Recensione: Noctambulism

Di Giuseppe Abazia - 14 Dicembre 2006 - 0:00
Noctambulism
Band: Indesinence
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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80

Gli Indesinence sono il perfetto esempio di come dovrebbe essere un buon gruppo death-doom moderno: ancorato alla tradizione ma capace di crearsi uno stile personale, questo talentuoso quartetto londinese, dopo aver dato alle stampe un demo molto promettente (Ecstatic Lethargy) e un ottimo EP (Neptunian), è qui alle prese col primo full-lenght della sua carriera. E che full-lenght! Gli Indesinence dimostrano di aver imparato alle perfezione le lezioni impartite da mostri sacri come Evoken e Disembowelment, rielaborando tali influenze secondo il loro stile. Death-doom vecchia scuola, senza compromessi, che non brilla tanto per originalità, quanto per qualità: questo Noctambulism rientra di diritto fra le migliori uscite doom di questi ultimi anni.

Tempi dilatati, ma che non rifuggono da violente sfuriate sostenute da una batteria assolutamente di spicco, precisa, potente e martellante, che ci fa ben ricordare perchè questo genere si chiami “death”-doom. Il sound si regge su monolitici riffs di chitarra e su interessanti linee di basso, che intessono melodie ora più cadenzate, ora più sostenute, ma sempre pervase da un feeling violento, brutale, e diretto. A differenza di molti loro colleghi, gli Indesinence non incentrano le loro sonorità sulla malinconia, ma – e anche da elementi come questi traspare l’influenza di Evoken e Disembowelment – su atmosfere solenni, polverose, aggressive: gli Indesinence non raccontano della poesia e del fascino che circonda la morte, ma della disturbante putrefazione ad essa associata. A narrare queste perverse storie c’è un growl profondo che urla la sua rabbia, e che a volte si lascia andare a vere e proprie grida di follia incontrollata.
Difficile privilegiare singole tracce in un album dove praticamente non ci sono punti deboli: tuttavia, Dusk Towering Forth spicca per il suo intelligente alternarsi fra la lentezza tipica del doom e sfuriate in cui riemergono prepotenti le influenze death; Lull si distingue per il suo growl sommesso, a tratti sussurrato, e per i gli arpeggi di chitarra; Flooding (in Red) per le sue sferzate di brutalità e per una sezione ritmica galvanizzante; Vernal Trance per le sue urla impazzite e per l’inquietantissima conclusione di chitarra pulita alla quale fa da sottofondo il rumore della pioggia.

Un disco eccellente, dunque, per un gruppo che è sulla scena soltanto da pochi anni, ma che già al primo album mette il luce delle qualità compositive fuori dalla norma. Sentiremo ancora parlare di questi Indesinence, il futuro del doom passa anche per loro.

Giuseppe Abazia

Tracklist:

1 – Oniric Conspiracy
2 – Dusk Towering Forth
3 – Inertia
4 – Lull
5 – Flooding (in Red)
6 – Ignis Fatuus
7 – Vernal Trance
 

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