Recensione: Odd Times

Di Germano "Jerry" Verì - 23 Gennaio 2021 - 11:32
Odd Times
80

Influenzato dai tempi difficili e, per certi versi, strani che l’autore ha vissuto (come tutti d’altronde) nel corso del 2020, esce l’ultimo album del bassista e compositore italiano Alberto Rigoni. Non a caso l’azzeccato titolo scelto è Odd Times, singolare sintesi del momento storico e delle articolazioni ritmiche della musica che propone. Merito del musicista italiano è sempre stato quello di aprirsi a generi diversi, di contaminarsi non temendo di sperimentare. La sua carriera già da tempo gode di un respiro internazionale, con una lunga serie di produzioni e collaborazioni: dai TwinSpirits di Daniele Liverani al progetto Lady & THE BASS, dal Vivaldi Metal Project ai diversi lavori da solista ben riusciti e lustrati da diverse partecipazioni eccellenti (Kevin Moore, Gavin Harrison, ecc.).

Anche in questo nuovo lavoro non manca l’affiancamento di importanti rappresentanti del proprio strumento: alla batteria troviamo il tentacolare Marco Minnemann, mentre la chitarra è affidata ad Alexandra Zerner. In particolare quest’ultima, una scelta originale e vincente, a giudizio di chi scrive. Si parte subito con la title track e con le prime note ad avvisare i woofer del superlavoro che li attende nella successiva mezz’ora abbondante. La sezione ritmica si presenta subito intrecciandosi in granitiche linee di basso più volte districate dalle aperture melodiche della chitarra di Alexandra, lampi di pacata luce nel vorticoso ed ipnotico incastro di basso e batteria. Su questo stesso filone interpretativo si dipana la successiva “Countdown”, alzando l’asticella in termini di profusione tecnica: una fiera di obbligati, unisoni e compagnia bella che riescono a non scadere in sterile autocelebrazione. Anche in questo pezzo, un po’ come in tutto l’album, ritroviamo la felice scelta di affidare a riff e soli di chitarra il compito di agevolare la digeribilità dei brani, limitando lo shredding a vantaggio di linee melodiche orecchiabili e suadenti.

Crazy horse” è probabilmente il pezzo più riuscito e convincente dal punto di vista compositivo: policromatico, tecnico ma catchy al tempo stesso, soli al fulmicotone e tempi articolati ma comunque assimilabili. Non sfigurerebbe in un album targato LTE (magari il terzo in uscita a marzo?). In “V” il basso di Rigoni detta i tempi di una marcia ciclopica, ora più veloce ora più lenta, il drumming si fa tellurico e meno spezzato, le atmosfere temporalesche, fino alla conclusiva quiete, con i fulmini ormai all’orizzonte. Infine “Different Worlds”, già dalle prime note la traccia che ti aspetti (anche per il minutaggio) in un signor album prog metal. Nel pieno rispetto dei canoni, nei più di 11 minuti di durata, si alternano ricerca sonora, tecnica e melodia in cui trovano l’esaltazione finale i tre protagonisti.

Insomma un disco bilanciato, da ascoltare con piacere più e più volte per coglierne sfumature aggiuntive, caratterizzato da un Alberto Rigoni sugli scudi e da compagni di viaggio impeccabili. Se spendere elogi sulla grandezza di Marco Minnemann può apparire lapalissiano, Alexandra Zerner è una vera rivelazione: mai una nota fuori posto o non ispirata, sempre funzionale all’accensione del contenuto emozionale dei brani e a garantire quell’amalgama melodica che lubrifica l’ascolto del genere. Alberto Rigoni sfodera con questo Odd Times un album maturo e godibile, confermando il suo talento di musicista e accrescendo palesemente il suo valore di compositore.

 

https://www.youtube.com/watch?v=fgp2aiK8yY4

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