Recensione: Manifesto for Futurism

Di BovinoKinder - 16 Dicembre 2002 - 0:00
Manifesto for Futurism
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Anno: 1999
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85

Un disco prog non troppo immediato, suonato in maniera fantastica e che riesce a essere a suo modo originale pur ricordando a tratti i Fates Warning, a tratti i Queensryche. Questo è in sintesi Manifesto for futurism dei Dali’s Dilemma, gruppo composto da cinque musicisti tecnicamente eccezionali tra cui spiccano il chitarrista Patrick Reyes e il cantante Matthew Bradley. Il disco è molto omogeneo, il livello dei brani infatti è alto dall’inizio alla fine quindi non è facile sceglierne uno su tutti gli altri, la mia personale preferenza va a Despite the waves per la bellezza delle melodie e per l’arrangiamento molto curato, e a un altro brano molto melodico e con bellissimi stacchi strumentali come This time around, l’unico dell’album con un chorus orecchiabile e facilmente memorizzabile. Si può forse rimanere un po’ spiazzati dopo aver ascoltato per la prima volta la prima traccia, se non altro per il suono piuttosto originale delle tastiere, ma è solo una prima impressione, perchè nonostante il titolo il disco non ha poi molto di moderno o alternativo (aggiungerei per fortuna) se non qualche piccola sperimentazione qua e là specialmente per quanto riguarda il suono delle tastiere.

Ma di bello non ci sono soltanto la voce e le chitarre, anche il bassista Steve Reyes fa un lavoro notevole, a tratti in sottofondo, a tratti più in evidenza, e molto belle sono anche le melodie create dalle tastiere di Matt Guillory, in risalto soprattutto nella bellissima (e un po’ troppo breve) Whispers. Insomma un ottimo disco prog, forse più per gli appassionati del genere che per il grande pubblico più eterogeneo di altre bands in qualche modo simili come ad esempio i Dream Theater, ben prodotto, suonato in modo perfetto da musicisti che tecnicamente sono tutti parecchio sopra la media e soprattutto originale e vario quanto basta per non annoiare mai. Non avrà il feeling e l’intensità degli Shadow Gallery o dei Dream Theater, nè d’altra parte è immediato come ad esempio i Queensryche di Empire, però resta, se non un capolavoro assoluto, un disco consigliatissimo per chi ama il prog.

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