Recensione: Officina Dei Sogni – Tributo alla Strana Officina

Di Stefano Ricetti - 3 Maggio 2012 - 0:00
Officina Dei Sogni – Tributo alla Strana Officina
Band: AA. VV.
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2011
Nazione:
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75

Ultras della Strana Officina si diventa, non si nasce. Attraverso un percorso che parte da lontano chi ama per davvero la musica dura ed è senza preconcetti ideologici non può sottrarsi al fascino emanato da una band che ha più sofferto che gioito. Partiti come ensemble rock in quel di Livorno negli anni Settanta i Nostri si sono poi orientati verso sonorità più dirette nel prosieguo della Loro carriera, sempre tenendo ben presenti le radici dalle quali erano partiti. Fabio e Roberto Cappanera, questi i nomi dei prime mover di una bella storia italiana. Co-protagonisti, Enzo Mascolo e qualche tempo dopo Daniele Ancillotti, subentrato a un altro grande rispondente al nome di Johnny Salani. Ulteriore prezioso musicista, Marcellino Masi.

Una discografia limitata, la Loro, sulla carta, dopo decenni di milizia. Solo quattro uscite ufficiali a significare la testimonianza tangibile di un sogno nato e cresciuto in un’officina meccanica labronica. L’esordio omonimo in lingua italiana nel 1984, una novità per quegli anni, nettamente in controtendenza nei confronti di un movimento e di un mercato fottutamente esterofilo. La svolta HM e in inglese qualche tempo dopo con The Ritual (1987) e il normale bilanciamento delle ispirazioni musicali su Rock’N’Roll Prisoners dell’89. Una VHS sigilla al meglio l’alchimia dal vivo della band. La scomparsa di Fabio e Roberto, seguiti poco dopo da Marcellino, sembra mettere fine al sogno toscano che torna però prepotente fra gli Osanna di un pubblico in crisi “d’astinenza da Strana” sulle assi di un palco importante come quello del GOM nel 2006. A rimettere in piedi l’Officina due Cappanera Docg come Dario “Kappa” e Rolando, a fianco dei monumenti Enzo e Daniele. Il 2010 segna il ritorno anche su disco, con Rising To The Call.

Tutto ‘sto pistolotto a braccio a sintetizzare una lunga storia ma soprattutto per significare quanto abbia senso dedicare un tributo a un gruppo del genere. Se non vado errato è la seconda volta che capita di assistere a un’operazione del genere in ambito HM italiano, capitò per primi ai Death SS con Beyond The Realm.

Officina Dei Sogni nasce da un’idea che ha coinvolto principalmente tre ragazzi. Insieme con l’attivista metallico Claudio Pino, Alessio e Riccardo dell’Etrurian Legion. Spirito sincero e puro, il Loro, come scritto nel libretto, che condivido al 110%

 

Il tributo assesta bordate già in apertura grazie ai Frozen Tears che con una versione vitaminizzata di Kiss of Death tirano l’ideale volata a tutto il resto, subito raddoppiati dai Devastator che rileggono in chiave growl nel cantato lo straclassico Non Sei Normale, peraltro con risultati inaspettati, soprattutto per quanto attiene la parte strumentistica dell’esecuzione.

In Rock We Trust da parte degli H.A.R.E.M. con Freddy Delirio alla voce per spiccare il volo necessita di più ascolti e alla fine convince, così come Amore e Fuoco in chiave rock’n’rolleggiante dei The Heatlers. Cambio di registro con la fedele Unknown Soldier degli Eldritch, dall’indiscutibile tiro con un Terence Holler alla voce particolarmente ispirato e nello stesso tempo così diverso da Bud, tanto che viene naturale fare un salto temporale all’indietro per assestarsi sulla versione originale e godersi una volta di più la profondità espressiva che sa esprimere sua Maestà Daniele.

I compagni di tantissime battaglie Tossic intossicano a dovere, a suon di quintalate di Black Sabbath, Difendi la Fede, appesantendola e caratterizzandola da par loro, come è sacrosanto sia: grandi! King Troll dei Twilight Zone è una delusione per via del cantato non all’altezza della situazione. Poco male, ci pensa una stratosferica e rivisitata senza strascichi di lesa maestà Luna Nera da parte di Gianni Nepi & his Dark Quarterer a drizzare i peli sulle braccia: produzione ficcante e possente per un capolavoro Made in Tuscany di Metallo Italiano. Il classico pezzo che da solo vale il prezzo del Cd.

Mazzata targata Violentor featuring Leo Milani in Vai Vai, stupendamente rumorosa e probabile altro highlight sprecato in occasione di Piccolo Uccello Bianco degli Etrusgrave, rovinato da una resa sonora non all’altezza di un classicone di cotanta portata. Scelta coraggiosa, quella degli Axevyper, nel momento in cui hanno pensato di far loro Autostrada Dei Sogni, tempo fa. Fils non è Bud ma si dà da fare per fornire il massimo e gliene va dato atto. Particolarmente azzeccata la scelta di inglesizzare il brano, sponda Iron Maiden. In un AA. VV. che si rispetti ci vuole il pezzo fuori dagli schemi, ecco quindi servito un Rock’N’Roll Prisoners che davvero poco ha a che fare con l’HM ma sa davvero colpire nel segno in una connotazione latino americana. Complimenti ai Combo de la Muerte, d’altronde Luz Del Burjo e Jack Meille alle voci non sono di certo gli ultimi cudeghìn sulla piazza. Ops, bischeri

Molto personale e metallica Viaggio In Inghilterra dei Red Vipers in chiave femminile dietro al microfono, grazie alla convincente prova di Alina. Chiude il disco, in piena sicurezza, Officina degli Ancillotti, ai quali evidentemente parrebbe piacere vincere facile ma la sorpresa è dietro l’angolo. Johnny Salani, uno che di classe ne ha da vendere, per una volta spodesta Daniele “Bud” Ancillotti dietro il microfono e sfodera una prova vecchio stampo da brividi. Grande il siparietto in livornese puro fra lo stesso Johnny e il bass player Sandro “Bid” Ancillotti.

Booklet ben allestito di sedici pagine, con un gran bel disegno della Strana Officina dal vivo a opera di Arianna Bellucci ritratta idealmente in formazione a otto elementi nelle due centrali, poi foto di tutte le band coinvolte nel progetto oltre a memorabilia sparse qua e là, fra biglietti di concerti, locandine e copertine varie. Toccante lo scritto a cura di Claudio Pino, a fotografare al meglio lo spirito e i presupposti del tributo. Fra i big del Metallo tricolore la Strana Officina è da sempre il gruppo che più ne incarna lo spirito tipicamente italiano e c’era assolutamente bisogno di un disco che ne celebrasse la leggenda.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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Tracklist:
1 – Kiss of Death (Frozen Tears)
2 – Non Sei Normale (Devastator)
3 – In Rock We Trust (H.A.R.E.M.)
4 – Amore e Fuoco (The Heatlers)
5 – Unknown Soldier (Eldritch)
6 – Difendi la Fede (Tossic)
7 – King Troll (Twilight Zone)
8 – Luna Nera (Dark Quarterer)
9 – Vai Vai (Violentor)
10 – Piccolo Uccello Bianco (Etrusgrave)
11 – Autostrada dei Sogni (Axevyper)
12 – Rock’N’Roll Prisoners (Combo de la Muerte)
13 – Viaggio in Inghilterra (Red Vipers)
14 – Officina (Ancillotti)

 

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