Recensione: Mankind’s Mistakes
Da gustare poco a poco, il primo full length dei toscani Souldeceiver.
Mankind’s Mistakes, registrato con la piccola ma attiva SG Records, è il classico album che ha bisogno di parecchi ascolti per essere apprezzato. La prima impressione, infatti, è quella di un lavoro ostico, duro da digerire; a uso dei consumatori più smaliziati e più pazienti.
Invece non è così.
Pur non possedendo in ogni caso i requisiti della facile accessibilità, Mankind’s Mistakes svela poco a poco un’anima che va oltre la mera tecnica. Mera tecnica che è dispensata in abbondanza, fra i membri del gruppo. Non per altro ciò spiegherebbe perché, dopo poco più di due anni di carriera e un solo demo all’attivo (“Personal Massive Research”, 2007), i Nostri siano riuscire a strappare un contratto discografico; chimera per i più. Notevolmente sopra la media, ad esempio, la qualità del guitarwork grazie ai due «boscaioli» dalle asce affilate Alessio Rossano e Luca Mosti. Non solo efficaci nelle ritmiche (Cold Eternity), ma anche capaci di tirar fuori dal cilindro soli ben riusciti, dallo stile classico (Memories Of Centuries). La sezione deputata al traino, a cura di Federico Crovetti (ora sostituito da Edoardo Teani: l’album è uscito nell’agosto 2009) e di Federico Cecchini, non perde nemmeno le briciole, per strada, arrotondando anche gli spigoli (Doomed). La voce, come spesso accade, rimanda ai gusti personali: l’ortodossa mistura growl/scream proposta da Francesco Meo si assesta, infatti, nella media del genere.
Tornando all’aspetto artistico, il disco è composto da un insieme di canzoni stilisticamente ben amalgamate fra loro. Il mood ha un sapore secco, metallico; merito, anche, di alcuni brani dal rifferama cyber death (Terror Of Knowledge) e di altri rifiniti con tocchi di tastiera dal groove futuristico (Awakening In Reality). Forse l’omogeneità qualitativa non raggiunge i massimi livelli, poiché accanto a episodi decisamente riusciti ce ne sono altri meno interessanti. Trattandosi di un debut album, tuttavia, il peccato è veniale e, data la bravura dei musicisti, senz’altro eliminabile, in futuro. L’aroma old school accennato poc’anzi in riferimento ai chitarristi avvolge comunque l’intero lavoro: il CD suona moderno, tuttavia l’amore per i Death di Chuck Schuldiner si rinviene in ogni angolo del CD medesimo (Automa X). Inutile, quindi, aspettarsi velocità da brivido e blast beats. Piuttosto, un ritmo articolato e complesso che, per essere apprezzato nella sua varietà, ha bisogno di prendere confidenza con chi ascolta: provare The Other Side con le sue accelerazioni e i suoi cambi di battuta, per credere. Non manca anche la melodia, che spunta con veemenza qua e là addolcendo un poco l’asprezza del sound (Alchemical).
Tirando le somme, il giudizio finale si assesta sulla piena sufficienza. Anzi, qualcosa in più, giacché il peso della media dei brani è orientato maggiormente verso quelli più riusciti come The Other Side, Terror Of Knowledge e la strumentale Alchemical.
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Track-list:
1. Memories Of Centuries 4:41
2. Cold Eternity 3:33
3. The Other Side 4:49
4. Automa X 3:40
5. Awakening In Reality 4:28
6. Alchemical (Instrumental) 2:55
7. Predominant 4:55
8. Doomed 4:34
9. Terror Of Knowledge 6:13
Line-up:
Francesco Meo – Vocals
Alessio Rossano – Guitars
Luca Mosti – Guitars
Federico Crovetti – Bass
Federico Cecchini – Drums