Recensione: Lunar Strain

Di Xtatrank - 27 Aprile 2002 - 0:00
Lunar Strain
Band: In Flames
Etichetta:
Genere:
Anno: 1993
Nazione:
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80

Il primo lavoro degli In Flames sicuramente resterà una piccola, grezza perla in tutto il mondo del Death. La line-up non è ancora stabile, la produzione discutibile, ma la violenza e l’impeto ci sono, eccome. L’inconfondibile sound degli In Flames domina questo splendido album, ma viene affiancato anche da evidenti sfumature di folk nordico, con inserimenti di violini in Starforsaken (in cui creano l’intro) e Hargalaten, un vero e proprio brano tradizionale costruito solo su violino e chitarra. Passiamo ad esaminare i dieci brani di questo classico, che proprio non si può chiamare in altro modo.

Un riff cattivo e un urlo incazzato di Mikael Stanne (Dark Tranquillity) introduce Behind Space, un pezzo che verrà poi ripreso nel ’99 con Colony e che verrà riproposto numerose volte dal vivo. Bellissimo lo stacco centrale, carico di tensione, e il finale di chitarra classica, quasi medievale, che però gli In Flames rimuoveranno dalle versioni successive. Arriva poi la title-track, forse il pezzo meno brillante del lotto, ma comunque con belle melodie e in sintesi un ottimo brano, anche se non raggiunge il resto del disco (non venitemi a dire che è brutto!!!) Migliore la successiva sopracitata Starforsaken che dopo i violini diventa un pezzo veloce e cattivo con tutta l’energia targata In Flames. Migliore ancora la successiva, bellissima Dreamscape, un pezzo strumentale melodico e sognante, che non dimenticherete facilmente alla fine dell’ascolto. Poi, un altro picco, la lentissima Everlost part I. Stanne si spreca con urli strazianti su trame musicali pacate e rilassanti, estremamente lente e d’atmosfera. Memorabile il brevissimo assolo finale. Dopo viene la parte II, che è praticamente un assolo indimenticabile di due chitarre acustiche accompagnate da una evocativa voce femminile stile quella di Tarja Turunen dei Nightwish. Raramente ho sentito tanta bellezza in un pezzo acustico. Bella anche la già citata Hargalaten, un classico pezzo tradizionale svedese su cui non mi dilungo più di tanto. La lunga e aggressiva In Flames ci riporta bruscamente alla realtà, con riff cattivissimi e inserimenti acustici azzeccatissimi. Sempre ottime le prove vocali del nostro Mikael. Gli ultimi due brani sono i più scorrevoli dell’intero lavoro: si va dalla veloce Upon An Oaken Throne, tutta da pogare, e alla cadenzata e oscura Clad In Shadows, altro pezzo di grande impatto.

Così si conclude tale magnificenza. Unica pecca, i cambi continui di line-up, che portano a concentrarsi un pò sulla band attuale, tralasciando un poco i vecchi musicisti. Ma questo non impedirà a nessuno di procurarsi un disco grezzo, allo stato brado, ma di rara potenza e classe. Un grandissimo lavoro che resterà per sempre impresso nella mente degli amanti dell’ Heavy Metal.

Se non lo avete, compratelo. Non ve ne pentirete.

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