Recensione: Memories of an Ancient Time

Di Luca Montini - 20 Luglio 2015 - 0:00
Memories of an Ancient Time
Band: Hollow Haze
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2015
Nazione:
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75

Sesto album all’attivo per i veneti Hollow Haze, reduci dal superlativo “Countdown to Revenge” (2013) che vantava la voce di un ispiratissimo Fabio Lione (entrato in lineup al posto di Alessandro Sonato) e degli arrangiamenti davvero di prim’ordine ad opera del tastierista Simone Giorgini. Senza alcun dubbio possiamo ritrovare tutti i punti di forza di quel disco anche nel suo diretto discendente “Memories of an Ancient Time”, in quel riuscito mix di heavy, power e prog che ormai è marchio di fabbrica degli Hollow Haze, anche se al  microfono dobbiamo segnalare un nuovo avvicendamento: è infatti Mats Leven (Krux, ex-Malmsteen, ex-At Vance) a cantare le melodie di Nick Savio, accompagnato come in una vera e propria metal opera da Rick Altzi (Masterplan, già ospite nel precedente lavoro), Amanda Somerville, Ivan Giannini (Derdian) e Claudia Layline (Serenade). 

Come si può facilmente intuire dal titolo e dalla cover art del lavoro, il concept è ambientato in un passato di piramidi sci-fi che ricorda molto da vicino Stargate, celebre film di Roland Emmerich datato 1994: tra sfingi ed alieni, cultura e tecnologia, riti e profezie. Il compito di introdurre l’ascoltatore in queste terre oscure e piene di mistero è affidato alla breve intro “Out in The Darkness”, che senza soluzione di continuità decolla con la doppia cassa furente di “Rain of Fire and Lights”. Sempre piacevole l’amalgama sapiente tra tastiere ed orchestrazioni che concedono il mood ed il riffing serrato di casa Hollow Haze, in grado qui di raggiungere l’apice col ritornello incedente come il tremendo scrosciare di una tempesta di fuoco. Ancora sulle montagne russe in compagnia degli alieni con la veloce “Created to Live”, ritornello di nuovo azzeccato ed altro piccolo gioiello del platter. 
Duetto Levens Somerville per il mid-tempo “An Ancient Story”, con la prima strofa su chitarra acustica ed il ritmo che si fa più cadenzato, lasciando ancora maggior spazio alle orchestrazioni che rimandano ai misteri delle piramidi e del pantheon egizio.
Tanto pathos per l’intermezzo quasi straniante “A New Era”, che fa da preambolo a “Night is Calling”, sulle ali di una ribellione imminente nel suo chorus. La successiva “Angeli di Fuoco” ci ricorda la bellezza del metal cantato nella nostra lingua da Ivan e Claudia, anche se forse si poteva osare di più con l’uso lingua di Dante per conferire al brano una maggiore identità musicale, presente solo prima del ritornello in lingua inglese. 
Notevole lo shredding di “Silvertown”, che col suo ritmo sincopato ci narra della morte dei padroni alieni. 
Arpeggio acustico per la ballad “Eyes of the Sphinx”, che esplode di nuovo con un potente assolo di chitarra elettrica. Brano più affine al power classico, la corale “Lance of Destiny” che vanta la presenza di Rick Altzi in duetto con il Levens.
Chiudono la narrazione la discreta “Demon” e l’evocativa “Gate to the Eternity”, forte di una struggente carica epica ed emotiva.

Negli anni gli Hollow Haze continuano a far crescere e consolidare uno stile musicale che gli è proprio, lungi dall’essere epigoni di un qualche filone di riferimento: orchestrazioni ed arrangiamenti di livello, guitarwork incisivo e puntuale ma mai invadente ed un mix ideale di melodia e durezza, velocità e pathos, epicità e momenti più progressivi. In questo “Memories of an Ancient Time”, forte dei suoi cinquantaquattro minuti, non è che l’ennesima conferma dello stato di grazia della band vicentina. Resta tuttavia da sciogliere il nodo dei troppi avvicendamenti al microfono, tanto che viene da chiedersi se questo progetto virerà verso la metal opera stricto sensu o se questo momento va considerato come di mera transizione verso un futuro più stabile e con un’identità vocale di riferimento più nitida e chiara. Mentre ci poniamo queste domande relative al futuro, non resta che chiudere gli occhi ed accendere nuovamente lo stereo – per tornare in un luogo lontano nello spazio e nel tempo, alle narrazioni di un mondo misterioso ed antico, quello di “Memories of an Ancient Time”. 
 

A rebellion to the throne, it is time to call for war
All chains of oppression must be broken!

 

Luca “Montsteen” Montini

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