Recensione: Ordog

Di Giorgio Vicentini - 16 Marzo 2006 - 0:00
Ordog
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Anno: 2005
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55

A distanza di un anno torna sul mercato Akhtya Nachttoter, mente perversa della quasi one man band Black Funeral, ormai perduta senza possibilità di ritorno nei meandri della propria perversione.
Ad accompagnare il master mind nella sua fiera follia musicale, due donzelle ed un ospite per le liriche: Lux Ferro e Dana Dark ( … ), che ben si sposano vocalmente con la viscida follia della terminale “Lilitu”, e Nico ClauX, discutibile personaggio del quale sembra indispensabile raccontare la storia nel booklet , ma che io non voglio contribuire a diffondere.

Vi ricordate quanto detto al tempo di Az-I-Dahak? Siamo più o meno alle solite: concept studiato, seducente, incentrato su tematiche ancora una volta d’estrazione assira, che trova nell’alleanza tra Nachttoter ed il suo degno amico Claur un perfetto duo di menti accomunate dall’interesse per il dio Pazuzu. Attorno, un artwork a mio avviso fantastico, deviato, malefico, oscuro, malvagio… ma la musica? Come in precedenza tendente alla noia, appiattita, ripetitiva nelle ritmiche, nelle vocals, nelle idee complessive, indubbiamente creata ad arte per essere capita o rigettata.

Una cosa non posso negare, cioè che Ordog sia una insana manifestazione di perversione. 
Ordog è disgustoso, macabro e tetro come la sua copertina in bianco e nero; è negromantico e votato alla descrizione di un disagio assurdo, tanto spaventoso quanto (mi auguro per una questione di coerenza) reale. Queste armi però non bastano per impreziosire la musica, un corpo mutilato grondante liquami neri che ai capitoli iniziali “Harbinger of Pestilence” e “Hymn to Ahriman”, più che validi, accompagna altri discutibili. Ordog è un passo in avanti rispetto al predecessore, ma per i miei gusti si basa troppo sulla potenza allucinogena (o presunta tale) di suoni e scream, cornice al contenuto lirico che lascia alla musica il compito di catalizzatore delle peggiori sensazioni.

Ordog è la manifestazione musicale dei demoni che tempestano la mente di Nachttoter, da qui a trasformarlo in un disco ascoltabile per gli esseri umani il passaggio non è automatico; io dopo la title track ho avuto sempre la tendenza ad annoiarmi. Per cui, se pensate di essere adatti alla proposta o cercate un trip mentale a base di infami rituali, racconti di cannibalismo, riffing statico e suoni campionati volutamente ridondanti e sgradevoli, fatevi avanti.

Io non mi aspettavo grandi sorprese da questo Ordog, che non fa altro che confermarmi una cosa: i Black Funeral non fanno per me.

Tracklist:
01. Harbinger of Pestilence 
02. Hymn to Ahriman 
03. Ordog 
04. Mummu Chaos 
05. Of Ravening Wolves 
06. The Chain 
07. Deathless and Eternal 
08. Abyssic Doctrine 
09. Unclean Spirit 
10. Ode to Pazuzu 
11. Lilitu

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