Recensione: Nightmares in the Waking State – Part. II

Di Daniele D'Adamo - 25 Agosto 2016 - 18:30
Nightmares in the Waking State – Part. II
Band: Solution .45
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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Le vicende sono note. Ma è bene rammentarle. Dopo il debut-album “For Aeons Past”, uscito nel 2010 con l’AFM Records, gli svedesi Solution .45 hanno lavorato alacremente, producendo materiale per un doppio CD. Tuttavia, la scelta è stata quella di dividere l’opera in due full-length distinti. Uno per il 2015, l’altro per il 2016. “Nightmares in the Waking State – Part I”, uscito l’anno scorso, e “Nightmares in the Waking State – Part II”, che sarà rilasciato domani, puntuale rispetto al cronoprogramma voluto dalla major tedesca.

Com’è ovvio, lo stile che impregnava ogni poro di “Nightmares in the Waking State – Part I” – e cioè il melodeath o modern metal, versione depotenziata ma leggermente più complessa del tanto canonico quanto celebre gothenburg metal – , fa da struttura portante anche per “Nightmares in the Waking State – Part II”.

Con una nuova peculiarità, piuttosto evidente, che balza all’udito sin dai primi ascolti: la forte, decisa, quasi rabbiosa volontà di aver voluto inserire in questa seconda parte tutta la potenzialità melodica posseduta dai talenti presenti in formazione. Che, soprattutto, s’identificano nella fenomenale coppia di chitarristi: Patrik Gardberg e Jani Stefanović, due autentici campioni della sei corde. Precisi e rocciosi in fase di ritmica (‘Misery Mantra’), davvero fantastici quando a far la parte del leone è il guitar-solo (‘Mind Mutation’).

E quello che era un po’ il punto debole dei quattro di Skövde, nella prima parte, e cioè una certa discontinuità nel songwriting, diventa – quasi incredibilmente: alla fine teoricamente il lotto delle song è coevo – l’asso nella manica. A parte l’incipit strumentale ‘Dim Are the Pathways’, comunque per nulla messo lì a far numero, il resto delle canzoni presenta carattere di eccellenza. Si comprende già da ‘The Faint Pulse of Light’ che questi Solution .45 non sono quei Solution .45. L’incedere è possente, maestoso. Roccioso, arioso. Bravissimo Christian Älvestam ad aggredire con il suo growling melodico, che confluisce in un chorus superlativo, drammatico, epico, dalle tinte malinconiche. Stupendo! Ma è con la successiva e già citata ‘Mind Mutation’ che i Nostri fanno vedere di esser diventati… grandi. Strofa gigantesca per intensità e profondità sonora, con ponte ma soprattutto ritornello da brividi sulla pelle. Soli, come più su accennato, da sogni a occhi chiusi, ma svegli. Memorabile.

E, costantemente, il tutto, ammantato da quella sottile melanconia, quel sottile mal di vivere che funge da motore per il battito dei cuori più sensibili, che nutre le menti più aperte.

Il livello, eccelso, non cala. Resta costante. Vera rivelazione di “Nightmares in the Waking State – Part II”. Con ‘Built on Sand’ che s’identifica come una suite non più di melodeath bensì di progressive, con i suoi irraggiungibili arzigogoli e i suoi aspri accidenti musicali. Beninteso, sempre accattivanti come il resto del platter, nella puntuale alternanza growling / clean vocals. E, a proposito di essere… catchy, pure notevole è l’hit ‘Inescapable Dream’, costruita appositamente. Ma, bene. Molto, bene. 

Stavolta, i Solution .45 non toppano nemmeno il lento, giacché ‘The Curse That Keeps On Giving’ assomma a sé tutti i migliori crismi di una song composta per aprire nella mente caleidoscopiche, coloratissime visioni oniriche. E, l’Amore. Non stucchevole. Non quello delle favole. Quello della vita. Non a caso, difatti, il mood è triste, sommesso, che non dà speranza per gioire. ‘Chain Connector’ è pur’essa uno slow-tempo, nondimeno più robusta e di stampo diverso rispetto al precedente brano. Pare identificare, stavolta, i gangli cerebrali deputati alla simmetria, alla matematica, alla meccanicità.

Del trio finale, ‘What Turns the Wheels’, ‘Misery Mantra’ e ‘Heavy Lies the Crown’, fra orchestrazioni, break, stacchi prog e scoppi di fenomenale melodiosità (‘What Turns the Wheels’), non si butta via niente. In particolar modo di ‘Misery Mantra’, capolavoro di sapienza musicale, miscelante rabbia e aggressività a clamorosa armoniosità e dolcezza. Ulteriore circostanza che dà ragione a chi ha deciso di lasciare il meglio dei Solution .45 per “Nightmares in the Waking State – Part II”

Uno dei migliori se non il migliore lavoro di composizione, ed esecuzione – perfetta, in ambito modern metal.

Daniele D’Adamo

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