Blues Pills, Kadavar e Orchid.

Differentemente da molti interpreti contemporanei a loro affini, spesso ammaliati dal lato più oscuro e nebbioso del rock di fine Sessanta e dei Settanta, l’approccio psichedelico dei tre tedeschi si caratterizza per l’utilizzo di tonalità calde e solari, che contribuiscono a infondere alle atmosfere una notevole carica di gioia e speranza. “Like No Tomorrow”, il nuovo album uscito ad inizio 2021 ancora su Heavy Psych Sounds, conferma l’atteggiamento ottimista dei ragazzi: nonostante le liriche si focalizzino su temi di assoluta serietà e attualità come l’impatto della digitalizzazione, le migrazioni di massa e altre questioni sociali dei nostri tempi incerti, il messaggio veicolato è positivo e infarcito di una sana leggerezza, che rieccheggia nella dichiarazione del gruppo che accompagna l’uscita del disco: “When it feels like there might be no tomorrow, just love and live Like No Tomorrow”.

“Computer” apre “Like No Tomorrow” con la grinta di un Rock settantiano incline ad accelerazioni Stoner e si evolve in una sezione strumentale in cui chitarra e organo Hammond si lanciano nell’esplorazione di remoti lidi intergalattici. Con la più convenzionale “Playing a Role” si torna con i piedi per terra, ma solo per poco, perché arriva “Blood Red Wine” a colpire l’ascoltatore con altre bordate psichedeliche in uno Stoner in stile Kadavar, ma con un organo delirante a confondere le acque nella parte centrale del pezzo.

Se l’elegante “Across the Water” ha un sapore Progressive, “Queen of the Night” e “U’n’I” cambiano registro: seppur non privi di tinte psichedeliche, sono episodi scanzonati, con la prima caratterizzata da un’elettrificante andatura Punk.  In “At the Speed of Life” il ritmo rallenta, le linee vocali si fanno melodiche e la sezione strumentale più convenzionale in quello che è un gran bel Classic Rock. Negli oltre nove minuti della conclusiva “Soldier” una lunga intro strumentale conduce alla sezione principale del brano che, tra schitarrate, riff e assoli, suona come un tributo personale e sentito ai The Who. La produzione minimale, lineare e pulita lascia a strumenti e voce il compito di infondere all’album quel vintage vibe di cui è pervaso.

“Like No Tomorrow” scorre velocemente e senza riempitivi, in un alternarsi di mood e suggestioni per nulla scontato. Complimenti ai Wedge dunque, che superano brillantemente la prova del terzo disco. Speriamo di poterli ascoltare quanto prima dal vivo, in quella che è certamente la loro dimensione naturale…

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