Recensione: Metropolis

Di Stefano Ricetti - 13 Gennaio 2020 - 14:27
Metropolis
Band: Paul Cat
Etichetta: Za Project
Genere: Doom 
Anno: 2019
Nazione:
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75

Metropolis a trentatré giri vale il prezzo dell’acquisto anche solo per il suono polveroso e fottutamente catacombale della chitarra di Paul Cat. “Feedback Voyager”, il pezzo che apre la side A riporta la lancetta del tempo indietro alla fine degli anni Settanta, quando il protagonista di tali trame si chiamava ancora Paul Chain e, insieme con quell’altra anima dannata di Steve Sylvester, diede forma a quella creatura immonda che furono – e che sono ancora, sebbene sotto altri aspetti – i Death SS. La dose di heavy doom mefitico continua sulle note di “Funeral Of The Planet Earth”, traccia nella quale il buon Cat accompagna il sound lugubre della sua sue sei corde con il tipico lamento in fonetico che tanti lutti addusse alla vasta platea italica amante dell’HM crepuscolare. La discesa verso gli inferi continua lungo le note dell’ipnotica “Metropolis”, vicina ai The Doors più allucinati. “60’s Economic Boom” è la strumentale che prepara il terreno per il terrore emanato da “Society Film Decadence”, che una volta di più dimostra che Paul “Chain” Cat è fuoriclasse nell’esercizio di emanare paura e brividi lungo la schiena… Death SS docet! “Mystical Political Jungle” chiude la side A. Dopo tanto buio è tempo di un poco di luce ed ecco servita “Near Nuclear Explosion”, la strumentale ad aprire il lato B. A seguire “Iron And Poetry”, cinque minuti e rotti di musica adattabili benissimo ad un thriller di quelli di livello. A chiudere il vinile, “Space Lies”, un quarto d’ora scarso di strumentale che affonda le proprie radici negli anni Settanta più puri e che saprà farsi apprezzare da chi nella musica non ricerca l’immediatezza sempre e comunque. Trattasi dell’unica canzone nella quale appaiono altri musicisti, il resto dell’album è a completo appannaggio di Cat. Nella fattispecie Lola Sprint al basso Billy Vichy alla batteria.

Metropolis di Paul Cat for Ambientalism vide la luce originariamente nel 2009, nella sola versione cd. La recensione fa riferimento alla ristampa dello stesso lavoro in vinile, in edizione limitata a 250 esemplari di colore bianco e altrettanti di colore nero, licenziata dalla Za Project di Angelo Zermian. La confezione si accompagna a un foglio interno a colori “formato 33 giri” con due belle foto di Paul Cat realizzate da Lola Sprint e il testo per esteso di “Funeral Of The Planet Earth”, in lingua inglese. A completare il lotto, la “lettera di Paul” riguardo la distruzione del pianeta da parte dell’uomo datata dicembre 2009 e un cd contenente una bonus track, la spiazzante “Petroldollar Dance”.  Copertina a cura di Paolo Catena, of course, tratta da un suo quadro del 1982.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti   

 

 

 

 

 

 

Paul Cat

 

 

 

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