Recensione: Ouroboros

Di Valeria Campagnale - 23 Novembre 2025 - 10:00
Ouroboros
Band: Borracho
Etichetta: Ripple Music
Genere: Rock 
Anno: 2025
Nazione:
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60

I Borracho, un’affermata formazione dedita al groove heavy rock, operano insieme da quasi due decenni e mantengono una notevole coerenza nella qualità delle loro produzioni. L’ultima pubblicazione, “Ouroboros” datata 2025, rilasciata lo scorso agosto 2025 tramite Ripple Music, è il sesto full-lenght.
L’apertura è affidata a “Vegas, Baby”, il primo singolo, che definisce immediatamente la cifra stilistica. L’introduzione del riff fuzz di chitarra è seguita da un penetrante groove ritmico. L’andamento del riff heavy rock è dinamico e supporta l’ingresso della sezione vocale. Il sound dei Borracho è caratterizzato da un rock basato su riff poderosi e riccamente cadenzati. La precisione esecutiva è elevata, un attributo che riflette la lunga militanza della band e il solido sodalizio tra i musicisti. “Succubus” presenta un ritmo doom significativamente pesante e sludgy. Le parti vocali variano da tonalità più contenute a momenti di maggiore veemenza. I riff proposti dai Borracho si rivelano altamente coinvolgenti, con un flusso musicale che coniuga una transizione fluida tra i riff con un piglio hardcore e una robustezza sonora metallica.
La terza traccia, “Lord Of Suffering”, si afferma con forza. Le percussioni battenti e il basso pulsante stabiliscono la base ritmica, sulla quale si innestano gli lead di chitarra. Lo stile del rock proposto dai Borracho in questo frangente è imponente. La band esplora sezioni di heavy psych nel mezzo del brano, integrate da armonie efficaci. La tendenza a brani di ampio respiro è tipica della formazione, con la maggior parte delle composizioni che si attestano tra i sei e i sette minuti abbondanti; ciò permette di sviluppare appieno ciascun riff e di costruire progressivamente ogni pezzo. “Vale Of Tears” è una jam strumentale di natura cosmica.
I brani sono diretti e incisivi ma anche dotati di una forte capacità attrattiva, come l’imponente “Machine Is The Master”. Questa traccia è particolarmente notevole per il suo groove rock dondolante, valorizzato da lead elettrizzanti e linee vocali di notevole impatto. “Freakshow” è un altro brano denso di riff, caratterizzato da un groove piacevole. Il ritornello e le melodie vocali sono efficaci. La maturità artistica raggiunta in anni di collaborazione si manifesta in un disco interessante e ben articolato. La sequenza finale di riff in “Freakshow” è di una brillantezza intensa e misurata. L’ultima traccia, “Broken Man”, è altrettanto energica, con una fitta stratificazione di riff. L’uso del sintetizzatore in questo contesto è degno di nota. L’assolo di chitarra è graffiante e viscerale, contribuendo efficacemente alla brutalità sonora complessiva.
“Ouroboros” si distingue come un album particolarmente memorabile, complesso e al contempo introspettivo. La produzione e il songwriting dimostrano un innalzamento qualitativo. L’album è destinato a guadagnare valore con ascolti ripetuti, consolidandosi come un’opera significativa nel panorama del rock pesante basato sui riff.

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