Recensione: Non C’é Più Mondo [Reissue]
Ottima intuizione di Marco Melzi e della sua gloriosa Minotauro Records (ora Markuee) quella di stampare in Cd Non c’è più Mondo dei Cappanera, uno dei migliori affreschi di hard’n’heavy tricolore cantato in italiano della Nostra storia musicale. Corre l’anno 1991 e i Cappanera brothers decidono, dopo i dischi incisi con la loro creatura di maggior spicco, ovvero la Strana Officina, di far uscire un album atipico, che possa racchiudere tutti quei brani che da anni frullano loro in testa e che non hanno trovato posto fino ad allora in realizzazioni ufficiali.
In quel periodo, lo storico singer Bud Ancillotti non viene coinvolto all’interno del progetto Cappanera, così come l’altro fondatore della “Strana”, il bassista Enzo Mascolo. Fabio e Roberto si avvalgono, nell’occasione, di altri personaggi di peso della NWOIHM, a partire dall’ex Airspeed/Shabby Trick Andrea Castelli al basso fino ad arrivare al tastierista dei Vanadium Ruggero Zanolini. Ciliegina sulla torta è poi il ritorno dello storico singer iniziale della Strana Officina Johnny Salani, addirittura protagonista dietro al microfono in ben tre brani.
Non c’è più Mondo, inoltre, vede l’esordio del figlio di Roberto, Rolando, impegnato dietro le pelli nella title track nonché il nipote Dario alla sei corde in un assolo all’interno di La Nostra Band vi Prenderà. Questi ultimi, recentemente, hanno rimesso insieme la Strana Officina con Bud ed Enzo e sono in giro a promuovere dal vivo il nuovo album The Faith, ma questa è un’altra storia.
Il disco parte con Aurelia Freeway ed è subito spettacolo: dopo una “gasata” di camion, la suadente voce di Johnny Salani si impadronisce della scena di questo rock’n’blues metallizzato che quindici anni fa veniva passato anche sotto forma di video sugli schermi di VideoMusic. Brividi, come da copione, sul solo di chitarra di Fabio a metà brano. Questo incipit dimostra che, tanto per gradire, quando la musica si scrive con classe e gusto, la lingua inglese diventa un optional. La title track si avvale ancora di Johnny dietro al microfono, stavolta per un rock’n’roll puro abbastanza coinvolgente che però segna un evidente calo dei nostri nei rispetti di Aurelia Freeway.
In Barbone lo stesso Fabio Cappanera si occupa delle parti vocali, per uno dei brani che considero migliori dell’album. Un testo crudo, violento, che fa accapponare la pelle, roba che qualsiasi altra band fuori confini nemmeno si sognerebbe di comporre. L’impatto è, ovviamente struggente, le parole scorrono come fiumi all’interno di questo pezzo d’atmosfera, lento e inesorabile, una perla dell’HM della quale dobbiamo essere fieri tutti quanti. Stavolta è il batterista Roberto a passare dietro al microfono in Impossibile Capirti, traccia piacevole e nulla più. Ordinario anche il metal blues di La Nostra Band vi Prenderà mentre con Amazzonia i Cappanera calano un’altro asso. Si tratta di una canzone robusta, dal testo che fa ancora molto pensare, a partire dal coro molto ben riuscito e dal songwriting di alto livello.
Cambierò è un’altra perla di Non c’è più Mondo: uno spaccato di vita italiana che solo noi italiani possiamo scrivere… altro che storie sul Sunset Boulevard! (con tutto il rispetto). Con ancora nelle orecchie la melodia di Cambierò irrompe Drago Dorato, un altro affresco inarrivabile per molti, una sorta di inno all’amore, quello nobile però, che si districa fra le tastiere di Zanolini e l’interpretazione vocale di Fabio, al top nell’occasione. Si chiude con Vittima, un caleidoscopio musicale dalla forza disumana, che si sviluppa all’interno dei tocchi acustici vellutati della chitarra di Fabio. Anche in questo caso, come sopra, liriche di un altro pianeta rispetto a quanto proponeva l’italietta pop di allora.
Due anni dopo l’uscita di Non c’è più mondo, in una notte di luglio del 1993, Fabio e Roberto ci lasceranno per sempre, vittime di un incidente stradale sulla Livorno-Firenze. E pensare che nel settembre di quell’anno sarebbe uscito su major il nuovo Cappanera con Morby alla voce e Andrea Castelli al basso. Non c’è più Mondo rimane quindi il loro epitaffio musicale, una capolavoro tutto italiano che sarebbe peccato mortale non riscoprire in questi periodi di imbarbarimento sociale e musicale.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
PS: qualche anno fa scrissi io stesso su TM la recensione della versione in musicassetta di Non c‘è più Mondo e la classificai con un voto che, ammetto, poteva essere anche maggiore. Ecco il perché dell’89 di oggi.