Recensione: Oppressing the Masses

Di Nicola Furlan - 26 Aprile 2007 - 0:00
Oppressing the Masses
Band: Vio-Lence
Etichetta:
Genere:
Anno: 1990
Nazione:
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85

Secondo full-length per la band di San Francisco dopo il discreto esordio Eternal Nightmare (1988) che, rispetto a Oppressing the Masses, si presentò sparato e carico di istintive componenti più hardcore-oriented. Quest’album, al contrario, mostra di sè linee compositive che, considerato l’anno d’uscita, si configurano distinguibili all’orizzonte di un genere che al tempo possiamo affermare ormai al tramonto.

Oppressing the Masses è nato dalla genialità di Robb Flynn (successivamente leader dei Machine Head) e dalle sue concentrate idee di furiosa espressività che portarono anche al bando, dall’album stesso, della canzone Torture Tactics, divenuta EP un anno più tardi.

Il songwriting è incentrato sul rapporto tra il Bay Area più ispirato e dirompente e quelli che possono essere riffing più strutturati e vicini al cosiddetto techno thrash, con l’aggiunta di qualche venatura mosh.
Le ritmiche sono le classiche della San Francisco Area, con la dosata velocità che le ha sempre contraddistinte. Altro elemento caratteristico di questo componimento risulta essere la conferma di Sean Killian che fa delle ampie frequenze un cavallo di battaglia. La produzione è quella abusata al tempo, con leggere sfumature sulla cura della pulizia e della definizione delle parti di batteria.

Facciamo qualche nome per rendere meglio l’idea. La band si rifa prevalentemente ai Forbidden per quanto concerne l’approccio Bay Area, con qualche cenno ad Anthrax per i passaggi mosh. In rapporto alla band di Locicero e Bostaph viene un po’ a mancare la potenza e l’appesantimento granitico del suono mentre rispetto a Ian & Co. niente di nuovo se non per un tagliente, ruvido vigore a livello di chorus.
Ritengo tuttavia irraggiungibili i risultati musicali azzeccati dalle band succitate, sebbene l’esito conclusivo sia un disco imponente, incalzante e al contempo esclusivo.
Degne di nota le parti soliste per melodia e velocità che rappresentano senza dubbio un concreto punto d’arrivo e le raffiche di doppia cassa che Perry Strickland riesce a proporre con ragguardevole dovizia esecutiva.

Degne di citazione sono sicuramente due hit intramontabili come World in a World e Liquid Courage, impossibili da non ricordare come punte di diamante di una scena made in USA ormai sfumante e per questo maggiormente sensibili di attenzione per la coerenza stilistica cui hanno saputo esser fedeli.

Storicamente siamo di fronte ad un album quasi unico nel suo genere come quasi unici sono stati altri lavori che hanno optato per l’interpretazione del thrash secondo questa condotta tecnica: uso degli alti, velocità, accenni mosh e comparti ritmici discretamente elaborati, il tutto addizionato d’una produzione quasi classica – non fosse che per la scelta di privilegiare maggiormente la precisione e la pulizia invece che l’integrale e ruvida potenza. Un passo culturale necessario da compiere per comprendere un altro modo di comporre thrash o, se preferite, un altro tentativo per emergere dall’oppressione della massa underground.

Nicola Furlan
 
Tracklist:
01 I Profit
02 Officer Nice
03 Subterfuge
04 Engulfed By Flames
05 World In A World
06 Mentally Afflicted
07 Liquid Courage
08 Oppressing The Masses

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