Recensione: Masterplan

Di Mauro Gelsomini - 9 Febbraio 2003 - 0:00
Masterplan
Band: Masterplan
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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90

La recensione è stata scritta parallelamente da me e Francesco “madcap” Vitale.

Mauro Gelsomini

La nuova creatura degli ex Helloween Uli Kusch e Roland Grapow vede finalmente la luce, dopo la loro chiacchieratissima uscita dalla band di Amburgo. Era dunque atteso il debut dei Masterplan, per almeno due motivi: il primo è relativo alla proposta compositiva della nuova band; in un genere ormai stantio e decisamente affollato, saranno capaci Uli e Grapow di portare nuova linfa?
Il secondo riguarda invece la presenza dell’eclettico Jorn Lande, a detta di chi scrive uno dei migliori singer della scena, dotato oltre che di una voce strabiliante, di una poliedricità imbarazzante anche per i mostri sacri del genere.
Entrambe le aspettative, seppure esose, vengono superate dal risultato: il disco è clamoroso, e inanella una serie di 11 hit assolute, in grado di rinnovare completamente il vecchio concetto di power metal. Come se non bastasse, Lande continua a stupire, adattandosi alla perfezione a qualsiasi trovata compositiva di Grapow. La caratteristica ricorrente nei pezzi di questo disco è probabilmente la continua ricerca della rilettura moderna dei classici stilemi del power metal, risultando il songwriting sempre fresco e dinamico senza mai uscire dal seminato. Così ci troviamo di fronte a pezzi dalla struttura studiata, articolata, che puntualmente progrediscono in refrain travolgenti e strappaconsensi.
Le sperimentazioni sonore non sono certo fini a se stesse, ma contribuiscono a creare situazioni liriche di un certo tipo. Tanti effetti, quindi, su tutti gli strumenti indiscriminatamente, come ad esempio il flanger che  domina buona parte dell’opener “Spirit Never Dies”, power metal pomposo mescolato all’aor più sublime, una delle song più esaltanti dell’intero album: da brividi il break centrale, non sentivo niente di simile da parecchio tempo…
Segue il brano del singolo apripista, “Enlighten Me”, complessa nelle strofe e nel bridge, travolgente nel ritornello, ancora una volta pop-oriented, ma dagli arrangiamenti di classe superiore. Gli highlights si susseguono: dall’up-tempo martellante di “Kind Hearted Light” si passa alla poderosa “Chrystal Night”, gioiello di progressione che inizia con un riff priestiano, subito sostenuto dalle lyrics di Lande “Dio-version”, prima del chorus epico e più rilassato. Le ritmiche pesanti non fanno danno tregua, e portano alla brusca interruzione che lascia rifiatare prima di ripartire ancora più sofferte e sfociare nel liberatorio finale, in un crescendo esplosivo di velocità e potenza.
L’hard rock apocalittico di Soulburn, poggiato su dissonanti accordi del piano di Axel Mackenrott, si scatena nel lungo pre-chorus, in cui le vocals di Jorn sono sostenute da un coro senza interruzioni che rende l’atmosfera ancora più surreale prima del solo di Roland. Quest’ultimo ha decisamente diminuito le sue apparizioni solistiche a vantaggio di un più attento songwriting, com’è evidente dalle melodie orientaleggianti di Bleeding Eyes. Qui la voce di Lande è appesantita da una leggera distorsione e le ritmiche di Roland e Jan S. Eckert (ex Iron Savior) a iterare pattern cari a ben altri generi, anche se la facilità con cui i Masterplan svariano tra un pezzo lento e pesante infarcito di suoni elettrificati e un refrain arioso e corale è impressionante. Trattengo a stento le lacrime sull’helloweeniana “Heroes”, in cui si incontrano passato e presente di una band che cambia nome, cambia faccia, cambia attori: Michael Kiske duetta con Jorn in maniera straordinara, e mi fa sperare che questo sia veramente il nuovo corso per quel genere che ho tanto amato e che fatica a riemergere.
La veloce Sail On potrebbe ricordare gli Aerosmith, i Gamma Ray, gli Ark più melodici. Sì, tutto insieme, perché quando si tratta di coinvolgimento potrei citarli tutti e non sbagliare mai. La song si trasforma sul finale nella delicata “Into The Light”, ballad dalle linee tutt’altro che banali, molto vicina alla produzione del Kiske solista, salvo sfociare nell’energico refrain.
Fa capolino anche il power metal nel senso più “teutonico” del termine, “Crawling From Hell”, con le sue cavalcate maideniane (ma sentite un po’ gli accordi…), i tastieroni alla Stratovarius, la doppia cassa di Uli, e su tutti l’incredibile voce di Jorn… Che dire, un fulmine.
E’ ancora un pezzo dal sapore tutto pop a chiudere l’album. “When Love Comes Close” è sognante, cantabile, raffinato e non si discosta di una virgola dal sound che questa band ha creato, imponendo prepotentemente la propria personalità, sicura dei propri mezzi e delle proprie idee, e riuscendo a infondere la sicurezza che il power metal è tutt’altro che finito.

Benvenuti Masterplan!

Francesco ‘Madcap’ Vitale

Dei Masterplan negli ultimi mesi si è parlato veramente molto. Il nuovo progetto dei due ex-Helloween Roland Grapow e Uli Kusch, ha catalizzato l’attenzione di molti sia tra i fan che tra la stampa specializzata. Ad essere sincero io non ero affatto tra questi, essendo convinto praticamente fin da subito che la band avrebbe preso risvolti esclusivamente commerciali. Mi sono inziato ad interessare alla forma che prendeva la cosa solo da quando Jorn Lande, pochi mesi fa, ha abbandonato gli Ark per entrare in pianta stabile in questi Masterplan. La sua decisione mi ha letteralmente spiazzato. Credevo infatti che una macchina perfettamente rodata come quella degli Ark, ingrado di  monopolizzare le poll annuali delle diverse riviste di settore in tutto il mondo col fantastico “Burn The Sun”, non potesse assolutamente bloccarsi all’apice del successo. Sinceramente i conti proprio non mi tornavano.
Invece ora, dopo aver ascoltato e assaporato l’omonimo debutto del gruppo guidato da Grapow, devo ricredermi. Lande con la sua voce, una delle più personali e profonde del metal moderno, ha saputo infondere un gran tocco di novità alle composizioni del gruppo, molto Helloween oriented soprattutto nei passaggi più melodici e negli orecchiabilissimi ritornelli. La musica è un classic/power metal in grado di aprirsi ad influenze molteplici, rendendo ogni canzone unica.  
Grapow, dimostra alla grande di saper utilizzare un riffing deciso e trascinante, non lanciandosi perennemente in asfissianti assoli, ma ricorrendo spesso a ritmiche ben studiate e cadenzate. Le tastiere di Axel Mackenrott spesso possono risultare un tantino invadenti e stucchevoli, ma decisamente danno al suono una corposità maggiore. Naturalmente è Lande l’indiscusso protagonista, eccezionalmente in forma ed in grado con la sua personalissima timbrica di regalarci fortissime emozioni.
Proprio come nella opening track “Spirit Never Dies”, ritmiche piuttosto moderne ed il cantato di Jorn che parte con un registro piuttosto basso per poi diventare potente ed esplosivo, perfetto per questa canzone dai tempi veloci. Ricca di melodia è la fantastica “Enlighten me”, il singolo lanciato prima della pubblicazione del disco. Melodie fresche e coinvolgenti con un bel ritornello. La canzone di tutto l’album che non mi stancherò mai di ascoltare è sicuramente la quarta, “Crystal Night”, oscura e travolgente, basata su di un mid-tempo fenomenale. Ancora su toni oscuri è costruita “Soulburn”, caratterizzata da molte più tastiere. “Heroes” invece è proprio power-metal alla Helloween, melodico, veloce e frizzante. In “Into the light”, semi-ballad che alterna alla chitarra elettrica il suono acustico, si tracciano melodie potenti ed esplosive sul ritornello. “Crawling From Hell” dotata di un riff veloce e serrato, molto americano, torna su ritmi sostenuti e più oscuri, a riprova che quest’album è dotato di mille sfaccettature. Grandioso anche l’assolo di Grapow. Vocals filtrata sulla successiva “Bleeding Eyes” altra canzone energica, ricca di tastiere enfatizzanti e melodie misteriose. A chiudere il lotto di 11 canzoni troviamo “When love comes close”, dove è ancora la chitarra acustica ad introdurci alla parte elettrica di questa ballad dal sapore hard rock.
Insomma, non posso che ritenermi entusiasta di quest’album che aspettavo un pò timoroso ed invece si è rivelato molto valido. Speriamo che i Masterplan sappiano stupirci con album ancora più magistrali negli anni a venire.

Tracklist:

01. Spirit Never Die
02. Enlighten Me
03. Kind Hearted Light
04. Crystal Night
05. Soulburn
06. Heroes
07. Sail On
08. Into The Light
09. Crawling From Hell
10. Bleeding Eyes
11. When Love Comes Close

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