Recensione: Live in Oberhausen

Gli acclamatissimi Kanonenfieber giungono così al loro secondo album dal vivo, dopo solo due in studio e una discreta quantità di singoli pubblicati, rivelandosi subito come una band molto prolifica e impegnata a 360 gradi (a gennaio 2026 ci sarà la pubblicazione di una raccolta di singoli rivisitati e due brani inediti). Il progetto è nato dal cantante e polistrumentista anonimo “Noise”, che con l’esordio “Menschenmühle” del 2021 e il successivo “Die Urkatastrophe” del 2024 ha gettato una ventata di aria fresca nel death metal melodico (e anche con qualche influenza black), vuoi per la particolarità dei testi e vuoi per lo stile, con canzoni dalla media durata molto adatte per essere eseguite dal vivo e caratterizzate da strutture semplici e snelle e con refrain molto coinvolgenti in lingua tedesca. Registrato lo scorso anno davanti a 1800 persone, la band ha sfornato un repertorio estrapolato per la maggior parte dall’ultimo album, con due intro e ben sette canzoni, mentre due canzoni sono tratte dal disco d’esordio (“Die Feuertaufe” e “Die Grabenlieder”) e tre dai vari singoli (“Kamps und Sturm” e “Die Avarien” dall’ep “U-Bootsmann”, e“Füsilier I” dall’omonimo singolo) per un totale di 14 tracks. Recentemente approdati in Italia e protagonisti a Trezzo di una ottima prestazione con la setlist che ha ricalcato quasi fedelmente quanto proposto ad Oberhausen, questo live album esce anche in formato video, consigliatissimo perché rappresenta al meglio ciò che sono i Kanonenfieber dal vivo, una band dal forte impatto scenico ed emotivo, sicuri delle proprie capacità e dei propri mezzi, enfatizzati ancor di più dalla buona tecnica dei musicisti e dalla teatralità espressa soprattutto da Noise, che non si limita solo a cantare ma anche a mimare e a recitare la parte del protagonista delle sue canzoni: infatti i testi sono il racconto della guerra vissuta dal punto di vista dei soldati, coloro che hanno sofferto in prima persona le scelte scellerate di capi di Stato e ufficiali dell’epoca, pronti a gettarli nella mischia e in ogni scenario di guerra. Lo stesso Noise si è avvalso della consultazione di documenti diretti, soprattutto di lettere dei soldati dal fronte. Così l’emozione e l’esaltazione del campo di battaglia sono riscontrabili nelle più veloci e marziali ”Menschenmühle”, “Sturmtrupp”, “Füsilier I”, “Die Feuertafe”, “Lviv zu Lemberg”, in cui i protagonisti sono i soldati che combattono in trincea tra continue esplosioni e corpi insepolti nel ghiaccio, nella neve e nel fango dei campi di battaglia oppure che marciano tra il freddo e le bufere della Galizia.
I ritmi marziali sono presenti anche in “Ausblutungsschlacht” in cui sono descritte le vicende della tragica battaglia di Verdun, tra le più grandi ed estenuanti della storia. La musica si fa anche più malinconica, come in “Waffenbrüder”, che narra la perdita del migliore amico in battaglia, o in “Grabenlieder”, in cui l’unico ristoro o consolazione per i militari sono “i canti di trincea”, mentre “Der Maulwurf” (la talpa) vede Noise con una pala che imita uno scavatore di tunnel, tra lettere scritte al buio e il pericolo imminente di esplosioni di bombe e mine che da un momento all’altro possono seppellirlo vivo.
E poi gli altri scenari, come l’accoppiata potente “Kamps und Sturm” e “Die Avarien”, in cui questa volta i protagonisti, al suono del sonar che scandisce il pericolo imminente, sono marinai che rischiano di rimanere intrappolati nel sommergibile in balia delle onde. L’esecuzione dei brani è perfetta e meticolosa rispettando quanto eseguito in studio senza particolari variazioni; i brevi assoli sono inseriti all’interno delle canzoni e sono assenti parti interlocutive o di intrattenimento con il pubblico: Noise si limita solo ad incitarlo per cantare insieme i refrain e coinvolgerlo mentre per il resto è intento a cantare e a recitare i lunghi ed impegnativi testi delle sue canzoni come nella scena di un teatro.
Questo disco dal vivo riesce in pieno a ricreare l’atmosfera cupa e belligerante della band e devo dire che ci riesce pienamente, aiutata anche da una scenografia che ricorda da vicino quella dei Sabaton, a cui qualcuno li accosta come il loro alter-ego in ambito estremo, soprattutto per le abbondanti scenografie con filo spinato, sacchi di sabbia, cannoni, ponti di torpediniere, pale, fumogeni, esplosioni, neve artificiale e abbigliamento sempre coerente con le varie rievocazioni proposte, con sullo sfondo la gigantografia dello Zeppelin di chiara fama. La produzione è ottima e a confronto degli album in studio le canzoni sono più potenti, l’esecuzione dei musicisti è perfetta (ottima la prova del batterista che si cimenta con una cassa sola) e la prova di Noise è veramente fuori le righe. Per chi si avvicina alla band, è il disco perfetto per iniziare, ma anche per i fan questo disco rappresenta i Kanonenfieber al top della forma. Ed io l’ho preso.