Recensione: Open For Stud

Di Andrea Bacigalupo - 15 Novembre 2020 - 15:25
Open For Stud
Band: Racket
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2020
Nazione:
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80

Con tutti i D.P.C.M. che il Governo sta facendo uscire in questo periodo per farci stare il più possibile uno lontano dall’altro, i Trentini Racket escono con questo ‘Open For Stud’, album che fa esplodere quella, purtroppo non in questo momento, sana voglia di aggregazione che conduce dritta sotto il palco per cantare tutti assieme e che contraddistingue, da sempre, il popolo metallico, quella che non te la toglie neanche Max Von Sydow con tutti i suoi esorcismi.

E’ ribellione, dunque, espressa in modo aggressivo e determinato per mezzo di un Heavy Fuckin’ Rock ‘N’ Roll suddiviso in nove brani dal gran tiro e di ampio dinamismo.

Sono molti gli spiriti che aleggiano mentre il Full-Lenght gira: Motorhead, Saxon, i primi AC/DC e Judas Priest, Motley Crue, i Led Zeppelin di ‘Rock ‘N’ Roll’ … quella roba lì insomma, sovversiva, selvaggia, indomabile e strafottente.

I Racket non si perdono in fronzoli: non ci sono tastiere su ‘Open for Stud’ per arrotondare i suoni o altri effetti sofisticati (nessuna critica per chi li usa, beninteso), tutto è molto primordiale, istintivo, suonato di pancia e con lo scopo di divertire ricreando quell’atmosfera intrigante e rovente che si sentiva quando tutto è partito.

Tutto sa di libertà: dai potenti riff anni ’80 alla voce abrasiva di Stefano Mini (che già conosciamo per essere il frontman dei Thrashers National Suicide), dalle ritmiche veloci, di cui il pioniere fu Chuck Berry, agli assoli espressivi e coinvolgenti, il tutto da ascoltare rigorosamente con l’amplificatore a manetta.

Brani di punta sono la granitica opener ‘Kill After Kill’, che mette subito le cose in chiaro, la spassosa e schietta ‘Sex And Dynamite’, la strafottente ‘Granitic An’ Essential’ con i suoi cori anthemici, la grintosa ‘Make This City Bleed’ da manuale e, a mio parere, in grado di competere con successi di band di alto lignaggio e la dinamica ‘A Bad Case of Rock ‘N’ Roll’, fottutamente da palco.

Open For Stud’ è stato registrato e mixato al NoLogo Recording di Laives (BZ) da Fabio Sforza, masterizzato al Swift Mastering di Londra e poi autoprodotto.

Con esso i Racket dimostrano di essere una band coesa e genuina, fatta di musicisti che conoscono il ‘mestiere’ e che non si perdono in chiacchiere. Assolutamente da ascoltare in attesa di vederli dal vivo. Grandi.

 

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