Recensione: Occult Medicine

Di Matteo Bovio - 14 Novembre 2004 - 0:00
Occult Medicine
Band: Yyrkoon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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68

Mi sarebbe piaciuto scrivere questa recensione possedendo nel mio background di ascolti anche le loro precedenti release. Purtroppo mi devo accontentare solo del sentito dire: un sentito dire che descrive il loro suono passato come qualcosa di molto particolare. Delle tracce sono rimaste, il resto si è tradotto in un normale Thrash / Death moderno. Ma è quel “qualcosa” che mi ha fatto riprendere in mano più e più volte Occult Medicine prima di riuscire a farmene un’idea convincente. Non è possibile dare un giudizio su questo lavoro se non si ha un quadro completo di tutte le canzoni, perchè, che piaccia o no, è caratterizzato da una piacevole disomogeneità: non in un’accezione negativa, ma nel senso che, in mezzo a molto “già sentito”, spuntano sovente soluzioni assolutamente convincenti.

I momenti in assoluto più scadenti sono quelli in cui il gruppo tenta di calcare la formula dei recenti Demonoid, proponendo quel Death dalle atmosfere banali, catchy ma insipide. Questo succede per esempio in “Censored Project“, una delle canzoni in assoluto più scontate del platter: una canzone che sembra esser nata come esercizio di song-writing a tavolino. Formalmente perfetta, ma a livello di feeling assolutamente scontata.
Radicalmente diverso è il discorso per la title-track, forse più lineare a livello compositivo ma di tutt’altro impatto. Il tempo cadenzato dona un incedere terremotante alla canzone, che non manca di aprirsi in soluzioni la cui malvagità è rimarcata dal cambio di timbrica del cantante. In generale non siamo ancora davanti a chissà quale perla di originalità (anche qui, saltuariamente, il gruppo rischia di cadere nell scontato… ma non lo fa), tuttavia la prova è assolutamente convincente.

Nell’opener “Doctor X” invece, appaiati a classiche tirate Death e momenti molto standard, appaiono quelli che sono (forse) i rimasugli del loro passato. Dunque spruzzate di violenza sapientemente costruite, una sorta di versione “più buona” dei loro vicini Arkhon Infaustus. Un paragone forse azzardato, ma che restituisce una descrizione decente di quel che certe aperture suggeriscono.
Purtroppo il gruppo non ha la capacità (o la volontà) di riproporre questo mood con una certa frequenza, e preferisce altre soluzioni ben più indolori. Arrivando in episodi come “Reversed World” a mutare nella pallida copia di mille altri acts… Insomma, un abuso di armonizzazioni di un certo tipo spogliano il sound della sua particolarità, che emerge molto di più nei frangenti più lineari.

Sicuramente gli Yyrkoon sono consigliati a chi adora le commistioni bilanciate di melodia, violenza e precisione esecutiva. Sono, al momento, l’ennesimo gruppo che ha qualcosa da dire, ma lo fa senza esporsi troppo. Occult Medicine è un buon album, con ottimi spunti, che si spegne però troppe volte nel già sentito; un brutto limite per un full-lenght che voglia essere competitivo nel 2004, ora che di gruppi orientati sul Thrash / Death ce n’è di tutti i generi e tipi. Tanto vale accettare questo lavoro per quello che è, ossia un discreto platter che poteva, forse, uscire meglio, e aspettare fiduciosi in qualcosa di ancora più convincente.
Matteo Bovio

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