Recensione: Osselico

Di Alberto Biffi - 2 Novembre 2010 - 0:00
Osselico
Band: Osselico
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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55

Non ci siamo ragazzi. Non ci siamo davvero.
Perché mai, una persona estranea alla musica di una band, dovrebbe “perdere” tempo ascoltando un lavoro che palesa superficialità sin dalla presentazione e dal packaging?
Dischetto recante a penna il nome della band, “copertina” meramente fotocopiata, assenza totale di bio, contatti ridotti all’osso (con tanto d’indirizzo myspace clamorosamente sbagliato!).

L’abito non fa il monaco, verissimo, ma in un mercato dove le band sono moltissime, con conseguente sovraffollamento di demo, oltre alla musica, bisognerebbe prestare attenzione a tutti quei particolari che valorizzano il proprio lavoro, la propria arte.
Un’attenzione maniacale verso i dettagli è sintomatica della passione e dell’amore di un artista verso la sua creazione, nonché di professionalità e serietà.

Detto questo, gli Osselico, provenienti dalla provincia di Milano, ci presentano una demo di quattro tracce, estremamente eterogenea.
Il primo brano, “Amore Clandestino”, sembra proiettarci negli anni 70, ma nella direzione sbagliata. Non ci troviamo nell’Inghilterra nebbiosa ed alchemica, magica e mistica, ispiratrice di Black Sabbath e Uriah Heep, ma in Italia, tanto che la canzone sembrerebbe una outtake di un ipotetico quanto inesistente disco intitolato: “Ozzy canta Battisti”. Un rock italiano molto leggero, caratterizzato dal timbro “ozzyano” del singer, che supponiamo – sprovvisti d’ulteriori informazioni – essere Dino.

Ci colpisce la seconda canzone: “Cose Oscure”, una traccia impregnata di stoner doom lisergico ed esoterico, slabbrato e dilatato come i migliori Electric Wizard, in cui la metrica della linea vocale è perfetta, così come i suoni e l’accordatura della chitarra, finalmente non eccessivamente “droppata” e “low tuned”.
Altra caduta: il terzo brano intitolato semplicemente “Strumentale”, ci annoia con una struttura elementare e prevedibile, che palesa un’indecisione nelle intenzioni della band ed una preparazione tecnica buona, ma non eccelsa.
Con “Nulla Tra Di Noi”, torniamo a divertirci. Una canzone che sembrerebbe estrapolata da un vecchio disco dei Danzig, arricchita da una prestazione vocale degna del miglior Glenn.

Concludendo, una presentazione ai limiti della trasandatezza e due buoni brani su quattro, costituiscono un bottino decisamente troppo scarso per essere definito soddisfacente.
Consiglio: rallentare i tempi e muoversi nella direzione di “Cose Oscure”.
Quella è la “retta via” per una band che, quando molla il freno lanciandosi in lunghe e “fumose” jam, lascia emergere il meglio di se.

Come si diceva una volta a scuola: bravi, ma non si applicano!
Rimandati quindi…

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Tracklist:

1- Amore Clandestino
2- Cose Oscure
3- Strumentale
4- Nulla Tra Di Noi

Line Up:
 
Patrizio – Chitarre, Voce, Tastiere
Bieciu – Batteria
Dino – Voce, Basso
Gino – Tastiere, Synth

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