Recensione: Lilith

Di Fabio Vellata - 8 Ottobre 2020 - 0:06

C’è decisamente parecchio di buono in questo primo album degli It’sAlie, gruppo di recente formazione che non nasconde sin dal nome una orgogliosa radice tutta italiana.

Protagonista di un hard rock fiero, battagliero, ma comunque mai dozzinale e tutt’altro che privo di raffinatezze, l’esordio della band tricolore mette in mostra una panoramica complessiva che pone in evidenza sin dai primi passaggi conoscitivi due caratteri di particolare pregnanza. Una voce davvero notevole, quella della grintosissima singer Giorgia Colleluori (già con Sinner ed Eternal Idol). Una formula musicale che, come già accennato, utilizza le vesti del rock duro per ritagliarsi con discreta personalità saltuarie divagazioni dotate di eleganza e profumi a tratti quasi progressive e symphonic.

Lilith” appare come un disco essenzialmente piacevole all’ascolto ripetuto, strutturato con imprevedibile gusto nella scelta di melodie spesso accattivanti e ben arrangiate.
Un esordio interessante, dotato di valida omogeneità qualitativa tale da mantenere con costanza un buon livello complessivo tra le varie canzoni. Energia ben dosata, molti spunti di classe ed una formula sonora che riesce ad essere piuttosto personale e non troppo derivativa: elementi in fondo piuttosto rari, soprattutto se rapportati ad uno scenario in cui affrancarsi dalla massa ribollente di uscite mensili è divenuto a dir poco problematico.

Gli It’sAlie, insomma, riescono abbastanza bene nell’intendimento di costruire un album che suoni fresco pur se inseribile all’interno di un filone tradizionale e di facile interpretazione.
Il merito è probabilmente da ascrivere a tutta la band, assortita in modo ottimale con il contributo del fratello della singer Giorgia, Camillo – alla batteria – assieme a Simon Dredo, bassista già visto con i Room Experience e Raffaello Indri, vulcanico chitarrista degli Elvenking.
Un meccanismo che funziona dannatamente bene e produce in serie brani gustosissimi, veloci, ben arrangiati e molto dinamici come “Silver“, “Fire“, “Hurt“, “Wind“, insieme ad una title track perfetta come “Lilith“, suadente, sinuosa, serpentesca. Quasi ipnotica nel suo incedere.

Non sono sofismi o elucubrazioni astruse in definitiva, le chiavi di lettura attraverso cui si dipana un disco come “Lilith“. Piuttosto, un bel hard rock, vivido, particolareggiato e rotondo. Nondimeno facile da ascoltare e da capire ed altrettanto semplice da apprezzare al primo colpo.
Giova pure l’esemplare contributo del solito Dennis Ward, impeccabile al mixer. Ed aggiunge un po’ di lustro la partecipazione del pigmlaione Matt Sinner, co-autore di alcuni brani e protagonista al microfono nella potente “Hurt“, canzone che potrebbe tranquillamente appartenere ad un disco proprio dei Sinner.

Vorremmo trovare dei difetti, così da non apparire quasi di parte o eccessivamente benevoli. In tutta onestà risulta davvero complicato. Una voce come quella di miss Colleluori è un patrimonio preziosissimo, già di per se sufficiente nell’innalzare di parecchi livelli la bontà di quanto inciso. Se poi la qualità dei suoni, assieme al valore delle performance e del songwriting vanno ugualmente nella direzione dell’eccellenza, non c’è molto altro da fare che applaudire ed inchinarsi.

Nemmeno la solita tiritera dell’originalità un po’ carente può attecchire, giacché, una volta tanto, la band che abbiamo ascoltato mostra caratteri – come detto – in grado di definirne compiutamente la personalità in modo univoco.

Non facciamola lunga, suvvia. Questo è un gran bel disco di hard rock.
Stop.
Aggiungere altro non serve.

 

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Band: It’sAlie
Genere: Hard Rock 
Anno: 2020
80