Recensione: MMXX

Di Manuele Marconi - 11 Dicembre 2020 - 0:39
MMXX
60

Oggi ci troviamo a trattare l’ultima fatica di Beyond Helvete, one man band nativa di Stoccarda, che poggia le fondamenta sulla linea artistica di Natrgaard (presente nella composizione di tutti gli strumenti, voce compresa). Intrigante la scelta del nome del progetto, che sembra voler delineare un percorso appunto “oltre” i fatti dello storico negozio di Euronymous, come a dire che il black metal non è solo Norvegia e figli, che esiste un nuovo corso. Il progetto si presenta sulla scena dopo 8 anni di silenzio, nonostante prima fossero stati pubblicati due album a stretto giro uno dall’altro. Notando questo lungo periodo di gestazione, ci si potrebbe aspettare un lavoro mediamente elaborato, ma quest’idea verrà inesorabilmente smentita dalla prova di ascolto per chiunque voglia approcciarsi a MMXX. Il 2020 è stato un anno nefasto e quest’album, pur portandone il vessillo in caratteri Romani, non riesce a risollevarne il nome.

Si parte col botto: invece della canonica intro qui abbiamo un brano veloce e pestato, che però non c’entra molto con ciò che viene dopo. Sembra infatti più un “riscaldamento” che l’apertura di un album, e quindi un elemento del tutto accessorio alla struttura della composizione nel suo insieme. Non si inizia benissimo. “Signs In The Sand” alimenta qualche speranza: sembra suscitare buone sensazioni tramite un inizio dinamico ed in generale una buona elaborazione, con qualche influenza classica qua e là ben dosata, ma alla fine della fiera manca quel qualcosa che renda memorabile il pezzo, che faccia venir voglia di riascoltarlo e coglierne tutte le sfumature. “Crowd Of Faceless” parte lentamente per poi accelerare, rappresenta sicuramente il brano più riuscito del lotto: buon basso e buono il riff principale, ritmato e vario rispetto al resto del quadro compositivo. Gradevole la voce morbida ed in lontananza sul finire del brano, che si interrompe sul muro di un riff ben scandito.

Il pezzo poc’anzi citato apre ad un piccolo approfondimento. La produzione in generale non è male, nulla di eccelso, ma gli strumenti comunque suonano abbastanza bene ed in maniera nitida. Forse troppo nitida però: la voce sembra costantemente un corpo estraneo, come se si stesse ascoltando qualcuno ad un karaoke senza microfono, anche a causa di un effetto che la soffoca un po’, facendo sembrare quasi che il cantante si esibisca con una maschera sul viso. Inoltre l’accenno di varietà di “Crowd Of Faceless” ne evidenzia in maniera abbastanza marcata la totale assenza nel resto dell’album, dove pare che l’unico modo per regalare un po’ di brio e diversità all’ascolto siano cambi di ritmo continui; tecnica che già dopo il secondo episodio di fila diventa stantia se lasciata sola. In questo senso infatti l’unico altro episodio rimarchevole da un punto di vista compositivo resta un interessante groove di batteria sul finire della traccia conclusiva: davvero troppo poco per erigere “MMXX” al di sopra della più normale mediocrità.

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