Recensione: Nobody’s Fault

Di Michele Puma Palamidessi - 18 Gennaio 2017 - 0:00
Nobody’s Fault
Band: Hevidence
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2016
Nazione:
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80

Dai trionfali sette colli romani arriva una nuova realtà dal gusto class rock & heavy metal anni 70 – 80, gli Hevidence! Questo è il monicker utilizzato da Diego reali (ex fondatore dei DGM) che ritroviamo alle prese con la  sua nuova band. Infatti “Nobody’s Fault”, distribuito tramite Frontiers Records ne è il debut album. Cosa c’è da aspettarsi da questo platter? Beh sicuramente una riscossa personale e soprattutto musicale per  Reali  che scommette in questa nuova realtà dal gusto abbastanza vintage e con melodie che riecheggiano Ritchie Blackmore e lo Yngwie Malmsteen dei tempi d’oro con anche un pizzico di melodie attinenti al metal più moderno. Entriamo nello specifico: la band si presenta con una bella  ed interessante line-up di quattro elementi  dove troviamo oltre al fondatore anche  Andrea Arcangeli dei DGM al basso. Alla voce il buon Corrado Quoiani e alle pelli  Emiliano Bonini. Con esso si conclude un quartetto che dopo un lungo periodo di lavoro e con molti sacrifici è riuscito a tirare fuori “Nobody’s fault” che si preannuncia un album veramente fondamentale per gli amanti del genere  ma soprattutto per la scena italiana.

Si parte a duemila con la opener “Dig In The Night”, pezzo dal forte retrogusto-Malmsteen con linee melodiche molto dinamiche e veloci dove il quartetto da il meglio di sé. È un brano che trasmette veramente tanta energia e fa percepire all’ascoltatore un grande feeling tra i componenti. Possiamo notare come le varie linee melodiche si intreccino magistralmente. L’omonima Nobody’s Fault è  anch’essa un buon brano con una ritmica sostenuta dove Corrado Quoiani dimostra egregiamente le sue doti canore. Così anche Miracle, come il brano precedente è un buon pezzo che si fa notare per la sua melodia e per la sua dinamica velocità d’esecuzione che ne fa una leggera reminiscenza al power metal. Invece “So Unkind” è un brano più lento dove si può avvertire sonorità più blues e talvolta jazz ma pur sempre di buona fattura. Passiamo ad uno dei migliori episodi di questo platter: “Ave Maria”. Partendo da un bellissimo coro dotato di una potente  e ben amalgamata armonia vocale, ci si potrebbe aspettare una semplice ballad invece il brano sorprende e si trasforma in un pezzo dal ritmo veloce che intrattiene piacevolmente l’ascoltatore con le sue azzeccatissime incursioni swing. Per quanto riguarda la successiva “I Want more”, il brano è dotato di un riff molto hardrock anni ’70 dal gusto catchy niente male. Così  come la piacevole “Pack Your Bags” oppure “ Note”, un brano strumentale di metal neoclassico ricco di improvvisazioni ed idee innovative, pur restando fedeli alle tanto amate sonorità vintage.

Nobody’s Fault” in soli 49 minuti evidenzia delle grandi potenzialità e soprattutto una grande ispirazione compositiva della band di Reali & co. È un debut album veramente niente male, dove, come ripetuto in precedenza, si sente una forte componente vintage, in un continuo variare dall’hard rock anni ’70, passando per lo swing, il jazz ed il rythm blues, in una perenne tensione tra classico e contemporaneo. Un eccezionale debutto tutto made in Italy: Diego Reali non sbaglia un colpo.

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