Recensione: No Mercy
Nel 1987 i Commandment da Chicago vincono lo Z-Rock demo contest. Da lì in poi pare tutto in discesa, per loro: passaggi radio, tour, contratto e un full length intitolato Engraved In Stone che riceve gli apprezzamenti della critica. Sull’onda delle gratificazioni ricevute, i Nostri incidono il demo No Mercy nel 1989 ma, come spesso accade, il disastro è dietro l’angolo. La Loro label fallisce e le fasi di registrazione non vanno oltre lo stato del rough-mix. A complicare la situazione, poi, contribuisce anche il cambiamento dei gusti di una buona fetta del pubblico statunitense in quel periodo, più incline alla nuove sonorità dettate dall’emergente Death Metal e per i Commandment non vi è più trippa per gatti. Inevitabile, quindi, lo scioglimento, avvenuto nel 1990.
Ci voleva una label con il fiuto assimilabile a un provetto cane da tartufo come la tedesca Pure Steel Records per riesumare quanto scritto in quel di Chicago oltre vent’anni fa e, dopo aver pubblicato No Mercy in versione remaster vinilica limitata a 525 copie nel 2009 è ora la volta del Cd, che in aggiunta beneficia di altre cinque bonus track, reperite nel frattempo.
La copertina guerresca e fiera, che nel cartonato dell’Lp dà il meglio di sé, non tradisce le aspettative, fin dal primo brano Corrupted Youth la proposta degli americani è diretta allo stomaco. La voce dello scomparso David Nava, acida e acuta quanto abbisogna – un incrocio bastardo fra Dan Beehler, John Cryiis e Geoff Tate -, conduce senza esitazione lungo un viaggio nelle viscere dell’heavy metal americano a stelle e strisce senza compromessi. Quindi epicità sparsa e tanta tanta attitudine. Il singer di certo non si risparmia e il resto del gruppo fa il proprio dovere senza eccellere particolarmente a livello di singoli strumentisti ma puntando alla sostanza, che è poi quello che conta davvero. Certo, la resa sonora suona molto datata se comparata agli standard in voga oggi ma è altrettanto sicuro che per cogliere appieno lo spirito degli anni Ottanta e respirare a pieni polmoni la muffa delle cantine made in Usa bisogna giocoforza immergersi al 100% nell’atmosfera del periodo che, si sa, a parte qualche caso limitato alle big band, di certo non eccelleva per sonorità bombastiche diffuse.
Road To Nowhere è un gioiello di HM incorruttibile al servizio della melodia, dove il compianto Nava riesce a disegnare a tutto tondo le armonie che fanno da base alla colata lavica proposta dagli altri Commandment. Holding On è un altro ottimo esempio del buon utilizzo in ambito ortodosso dell’uso – ma non dell’abuso – delle voci sovrapposte, Kamikaze colpisce in pieno viso, sempre con il singer a dettare legge dall’alto – è proprio il caso di sottolinearlo – della propria timbrica. Al di là dei singoli episodi, comunque, No Mercy è il tipico caso di disco da accettare in blocco per i motivi di cui sopra, senza star troppo a sottilizzare. Assolutamente trascurabili le hidden track per via della resa sonora davvero imbarazzante, che quindi assumono valore solo se inquadrate in un’ottica legata alla pura curiosità piuttosto che al collezionismo emotivo. Un vero peccato, perché i pezzi di per sé sono realmente validi, a partire da Ivory Tower, e potevano godere di ben altra considerazione, se solo registrati decentemente. Comunque onore ai Commandment: talvolta acerbi ma carichi di indiscutibile fede metallica.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. Corrupted Youth
2. Betrayed
3. Road to Nowhere
4. Guitar Solo
5. The Cell
6. No Mercy
7. Holding On
8. Kamikaze
9. Voice of the Sphynx
10. Law of the Streets (Hidden Track)
11. Fire When Ready (Hidden Track)
12. Ivory Tower (Hidden Track)
13. Tears of Remembrance (Hidden Track)
14. On the Attack (Hidden Track)
Line-up:
David Nava – Vocals
JR3 – Guitars
Kevin Clayton – Bass
Michael Anthony Putignano – Drums