Recensione: Live At Donnington 1980

Di MotorcycleMan - 9 Luglio 2003 - 0:00
Live At Donnington 1980
Band: Saxon
Etichetta:
Genere:
Anno: 1997
Nazione:
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85

I Saxon sono una band storica ed immensa. Nati come Son Of A Bitch nel 1975 il quintetto del South Yorkshire formato da Peter “Biff” Byford (Vocals) Paul “Blute” Quinn (Guitar) Graham “Oly” Oliver (Lead Guitar) Steve “Dobby” Dawson (Bass) e Pete Gill (Drums) cambiano presto il loro nome in Saxon e rilasciano nel 1979 un ruggente e metallico debut anche se un pò carente nella produzione. Negli anni successivi rilasciano la triade di capolavori Wheels/Strong/Denim e diventano i leader del movimento NWOBHM insieme agli Iron Maiden. Questo gioello di disco è una testimonianza live risalente al primo e glorioso Monster of Rock di Donnington nel 1980. Esibizione volta a dimostrare, ancora una volta come, i Saxon in quegli anni erano una band distruttiva, veloce e grezza dal vivo ancor più che da studio.

Il concerto si apre con il solito calorosissimo pubblico che intona il magico nome: “Saxon! Saxon!” insieme ai boati di Harley rombanti, e tutti voi avranno capito che sta per partire Motorcycle Man una canzone immensa, potentissima e terremotante, una vera pietra miliare della produzione Saxon che in questo live è doppiamente veloce e ci obbliga a sbattere la testa su e giù come dei forsennati, per dei veri Heavy Metal fan. La qualità della registrazione è discreta, piuttosto confusionaria e datata, invece la produzione dei suoni è dannatamente “raw and loud” e da l’esatta idea di uno show infuocato come questo. Si prosegue con uno stupendo brano tratto dal primo album, Still Fit To Boogie, qui rivista in una versione molto più veloce ed heavy, potentissima e coinvolgente lascia senza fiato grazie ad una prova perfetta dei musicisti, specialmente Pete Gill e Biff Byford, che mandano in delirio il pubblico. Un urlaccio potentissimo di quella belva di cantante che è Mr.Byford “Is everybody feeling… Freeway Mad!?” ci introduce allo storico rullante di batteria che da inizio all’ennesimo capolavoro targato Saxon. Freeway Mad è dannatamente heavy metal e con dei riff scolpiti nella storia, dal sapore vagamente settantiano è una gemma assoluta di quel masterpiece che risponde al nome di Wheels Of Steel, geniale l’assolo finale del grandissimo Oliver.
Backs To The Wall proviene dal primo album ed al Monster Of Rock distrugge tutto e tutti grazie ad una perfmormance che definire straordinaria è poco, per quanto riguarda la canzone: un ottimo testo ed un songwriting decisamente hard and heavy. Ed ora è giunto il momento di un inno per tutte le generazioni future di metal heads…. Wheels Of Steel! Assolutamente incredibile, ogni volta che la ascolto mi sorprendo come questi cinque ragazzi inglesi abbiano sfornato un capolavoro così tremendamente pesante e coinvolgente, ed a questo punto suppongo che ogni “Saxon fans” sarà andato in delirio sulle note di questa perla.
E a dimostrare che i nostri Sassoni erano (e sono) belve da palcoscenico, ecco il gruppo improvvisare una canzone mai registrata in studio e piuttosto stupidotta, Bap Shoo Ap, un rock and roll velocissimo e travolgente al massimo con un ritornello molto divertente che tutto il pubblico canta con il buon Biff. Segue a ruota l’epica e poetica 747 Strangers In The Night, non penso sia necessario aggiungere altro a questa canzone se non l’ascolto, un pubblico affamato di metallo forma un coro quasi commovente. Ed ora è giunto il momento dell’inno biker per eccellenza dopo Motorcycle Man, ed ecco che all’inno di “We Don’t Give A Shit!” parte a manetta Stallions Of The Highway, un brano che sprizza metallo fuso da ogni poro, con i suoi riff storici ed una prestazione vocale d’antologia. La fine del disco è affidata alla closer dei concerti dei Saxon per eccellenza, l’invincibile Machine Gun, e qui si tocca veramente la velocità della luce. Una prestazione stupefacente da parte dei cinque musicisti, ma il top si raggiunge nei molteplici assoli letteralmente spacca timpani del grande Graham Oliver, che sembra strisciare un coltello sulle corde al posto del plettro: aggressivo, ruvido e favoloso solo.
In conclusione, anche se la scaletta non comprende molti dei capolavori successivi e la registrazione è piuttosto mediocre, non posso fare altro che consigliare questo live ad ogni Saxon fan che si rispetti perchè racchiude in se la magia, il fuoco, il suono “raw loud and proud” dei primi Saxon, una band che aveva tanta voglia di conquistare il mondo del metal, e…che ci è riuscita alla grande.

Grazie ancora Saxon, “Do you want it louder?”, yes, we want it louder.

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