Recensione: Old Skull

Di Stefano Ricetti - 11 Marzo 2010 - 0:00
Old Skull

Dai tempi dei Ghostrider di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Era il 1984 e un manipolo di ragazzi stregati sulla via dell’heavy metal estremo decisero di mettere in piedi una band dura, feroce, violenta ma soprattutto blasfema. Si, perché rivedere oggi alcune foto d’epoca del nucleo embrionale di quelli che poi sarebbero divenuti universalmente i Necrodeath potrebbe anche far sorridere: spuntoni a destra e manca, occhi pitturati di nero, pentacoli ogni dove e facce forzatamente da galera.

Nove album all’attivo, una pausa forzata di circa sette anni – dal 1990 al 1997, dove per un certo periodo il leader Peso migra nei Sadist – e all’incirca 1/4 di secolo di attività. Non poco, per un gruppo italiano che muove i primi passi nella nicchia di una nicchia, quando ancora certe sonorità provocavano sdegno all’interno dei pretoriani dell’HM ortodosso.

Old Skull è un disco che festeggia a proprio modo questi cinque lustri di milizia e omaggia, tramite la proposizione di otto cover ad hoc, le band che hanno ispirato e illuminato gli inizi della carriera dei Necrodeath. La copertina è una rielaborazione di quella del demo The Shining Pentagram, uscito nel 1985, e vede, non a caso, ben venticinque teschietti + tibie incrociate d’ordinanza – più tre centrali – posti a corredo della grotta Necromortifera rappresentata.

Tenendo conto che questa ultima fatica discografica dei Nostri esce come autoproduzione non si può che fare gli applausi del caso a Peso – unico portacolori del verbo Necrodeath dagli inizi -, Pier, Flegias e GL. Il suono è devastante, ben bilanciato su ogni singolo strumento e questo permette ad alcuni brani di decollare letteralmente per via della potenza espressa agli speaker. Il classico dei classici dei Black Sabbath Paranoid, ad esempio, nella sua accezione Necodeathiana spacca di brutto, ricevendo in dote dosi da cavallo di adrenalina e quella accelerazione che lo fa risultare ancora più evergreen di quello che non sia già di suo, grazie a un taglio moderno comunque molto rispettoso del passato (nel caso specifico inviolabile, intoccabile e inarrivabile per chiunque).

Ottima la scelta di includere un’accoppiata di canzoni semplicemente dirompenti come Sodomy And Lust dei Sodom e Bloodlust dei Venom, autentici must di un certo tipo di Metallo ribelle e casinaro – in senso buono, s’intende! -. Va dato atto ai liguri di mantenere per lo più delle strutture che rispecchiano in maniera sufficientemente fedele le versioni originali delle varie tracce, relegando alla fase di arrangiamento le varianti del caso che mai comunque risultano essere rivoluzionarie o stravolgenti, presumo per una sorta di rispetto, peraltro pienamente condiviso. 

Soltanto passabile Ace Of Spades dei Motorhead, alla quale manca quel tocco in più che fa scattare in automatico il tasto skip all’indietro, obbligatori Slayer e Bathory mentre assolutamente inaspettata è la cover di Am I Evil? dei Diamond Head, nondimeno ben eseguita e dall’innegabile tiro. Aprono e chiudono Old Skull due versioni del PEZZO per antonomasia del combo italiano, ovvero Mater Tenebrarum, con la prima risuonata e targata 2010 mentre l’ultima risalente all’originale del demo 1985.

Una festa memorabile che si rispetti esige degli invitati eccellenti ed ecco quindi che i Necrodeath richiamano in cripta vecchi amici e personaggi da Loro fortemente stimati per consegnare agli annali un disco da ricordare: Claudio (ex-Necrodeath) alla chitarra in Raise The Dead, AC Wild (Bulldozer) alla voce su Mater Tenebrarum anno 2010, Andy Panigada (Bulldozer) all’ascia in Ace Of Spades, Andy Bonfiglio (ex-Necrodeath) alla chitarra in Am I Evil?, Alberto Penzin (ex-Schizo, Mondocane) al basso in Sodomy And Lust e John (ex-Necrodeath, Raza de Odio, Cadaveria, Dynabyte) al basso in Black Magic. Il Booklet si compone di otto pagine ed è infarcito di foto del gruppo con i quattro Necrodeath in bella mostra nelle due centrali.

Lunga vita ai Necrodeath, quindi, e onore a una band da sempre poco schizzinosa per via delle date dal vivo che ha effettuato macinando – e continuando a macinare – migliaia di chilometri pur di suonare in qualsiasi buco d’Italia dove vengano garantiti i servizi minimali.            
 

Stefano “Steven Rich” Ricetti
 

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Tracklist:
1. MATER TENEBRARUM (Necrodeath 2010)
2. BLACK MAGIC (Slayer)
3. RAISE THE DEAD (Bathory)
4. PLEASURE TO KILL (Kreator)
5. PARANOID (Black Sabbath)
6. SODOMY AND LUST (Sodom)
7. BLOODLUST (Venom) ù
8. ACE OF SPADES (Motorhead)
9. AM I EVIL? (Diamond Head)
10. MATER TENEBRARUM (Necrodeath 1985)
 

Line-up:
PESO: Drums
FLEGIAS:Vocals
PIER: Guitars
GL: Bass & Backing Vocals
 

Additional Musicians:
– Claudio (Ex-Necrodeath) Guitar on “Raise the Dead”
– A.C.Wild (Bulldozer) Add.Voice on “Mater Tenebrarum”
– Andy Panigada (Bulldozer) Guitar on “Ace of Spades”
– Andy Bonfiglio (Ex-Necrodeath) Guitar on “Am I Evil?”
– Alberto Penzin (Ex-Schizo – Mondocane) Bass on “Sodomy and Lust”
– John (Ex-Necrodeath – Raza de Odio – Cadaveria – Dynabyte) Bass on “Black Magic”