Recensione: Naked Soldier

Di Matteo Pedretti - 16 Novembre 2022 - 8:30
Naked Soldier
Etichetta: Sixteentimes Music
Genere: Stoner 
Anno: 2022
Nazione:
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66

Un primo passaggio in stereo è sufficiente per accorgersi che il self titled album di debutto degli svizzeri Naked Soldier affonda le sue radici negli anni Novanta. Più precisamente il disco, uscito alla fine dello scorso agosto per l’etichetta Sixteentimes Music di Basilea, si muove lungo una direttrice Hard Rock che ha i suoi punti fermi proprio in quelle correnti che incendiarono l’ultimo decennio del secolo scorso: lo Stoner dell’arido deserto californiano e il Grunge della piovosa Seattle.

Nonostante questi riferimenti artistici siano apertamente e orgogliosamente esibiti, etichettare il disco con l’aggettivo “nostalgico” sarebbe una semplificazione eccessiva. Infatti, nonostante le similitudini anche molto evidenti con alcuni grandi nomi dei Nineties, in “Naked Soldier” si ritrovano anche alcuni elementi di modernità, come la produzione dal gusto contemporaneo e le occasionali incursioni in terreno Post Rock.

La opener “Green Pool” e “Walk your Way” sono esempi di uno Stoner di scuola Kyuss, con un riff metallici e una voce che sa essere tanto graffiante nelle strofe quanto melodica nei ritornelli catchy. In “No Option” , “Wicked Man” e nella più pacata e introspettiva “Satellite” è invece la componente Grunge a prevalere: nonostante l’impostazione Stoner sia ben riconoscibile (almeno nelle prime due) nelle chitarre ribassate e nei riff calcati, le linee vocali ricordano neanche troppo vagamente quelle di Alice In Chains e Stone Temple Pilots, senza – va detto – raggiungerne il livello.

Accanto ai pezzi sopra descritti che, nonostante l’impeccabile esecuzione e la gradevolezza all’ascolto, faticano a lasciare il segno, vi sono episodi a cui i Naked Soldier riescono a imprimere una buona dose di personalità. E ciò che accade in “Embrace the Chaos”, un Heavy Blues dall’incedere lento e dal sapore Southern, e nella title-track, un brano particolare in cui la band, lasciate da parte le proprie influenze più ovvie, si lancia in un Hard Rock dall’irriverente attitudine Punk con aperture al Seventy Rock e al Prog.

Particolari anche “Melanchomaniac, esempio di Alternative contemporaneo che scaturisce dall’incontro tra Grunge e Post Rock, e la closer “Love Tree”, che con i suoi quasi otto minuti e mezzo è il brano più lungo del platter, che contrappone l’approccio cinematrografico della prima parte all’Hard Rock diretto della seconda sezione.

Con questo debutto i Naked Soldier dimostrano di possedere buone capacità sia in fase compositiva che esecutiva, ma alcuni brani risultano eccessivamente derivativi. A modesto parere di chi scrive, il gruppo farebbe bene a ripartire da quanto di meglio confezionato in questa release, processando più profondamente le suggestioni dei grandi del passato per rielaborarle in una proposta più fresca.

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