Recensione: Multipolar Metal

Di Pasquale Ninni e Leonardo Ascatigno - 23 Ottobre 2025 - 11:49
Multipolar Metal
Band: l3ondarenko
Etichetta:
Genere: Folk - Viking  Heavy 
Anno: 2025
Nazione:
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62

C’è qualcosa di nebulosamente notturno in Multipolar Metal, come se fosse nato in una stanza piccola, tra cavi intrecciati, lattine vuote e qualche riflesso al neon sulle pareti. L3ondarenko, nome che suona più come un’eco da una stazione radio interrotta dell’Est Europa, confeziona un lavoro che sembra voler più esistere che impressionare. Non c’è fretta di stupire, né l’ambizione di ridefinire un genere e probabilmente forse sta proprio qui il suo senso.

Il disco scorre come un esperimento lasciato libero di muoversi entro confini familiari e noti: un metallo digitale, arrugginito al punto giusto, che non esplode mai davvero, ma nemmeno si spegne completamente. Le tracce si rincorrono con coerenza, a volte con una certa prevedibilità, ma mai provocando fastidio. È musica che sta bene sullo sfondo, ma che ogni tanto guarda di traverso, quasi a ricordare l’ascoltatore che è lì presente.

Fin dai primi minuti si ha la certa sensazione di trovarsi di fronte a un lavoro “senza fretta”, uno di quelli che non rincorrono il trend del momento, né cercano di imporsi con qualcosa di particolare. I suoni, a tratti grezzi, a tratti appena levigati, si affacciano uno dopo l’altro con una coerenza quasi disarmante, come se ogni traccia fosse figlia della stessa vena ispirativa. È un disco che non si preoccupa di sorprendere, ma piuttosto di accompagnare, con la calma di chi conosce i propri limiti e non ha alcun problema ad abitarli.

Non mancano i momenti in cui si intuisce il desiderio di osare qualcosa in più, ma tutto resta sempre sotto controllo, entro un perimetro che sembra scelto più per sicurezza che per convinzione artistica. Multipolar Metal, come anticipato, non vuole stravolgere i canoni del genere, né alzare l’asticella: si accontenta di occupare un piccolo spazio in quella vasta e indefinibile terra di mezzo tra l’elettronica industriale e il post-metal astratto.

 

L’album Multipolar Metal è stato pubblicato il 1° aprile 2025 e rappresenta una fatica strumentale di l3ondarenko; contiene elementi etnici di diverse culture mondiali (ucraina, nordica, cinese, araba) e questi sono presenti nei sette intermezzi più brevi e ambient e che si alternano alle vere e proprie cinque canzoni

Il disco si mostra pomposo, a tratti sfrontato per quanti sono i richiami ai diversi generi. Richiami che ai fan del folk metal potrebbero sulla carta dire qualcosa di positivo, ma che in realtà risulteranno gli ingredienti più indigesti dell’intero platter. Tutto è partorito esclusivamente dalla mente di questo compositore, arrangiatore, chitarrista, produttore musicale e sound designer (così cita il suo sito web), ovvero Aleksandr Bondarenko.

Le parti più heavy sono piuttosto godibili, purtroppo poco valorizzate nella loro stesura e alternate troppo spesso a parti melodiche (non propriamente legate) che danno sì vita a dei momenti di riflessione, ma che purtroppo risultano episodiche e fine a sè stesse.

Il brano più coerente è senza dubbio Промінь, molto potente nello start e alquanto fedele a ciò che viene dopo. Pochi concetti purtroppo, ma di sicuro il più riuscito tra i viaggi musicali targati l3ondarenko. Bella l’idea di The Dnieper Roars and Groans Wide, canzone popolare ucraina di Danylo Yakovych Kryzhanivskyi.

La prima traccia (Multipolar Affection) è un altro esempio di come si può cominciare bene (e di come purtroppo poi ci si perda in passaggi non sempre felici). Di sicuro quest’ultimo è il brano meno carico di etnicità, o perlomeno quella che è l’idea di questo artista del concetto di etnico.

La produzione è nitida, ogni strumento ha il suo spazio e questa è una fortuna. Nel complesso così tante transizioni strumentali troppo lontane l’una dall’altra già fanno fatica a convivere. Già al primo ascolto è palese la mancanza di ponti, di modulazioni, di elaborazioni sonore che possano dar vita a delle soluzioni meno caotiche e più rilassate. Le parti in lead guitar poi sembrano essere state piazzate davvero lì per caso. Non vi è un principio di dinamica e nemmeno di ricerca. Tutto vuole evocare uno stato d’animo ben definito, ma all’anima a volte si accede per gradi, con grazia e soprattutto con gentilezza. Gentilezza nel mostrare un’idea musicale e di poterla modellare e plasmare per poter arrivare solo successivamente al cuore.

“Acerbo” dunque è l’aggettivo che più si addice a questo disco, una release che fa ben sperare in quello che attualmente è un mondo che sta prendendo piede, vale a dire i “one man project”.

 

 

 

 

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