Recensione: Never and Ever

Di Paola Bonizzato - 26 Maggio 2004 - 0:00
Never and Ever
Band: Madryghal
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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80

Arriva da Lecco questo gruppo di ragazzi che offrono un power metal impreziosito di sonorità medievali. Un disco autoprodotto, ma con alle spalle una produzione ottima, per non dire addirittura perfetta, che potrebbe far impallidire tante uscite “di serie”. Never and Ever, per la sua riconosciuta professionalità, gode della distribuzione della label nostrana Underground Symphony.
I Madryghal, nati nel 1998, sono al loro secondo capitolo discografico con un nuovo cantante, Raffaele Bonfanti, già singer negli “Strange Wings” (band di tributo ai Savatage). Particolare che già fa capire quale timbro ci prepariamo ad ascoltare nel corso delle dieci tracce. Raffaele è accompagnato nella sua performance da alcuni special guest che menzionerò al momento opportuno. Il resto della line-up è costituito da Mauro Bertagna alle tastiere, Alessandro Maggioni al basso e cori, Edoardo Sala alla batteria e cori, Maurizio Colombo alla chitarra solista e ritmica e Alessio Formenti alla chitarra ritmica e solista e cori.
Ma di cosa parla questo Never and Ever? Il gruppo lo definisce un semi-concept, dieci pezzi senza un apparente legame specifico l’uno con l’altro, ma che in realtà nascondono un sottile filo conduttore di narrazione: ciascuna canzone è il racconto di un personaggio unico nel suo genere. E tutti e dieci i personaggi si trovano a parlare delle loro introspezioni in una taverna: il punto di partenza di un viaggio simbolico che ha come colonna sonora un’ottima intepretazione da parte di tutta la band.

Never and Ever si apre con “In another time“, pezzo piacevolmente vario la cui unica cosa che mi sento in dovere di far notare è l’uguaglianza tra il giro di note del suo ritornello “In another time / We resist the storm / And the freedom will rule again”, con quello di una traccia risalente al 2000 firmata Heavenly: Time Machine. E’ l’unico episodio che mi ha fatto storcere il naso, ma che diventa totalmente insignificante se teniamo conto che è un ritornello solo su più di 50 minuti di musica e che tutto il resto dell’album si impone come buon esempio di idee fresche, e non un copia e incolla come spesso e volentieri ci capita di ascoltare.
La musica di “Shelter of Messiah” ricrea un’atmosfera leggermente tenebrosa. Linee vocali graffianti alternate a parti accattivanti fanno di questa seconda traccia un pezzo che si fa riascoltare volentieri. Ci vuole poco più di un minuto per uscire dal tranquillo inizio di “On Purple Words“, per poi trovare al 2° minuto uno stacco felicissimo: suoni argentini e una ritmica distante si risolvono in un ottimo mix tra antico e moderno, per poi riprendere le fila della musica da dove erano state “interrotte”.
La strumentale “Feel a…”, della durata di un minuto, introduce con passo lento e cadenzato alla decisa “Once“, dalle chitarre più aggressive. Il pezzo è in puro stile speed, accompagnato da tastiere dal timbro settecentesco.
Spunta un’intro all’insegna del classico targato Johann Sebastian Bach. Una chitarra classica apre le danze in “Perpetual Petal“, traccia completamente strumentale dai toni piuttosto struggenti con un’attenzione particolare dedicata alle orchestazioni. Segue una sostenuta “The Second End“, che personalmente considero quella che mi ha colpito meno di tutto il disco, seppur anch’essa ben strutturata.
Nedhea” è, a mio avviso, il pezzo che giudicato nel suo complesso risulta essere il migliore. Sarà per l’atmosfera vellutata che si crea con l’alternarsi della voce narrante di Raffaele con quella di Silvia Pomi, che veste i panni della protagonista che racconta la sua storia, Nedhea appunto. Ulteriore chicca è la presenza del flauto suonato da Giulio Sesana.
La penultima traccia è “Garden of Memories“, altro pezzo veloce ed equilibrato che precede la canzone più lunga di tutto il platter: “At the breaking of a dream“. 14 minuti di proiezione nell’antichità, con richiami al mistero dell’antico Egitto. La conclusione di Never and Ever ripercorre un’intera vita suddivisa in 13 sottocapitoli: un’alternarsi di parti strumentali e cantate che racchiudono i tratti salienti che rendono caratteristici i Madryghal.

Per concludere un’ottima prova per questa band lecchese che credo di questo passo non tarderà a mettere la sua firma in calce a un bel contratto discografico. Se state cercando un gruppo tutto italiano che sappia darvi un po’ di soddisfazione nel genere, non perdete l’occasione di contattare questi ragazzi all’indirizzo madryghal@madryghal.com e fatevi spedire una copia di Never and Ever.

Paola Bonizzato

Tracklist:
01 – In another time
02 – Shelter of messiah
03 – On purple words
04 – Feel a…
05 – Once
06 – Perpetual petal
07 – The second end
08 – Nedhea
09 – Garden of memories
10 – At the breaking of a dream

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