Recensione: Mean streak

Di The Dark Alcatraz - 1 Gennaio 2004 - 0:00
Mean streak
Band: Y & T
Etichetta:
Genere:
Anno: 1983
Nazione:
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78

LINE UP:
Dave Meniketti – Lead Vocals / Lead Guitars
Joey Alves – Rhythm Guitars
Phil Kennemore – Bass Guitar
Leonard Haze – Drums

Siamo al 1983, i 365 giorni più importanti della carriera degli Yesterday And Today. Mi appresto ovviamente a motivare quello che ho asserito poco sopra; giustificando questa mia opinione con questo breve concetto: i due anni precedenti furono, per gli Y&T due anni molto felici sotto il punto di vista artistico, che videro la pubblicazione dei due colossi della loro discografia, ovvero Earthshaker ( 1981 ) e Black Tiger ( 1982 ). Come spesso accade però, dopo una condizione di quiete apparente e di stabilità che sembra inattaccabile, si finisce nell’ occhio del ciclone delle critiche, magari anche solo un anno dopo. Quindi il 1983 è assolutamente centrale per comprendere in maniera corretta il sound degli Y&T e soprattutto per accertarsi se, effettivamente, la band abbia acquistato una propria identità e integrità nel gruppo. Per quanto riguarda il sound, questo “Mean Streak” ne è la riprova concreta, un disco che senza dubbio rappresenta un valido outsider per le due release precedenti, naturalmente introducendo delle caratteristiche peculiari che poi andremo a discutere e che lo renderanno particolare nel suo genere.
Per ciò che concerne il discorso di line up, quest’anno fu di sicuro consolidamento, di un gruppo già ampiamente rodato, ma che dà qui dimostrazione di attaccamento ai propri ideali e alla propria musica, producendo un album sicuramente non banale, ma che anzi, presenta alcuni tratti di limpido interesse.
L’ hard rock/heavy metal particolarissimo di “Black Tiger” ad esempio, viene qui arricchito in melodia, perdendo un po’ di quel classico hard ‘n’ heavy style che era stato preponderante negli altri lavori della band. Quindi gli Y&T, come avrete capito certamente, danno inizio ad un processo evolutivo che si completerà ( ahinoi ) 4 anni dopo con il contestatissimo “Contagious”. I tratti commerciali e radiofili di quest’ ultimo però, in “Mean Streak” sono embrionali e saltano all’orecchio solo ai timpani più esperti ed ai fan di questa band, e comunque sono così pochi e brevi, da risultare gradevoli, e divenendo un vero e proprio tratto riconoscitivo di “Mean Streak”.
Intanto per cominciare la title track, e opener del Cd, ci fa fare un tuffo indietro, proiettandoci direttamente nelle atmosfere tipiche di “Black Tiger”, rimembrandoci l’ ispiratissima vena heavy metal che ha da sempre accompagnato le composizioni di Dave Meniketti & friends. Un pezzo dalla ritmica roboante, potente grezzo e aggressivo: riffs puntuali e un refrain ad hoc, che ne fanno senza dubbio il miglior lavoro di tutto il platter. I tratti inconfondibili di questo disco, iniziano a comparire con “Straight Thru The Heart” ed a diventare evidenti con “Lonely Side Of Town”. Nella prima infatti, il processo evolutivo è ancora agli albori, ma già ci viene presentato un pezzo hard rock con sfumature tipiche del rock n roll anni 70 di stampo prettamente USA, che troveranno sugello e completamento nella traccia seguente e numero tre della tracklist, la già citata “Lonely Side Of Town”, un pezzo che palesa il rock n roll di cui sopra con riffs lunghissimi, solfeggi prolungati all’eccesso da parte di Dave, ed acuti a profusione. Un brano, questo, nel complesso comunque valido.
La song numero quattro del platter, nonché la seconda migliore dopo la title track, porta il nome di “Midnight in Tokyo”. La performance da sottolineare è in particolare quella di Phil Kennemore al basso, con un ottimo sottofondo in sordina, che si sviluppa con personalità in un vero e proprio bass solo, adombrando forse un po’ i riffs di chitarra che qui non sono certo in primo piano. Altro pezzo molto interessante si trova al numero 7 del platter, “Take You To The Limit”, brano questo che evidenzia ancora una volta le piacevoli caratteristiche di “Mean Streak”, c’è qui un riff iniziale di Dave molto particolare e divertente, ed un ritornello che riprende ancora molti temi in chiave hard ‘n’ heavy, che ha certamente catturato la mia attenzione. La sola canzone alla quale devo riuscire ancora a conferire una posizione all’ interno della line up è “Breaking Away”, che non è riuscita mai ad acquisire i miei favori e che reputo fine a se stessa ed anche un pelino superificiale. Per il resto, questo disco, è di assoluto effetto, sicuramente non a livello dei precedenti, ma come ripeto, una conferma di sicuro rilievo, un buon seguito per i lavori che furono, e che hanno rappresentato la storia di questa gloriosa quanto ignorata band. Nella loro totalità infatti, i pezzi sono discreti, con qualche punta di diamante, di cui vi ho, spero in modo esauriente, esplicato le caratteristiche, e naturalmente, qualche passo falso.

La più grande pecca di questo disco, è da riscontrare di certo in fase di produzione, che rappresenta un passetto indietro rispetto a “Black Tiger”, dove il suono usciva più caldo e completo, e invece qui ho trovato, in questo senso, un certo pressappochismo che poco ho gradito, e che ha influito non poco sul voto finale per questo disco, che resta comunque buono. Peccato per gli anni a venire, che non saranno, come dire… da ricordare, per gli Yesterday And Today.
Daniele “The Dark Alcatraz” Cecchini

TRACKLIST
1. Mean Streak
2. Straight Thru The Heart
3. Lonely Side Of Town
4. Midnight In Tokyo
5. Breaking Away
6. Hang ‘Em High
7. Take You To The Limit
8. Sentimental Fool
9. Down And Dirty

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