Recensione: Litania

Di Valeria Campagnale - 24 Novembre 2025 - 10:00
Litania
Band: Litania
Etichetta: Heavy Psych Sounds
Genere: Doom 
Anno: 2025
Nazione:
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65

L’originalità della proposta dei Litania risiede nel trascendere l’uso meramente accessorio degli strumenti orientali, un approccio storico in uso negli anni ’70, per integrarli come componente fondamentale della loro identità sonora. Il complesso impiega strumenti indostani tradizionali quali Sitar, Dilruba, Harmonium e Tanpura, i quali, in sinergia con i drones e le chitarre di Marco Degli Esposti, generano una notevole delicatezza. Il registro vocale, di natura incantatoria e presumibilmente in lingua Hindi, trae ispirazione da antichi raga indiani, delineando una dimensione sonora trascendendente. Le composizioni sono strutturate su riff di chitarra doom psichedelici pesantemente saturati di  vocalizzi femminili esotici e percussioni ipnotiche, l’insieme converge in un’atmosfera mistica particolarmente suggestiva. L’album si articola attraverso una sequenza di brani che esplorano stati emotivi e spirituali di intensa risonanza. “Ghunghru” si caratterizza per un tempo di batteria più sostenuto, eseguito da Vladimir Marikski, che si fonde efficacemente con power chords grezzi, per poi subire una variazione dinamica in funzione della voce evocativa. “Veil Of Illusion” è immerso in una profondità spirituale, supportata da canti ipnotici. Il ritmo intenzionalmente rallentato induce uno stato quasi ipnotico, consentendo alla musica di manifestarsi come un’esperienza extracorporea, sebbene culmini in un’esplosione sonora che ne accresce la densità e la sostanza, con un’enfasi sul basso e le chitarre. In “Vighnaharta” lo stato contemplativo è reso evidente da un voicing di basso profondo, prima di evolvere in una coinvolgente traccia doom grazie all’intervento sinergico dei riff e della batteria. I leitmotiv musicali proseguono con la solennità di “Jamuniya” e “Bound”, che attestano l’alta competenza esecutiva del quartetto. Le linee di basso di Baraldi risultano esemplari e guidano l’ascoltatore nella narrazione oscura e intensa dei brani, complementate dai toni evocativi della performance vocale di De Munari e da contributi chitarristici incisivi. La band ha espresso l’intento di conferire a questi brani una sonorità di massimo impatto, suggerendo che l’integrazione della musica classica orientale nell’album preannuncia una capacità acustica di notevole potenza. L’album si avvia alla conclusione con “Shankara”, che propone un momento di iniziale accoglienza, prima di dirigere l’ascoltatore verso un percorso più tenebroso. La chiusura definitiva è affidata alla straordinaria “Fading Light”, che funge da invito suggestivo a intraprendere il viaggio sonoro e introspettivo verso l’ignoto.
I Litania si posizionano come una delle formazioni più originali emerse di recente, promettendo di ridefinire i confini dell’heavy psych contemporaneo.

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